DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1- LE MOSSE DI BERNABE': NON SOLO LA7, ANCHE OLIVETTI SUL MERCATO
Gli uscieri di TelecomItalia non sono molto soddisfatti dei risultati e delle decisioni sui quali Franchino Bernabè venerdì scorso ha trovato il consenso del consiglio di amministrazione.
Non hanno nulla da dire sul giro d'affari dell'azienda che è arrivato a 30 miliardi e nemmeno si stracciano i capelli per il calo del 5,2% in Italia dove a soffrire sono sia la telefonia mobile (calata del 7,5%) che quella domestica (-4,1%).
Gli uscieri leggono ogni giorno i report delle grandi banche d'affari e sanno che questi cali sono fisiologici rispetto alla patologia attuale del mercato. Ad eccitarli sono rimasti i numeri arrivati dall'America Latina dove lavora Luca Luciani, il napoleonico manager che prima o poi bisognerà far rientrare in Telecom su un tappeto rosso.
In Argentina i ricavi sono aumentati del 26% e in Brasile, dove nel 2016 si terranno le Olimpiadi, l'incremento è stato del 18%, numeri da capogiro rispetto alla situazione di mercato del Vecchio Continente che fa soffrire i grandi gestori di telecomunicazioni.
Ma gli uscieri non si aspettavano che Franchino tagliasse la prossima cedola a 900 milioni contro gli 1,3 miliardi distribuiti l'anno scorso ai piccoli azionisti.
Ai loro occhi questo è un piccolo colpo basso che nemmeno l'euforia della Borsa, dove venerdì mattina il titolo è schizzato vicino al 7%, riesce a far digerire, anche se comprendono le ragioni addotte da Bernabè per alleggerire l'indebitamento.
Resta il fatto che pur di fronte a risultati tutto sommato brillanti negli uscieri è sempre più radicata la convinzione che il capo di Telecom dovrà fare qualche operazione straordinaria per riportare ad una normalità più accettabile i conti dell'azienda. Escluso un aumento di capitale che vedrebbe i soci di Telco scappare come lepri, al manager di Vipiteno non rimane che vendere alcuni asset.
Il primo è TelecomItalia Media, la società che possiede in pancia "La7" e sulla quale l'advisor Mediobanca finora non è riuscito a combinare un bel nulla. Ancora ieri l'amministratore delegato della società , il "canaro" Giovanni Stella, ha buttato acqua sul fuoco sull'ipotesi che l'emittente televisiva finisse tra le braccia dell'editore Urbano Cairo che in qualità di concessionario per la pubblicità è riuscito a raccogliere 120-130 milioni. Cairo deve essersi fatto due conti e ha deciso di non caricarsi sulle spalle il fardello de "La7" dove il flop di alcuni programmi e il leggero calo dell'audience per il telegiornale cominciano a innervosire anche Enrichetto Mentana (un candidato ideale per il Tg1 dopo la "cura" Monti).
Nella sua infinita miseria Dagospia ha appreso che, oltre alla volontà di trovare un partner robusto per TelecomItalia Media, Franchino si starebbe guardando intorno per piazzare sul mercato Olivetti, una società dal brand glorioso che stenta a trovare il suo spazio sul mercato. Nel giugno 2005 Telecom annunciò la volontà di rilanciare lo storico marchio con un investimento di 200 milioni in tre anni, e nel marzo dell'anno scorso aggiunse all'offerta di stampanti e fotocopiatrici anche il tablet Olipad. Adesso sembra arrivato il momento di cambiare strategia e secondo gli uscieri di Telecom Franchino avrebbe già sondato alcune importanti società di informatica per farsi carico degli oltre 1.000 dipendenti della società senza peraltro trovare una risposta positiva.
Se queste operazioni non andranno in porto prima dell'estate per Bernabè c'è sempre la carta di riserva: andarsene con i conti del bilancio sistemati in modo dignitoso e con la voglia di una nuova avventura.
2- LA CUCCAGNA DI MARPIONNE
Nel pomeriggio di oggi Sergio Marpionne terrà una conferenza stampa a Bruxelles ed è probabile che qualche giornalista voglia rompergli i coglioni tornando sulla clamorosa intervista concessa la settimana scorsa a Massimo Mucchetti, l'editorialista-guru del "Corriere della Sera".
A onor del vero gli effetti di quella sparata sono stati meno devastanti di quanto si potesse immaginare e, a parte qualche lamento sindacale, il mondo politico si è ben guardato dall'infierire sull'ipotesi di chiusura di due dei cinque stabilimenti della Fiat in Italia.
L'unica voce che si è alzata per sollecitare l'attenzione di Monti e dei suoi ministri sul destino della Fiat è stata paradossalmente quella dell'intervistatore Mucchetti che domenica ha chiesto al Professore di Palazzo Chigi di comportarsi come Obama per la crisi dell'automobile a Detroit. Con una punta di ironia il buon Mucchetti ha aggiunto alla fine del suo articolo: "il premier ne dovrebbe parlare non solo con Marchionne, che dal 2015 potrebbe lasciare Torino, ma anche con gli eredi dell'Avvocato che in Italia resteranno. La Fiat è più importante dei taxi".
Questa convocazione della Sacra Famiglia degli Agnelli suona davvero bizzarra perché anche i rom che vivono nei prati alle spalle di Mirafiori e di Pomigliano, sanno che gli eredi dell'Avvocato sono creature fragili, avide e del tutto estranee alle strategie del manager dal pullover sgualcito. Comunque appare sacrosanta la richiesta di chiedere a Marpionne qualche spiegazione, e il primo a rispondere non dovrebbe essere Monti, ma il cosiddetto Superministro Corradino Passera che sovrintende la politica industriale.
Se analizziamo i rapporti tra l'ex-banchiere che ostenta orrende camicie dai colletti stretti e il barbuto Marpionne, possiamo constatare che i due non hanno nessuna voglia di confrontarsi sui temi caldi della Fiat.
Quando il manager italo-canadese-svizzero-americano il 3 ottobre annunciò la sua uscita dalla Confindustria, Corradino liquidò la faccenda dicendo: "ce ne stiamo occupando", la stessa frase che usa quando non sa o non vuole affrontare un problema. Il mese dopo (era il 25 novembre) Passera convocò al suo ministero un incontro per Termini Imerese assicurando i 1.566 operai in cassa integrazione che alle porte dello stabilimento stava arrivando il cavaliere bianco Massimo Dirisio, un 51enne ex-corridore automobilistico che non nel suo stabilimento in Molise non paga gli stipendi da novembre, ma si candida a produrre a Termini Imerese più vetture di quante ne ha mai fatte la Fiat.
Anche in questa occasione il buon ministro Passera non si è preso la briga di buttare un po' di acqua e di razionalità sul tavolo, ma per il desiderio di non scontentare Marpionne ha incoraggiato le velleità del nuovo padrone di Termini Imerese. Poi il 14 dicembre è salito sull'elicottero insieme alla ministra della lacrima Fornero per raggiungere lo stabilimento Fiat di Pomigliano dove Marpionne e John Elkann gli hanno illustrato le meraviglie del sito che produrrà la nuova Panda.
Per finire, si può ancora aggiungere che anche nell'ultima intervista durante la trasmissione di Maria Latella su Sky, Corradino ha parlato di tante cose, ha elogiato Monti, ha spiegato con parole commosse che pur provenendo da una famiglia della borghesia medio-alta riesce a cogliere il dramma delle classi povere, ma non ha spiccicato parola sulla vicenda sollevata due giorni prima dall'intervista di Mucchetti.
Per queste ragioni il capo di Chrysler-Fiat oggi pomeriggio a Bruxelles potrà cavarsela con la solita disinvoltura, e se qualcuno vorrà spigolare tra le curiosità potrà parlare della casa acquistata nei giorni scorsi a Detroit per 3,9 milioni di dollari.
Se i giornalisti, che oggi hanno letto qualcosa sul quotidiano "MF", vorranno dettagli, Marpionne potrà spiegare che si tratta di una villa nella contea di Oakland, un tempo abitata dagli indiani, con sei stanze da letto, sei saloni, due cucine, un home theatre al piano terra e due ettari di prato con vista sul lago. Potrebbe aggiungere che ha potuto concedersi questo piccolo strappo grazie ai 50 milioni di euro in azioni che ha ricevuto ai primi di febbraio, un anticipo rispetto ai 9,1 milioni di titoli (con un valore di altri 50 milioni) che potrebbe ricevere tra il 2012 e il 2017.
3- UN MC-CIMOLI DA 51 MILIONI DI EURO
Per Giancarlo Cimoli, il piccolo chimico al quale Prodi e Berlusconi hanno affidato tempo fa le Ferrovie e l'Alitalia, sono ore difficili.
Nella sua casetta di Fivizzano vicino a Massa Carrara il 73enne ex-manager si sta preparando all'appuntamento con i magistrati della Procura di Roma che lo hanno rinviato a giudizio insieme a Francesco Mengozzi e ad altri cinque dirigenti della vecchia Alitalia.
La storia di Cimoli è troppo conosciuta per essere ripetuta, basta ricordare il disastro compiuto dal '96 al 2004 dentro le Ferrovie che lasciò con una buonuscita di 4,5 milioni a cui fu aggiunto un emolumento "variabile" di 750mila euro che la Corte dei Conti gli sta chiedendo di restituire.
Eppure quando nel 2005 sbarcò in Alitalia con la rinnovata fiducia di Prodi, Padoa-Schioppa e più avanti di Berlusconi, intorno a Cimoli si era prostrata una schiera di manager e di cortigiani che avallavano tutte le scelte. Nel palazzo della Magliana questo Cimoli piaceva anche alle donne per il suo piglio deciso che non gli evitava di compiere scelte azzardate.
Tra le tante accuse che i magistrati gli contesteranno ce ne è una che vale la pena di essere sottolineata. à il contratto da 51 milioni di euro concesso alla società di consulenza McKinsey. Chi ha lavorato nel palazzo dell'Alitalia ricorda le schiere dei rampanti e giovani consulenti che attraversavano i cancelli con enormi volumi in pelle nera dentro i quali c'erano un paio di slides e qualche paginetta scritta a caratteri cubitali.
Adesso il piccolo chimico dovrà spiegare perché i 1.095 giorni di consulenza McKinsey furono pagati con quella cifra pazzesca.
4-"SPECIALE INDIA" PER GIUSEPPE ORSI
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che sta per arrivare sui tavoli più importanti della politica e delle aziende l'ultimo numero della rivista "Finmeccanica Magazine".
Oltre all'infelice copertina, dove curiosamente appare un tecnico che indossa la divisa Sorgenia (l'azienda elettrica di Rodolfo De Benedetti), il corpo centrale della rivista è lo "Speciale India". Una formidabile coincidenza con le disastrose notizie che Giuseppe Orsi ha ricevuto ieri da quel lontano Paese".
5- A BORDO? AVVISATE LUCHINO CHE MANCA UN SOL GIORNO ALLA FINE DI FEBBRAIO
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori passeggeri che "stiamo arrivando!".
Questo slogan appare sul portale di Ntv, la società dei treni di Luchino di Montezemolo, ed è accompagnato dall'annuncio: "Da febbraio "Italo" comunicherà i prezzi dei biglietti e aprirà le vendite".
Manca soltanto un giorno alla fine di febbraio, e dei prezzi e delle vendite non si sa nulla. D'altra parte questo è un anno bisestile che nell'antica Roma era dedicato agli inferi. Secondo la tradizione popolare: bisesto anno funesto.
Nel quartier generale di Ntv i top manager sono fiduciosi, ma si toccano".
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