
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
Marco Zatterin per “la Stampa”
Il dieselgate Volkswagen finisce anche sotto la lente dell' Olaf. L' Ufficio europeo per la lotta antifrode ha aperto un' inchiesta per verificare se vi siano stati comportamenti illeciti da parte del gruppo tedesco nel richiedere e utilizzare i finanziamenti comunitari per Ricerca e Innovazione.
L' indagine, secondo fonti concordanti, riguarda in particolare le erogazioni ottenute dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti. Gli ispettori voglio capire se il denaro proveniente dalle casse a dodici stelle sia stato utilizzato in progetti coinvolti nella vicenda dei motori a gasolio truccati per ridurre le emissioni nocive. Nel caso, potrebbero esserci conseguenze penali e finanziarie, anche pesanti.
Si apprende che il fascicolo è stato confezionato nei giorni scorsi in seguito alla notizia di una inchiesta interna della Bei su Volkswagen rivelata da «La Stampa» il primo ottobre. Come accade quando si comincia da notizie giornalistiche, l' Olaf ha anzitutto elaborato una relazione per verificare l' effettiva esistenza di possibili elementi di frode su cui accendere un faro.
Dato l' ammontare complessivo di fondi ottenuto dalla casa di Wolfsburg - 4,6 miliardi dagli Anni Novanta, 1,8 ancora in essere - e il numero di auto irregolari, l' Antifrode ha deciso di passare allo stadio successivo, quello dell' inchiesta vera e propria.
Risulta che Bei abbia tirato un sospiro di sollievo, perché in qualche modo la mossa degli ispettori Ue toglie di mano all' istituto di Lussemburgo il cerino rovente, e perché alleggerisce la pressione sul vertice della banca che, costruito intorno al presidente Hoyer, ha rilevanti radici tedesche. «Parte dei prestiti concessi al gruppo Vw è stata restituita», rileva una fonte europea, che però sottolinea come «il rimborso non faccia venire meno un eventuale comportamento di natura penale».
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Su questo lavorano gli investigatori Olaf, un' azione inevitabile quando ci sono di mezzo i soldi dei contribuenti europei.
L' inchiesta avrà due volani: la linea temporale delle malefatte di Wolfsburg, che potrebbe salvarsi se riuscisse a dimostrare che i fondi Bei non hanno avuto a che fare col software fuorilegge; l' esame della possibilità che, in caso di coincidenza fra pagamenti e irregolarità, si debba procedere con una richiesta di multa e/o con passaggio del dossier alla magistratura ordinaria. Comunque sia, ci vorrà tempo. Dodici mesi, se andrà tutto bene.
E' un' incertezza in più per i vertici Vw. Giovedì il ceo Mathias Mueller, e il presidente del consiglio di vigilanza Hans Dieter Poetsch, presenteranno per la prima volta alla stampa i risultati delle indagini interne.
MERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGEN
Nel frattempo, i due top manager hanno fatto una puntata in Qatar per incontrare i rappresentanti del fondo sovrano locale, Qatar Investment Authority (Qia), che detiene circa il 17% delle azioni ordinarie di Vw. Ufficialmente, è «una normale visita di cortesia visto che i vertici sono stati rinnovati in autunno».
Secondo quanto scrive il quotidiano Bild, la Qia chiede a Vw di ridurre l'influenza dei sindacati nel consiglio di sorveglianza per aumentare le vendite di auto elettriche e contrastare gli effetti Oltreoceano del dieselgate.
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