
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
Fa. P. per il “Sole 24 Ore”
Il business corre ma il prezzo in Borsa continua lentamente a scendere. Un bel paradosso per Banzai, la società attiva nell’e-commerce che ha tra i primi azionisti il fondatore Paolo Ainio e il banchiere Matteo Arpe, attraverso Sator capital, entrambi con quote poco sotto il 22%. Il bilancio del primo anno di quotazione ha mantenuto le promesse in sede di Ipo con i ricavi saliti di un robusto 27% a quota 235 milioni.
Ma alla Borsa non basta l’exploit del fatturato se manca la redditività. La società è andata in rosso già a livello di Mol per più di 5 milioni e ha prodotto perdite nette per 10,7 milioni, contro - 2 milioni del 2014. Se qualcuno si sarà sorpreso dell’aumento delle perdite non sono stati certo i vertici e neppure gli analisti. Quelle perdite sono legate al previsto aumento dei costi per spingere volumi e valore dei ricavi.
Sono perdite fisiologiche, dato che la società si aspetta un ulteriore balzo dei ricavi anche quest’anno: più ricavi che assorbiranno i costi e dovrebbero così permettere di vedere l’utile. Tutto bene. E allora come si spiega il paradosso? In realtà non sono i dati del 2015 ad aver allontanato gli investitori. Il titolo collocato 13 mesi fa a 6,75 euro non ha fatto che scendere fin dall’esordio.
Oggi vale poco meno di 4 euro, il 40% in meno dalla quotazione. Se la discesa è così di vecchia data non è evidentemente la sorpresa negativa della perdita ad aver deluso il mercato. Quando accade così è in gioco, in genere, il valore dato a Banzai in sede di Ipo. Un valore con il senno di poi evidentemente troppo elevato che ha penalizzato i sottoscrittori. Ci vorrà un balzo di almeno il 60% in Borsa per riacciuffare quel prezzo. Basteranno i primi utili?
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