DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Nell’eurozona la ripresa si sta espandendo «in modo robusto» e «la crescita è più forte di quanto previsto in precedenza e distribuita più equamente tra settori e aree geografiche rispetto a qualsiasi altro momento dopo la crisi finanziaria». Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in audizione a Bruxelles di fronte alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo. Incontro iniziato in ritardo di un’ora e 20 a causa dei ritardi dei voli che hanno portato a Bruxelles Draghi e il presidente della commissione Econ Roberto Gualtieri.
In base agli ultimi dati, ricorda Draghi, «l’economia dell’area dell’euro è cresciuta del 2,5% nel 2017, riflettendo la forte dinamica interna dei consumi privati e degli investimenti». Ora, per rafforzare l’Eurozona, saranno necessarie «politiche ambiziose». E precisa: «Anche se il forte slancio dell’economia dell’Eurozona ha chiaramente rafforzato la nostra fiducia nelle prospettive d’inflazione, servono ancora pazienza e persistenza riguardo alla politica monetaria» per riportare l’inflazione vicino al 2% e a favore di una normalizzazione della politica monetaria e degli acquisti di bond (Qe) più ravvicinati.
Secondo il numero uno dell’istituto di Francoforte, «questi sviluppi positivi sono stati favoriti e sostenuti dal passaggio delle misure di politica monetaria della Bce, che hanno significativamente allentato le condizioni di finanziamento per le famiglie e le imprese, in particolare anche per le piccole e medie imprese».
«La recente volatilità nei mercati finanziari, specie nel tasso di cambio, merita particolare attenzione per le possibili implicazione sulle prospettive di medio termine di stabilità dei prezzi». Le parole di Draghi sembrano rivolte alle recenti osservazioni dell’amministrazione Usa a favore di un dollaro debole, che hanno fatto apprezzare l’euro rischiando di indebolire l’inflazione «importata».
Nonostante la Bce ritenga che l’inflazione «tornerà a un aggiustamento graduale al rialzo», «continuano a prevalere le incertezze: in particolare la recente volatilità nei mercati finanziari, segnatamente anche nel tasso di cambio, richiede uno stretto monitoraggio per le possibili implicazioni per le prospettiva di medio termine per la stabilità dei prezzi». Per avere un’inflazione che ritorni «in modo sostenibile a livelli vicini, ma inferiori, al 2%», servono «pazienza e persistenza» riguardo alla politica monetaria.
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