DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
1- DRAGO DRAGHI: UN MESSAGGIO FELICE OPPURE UNA MOSSA FATALE?
Mentre Mario Monti fornisce un grande contributo al culto della sua personalità con un'intervista "casareccia" di sette pagine che appare oggi su "Sette" del "Corriere della Sera", l'altro Mario della BCE ha sparato ieri la sua cannonata facendo godere i mercati di tutto il mondo.
Nell'amarcord familiare il premier italiano si pone la domanda un po' ipocrita "Che ci faccio qui?", la stessa che ha fatto la fortuna del famoso libro di Bruce Chatwin, lo scrittore inglese che attraversava il mondo per cercare risposte alle sue inquietudini. Non è questo l'interrogativo che sembra affannare Mario Draghi che dall'alto della presidenza della BCE ieri a Londra ha fatto sentire il rintocco del Big Bang poche ore prima che le campane di Westminster annunciassero con 40 colpi di martello l'apertura delle Olimpiadi.
Mentre i listini di tutte le borse schizzavano verso l'alto le parole di Draghi venivano sottoposte alla lente degli analisti e dei politici dei governi europei per capire la ragione di questo colpo di reni che SuperMario ha fatto rompendo quella flemma italiana di cui parla oggi Giuseppe De Rita sul "Corriere della Sera", che lo ha fatto sempre apparire un monumento di prudenza.
Qualcosa in difesa dell'euro Draghi l'aveva già detta domenica scorsa durante l'intervista al quotidiano "Le Monde" dove la frase più interessante a proposito del ruolo della BCE suonava in questo modo: "noi siamo molto aperti e non abbiamo tabù". Era il preannuncio di ciò che ha detto ieri con toni insolitamente fermi e perfino accorati quando si è rivolto ai banchieri presenti nella sala londinese esclamando: "la BCE è pronta a fare tutto il necessario per salvaguardare l'euro, nell'ambito del suo mandato. E credetemi, è abbastanza".
Pare che nella City dove i trader hanno subito guadagnato milioni dopo l'intervento del Governatore, qualche banchiere furbastro abbia sfottuto Draghi dicendo che si trattava soltanto di parole dopo le quali bisogna vedere i fatti. E questo è probabilmente l'atteggiamento di alcuni degli imprenditori italiani che ieri sera (come rivela il "Corriere della Sera") Luigino Abete ha riunito a cena nella foresteria romana della BNL in via Veneto.
Anche loro, i vari De Benedetti, Tronchetti Provera, Luchino, Paolo Scaroni, Fulvio Conti, Bernabè, la Marcegaglia e il sedato Dieguito Della Valle, si sono chiesti se quella di Draghi è una svolta, una sfida o semplicemente una sveglia.
Probabilmente sono valide tutte e tre le risposte, ma su tutto prevale la sensazione che il romano di Francoforte abbia giocato la sua partita all'insegna dell'astuzia. Con la freddezza che lo ha sempre distinto ha aspettato che la tela dell'Europa finanziaria e politica si sfrangiasse fino al punto di lacerarsi in maniera irrimediabile, poi ha sparato la sua cannonata. E lo ha fatto all'indomani della bocciatura di Moody's sulle banche tedesche e sul Fondo Salvastati, due downgrading che hanno rovinato il sonno alla massaia di Berlino Angela Merkel.
Da qui l'atteggiamento apparentemente più morbido dei due rappresentanti tedeschi che siedono nel Comitato Esecutivo della BCE. Il primo è il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, un 44enne che nel 2011 ha preso il posto di Axel Weber; il secondo è un uomo pelato di 46 anni che si chiama Jorg Asmussen e per un curioso paradosso ha preso il master alla Bocconi, la madre di tutti i sapientoni.
Rispetto a questi personaggi, che non hanno mai smesso di manifestare la superiorità dell'economia tedesca, Draghi ha voluto dimostrare di essere non soltanto un abile mediatore, ma anche un uomo dotato di un grande senso politico. Come diceva ieri sera a "SkyTg Economia" l'economista fighetto Tito Boeri l'intervento di Londra ha un valore sul piano della comunicazione perché rilancia il fattore fiducia, ma soprattutto colloca la BCE e il suo presidente al centro della scena "come garanti dell'euro contro i rischi di deragliamento".
Rispetto a questo compito che Draghi persegue cercando di affrancarsi dalla Bundesbank per non essere ostaggio della Germania, c'è chi dice che il suo intervento non ci porterà fuori dalla notte e che la guerra durerà a lungo. Sono queste le tesi emerse ieri sera nel programma di Enrichetto Mentana che ha strappato dalle montagne di Courmayeur il liberista critico Alesina e Gad Lerner (bruciato dal sole della vacanza), Paolino Mieli (impeccabile nel suo vestitino nero da cerimonia) e Giuliano Ferrara al quale saltano i nervi ogni volta che si pronuncia il nome di Berlusconi.
Adesso poco importa il punto di vista di questi commentatori; ciò che interessa è capire davvero di quali armi disponga Draghi per contenere una crisi planetaria nella quale la politica dei governi europei si sta dimostrando priva di strumenti credibili.
Il fatto certo è che SuperMario si è esposto molto fino al punto di rischiare l'osso del collo. Ha sottratto per un momento l'euro alla speculazione selvaggia dei mercati, ha voluto dimostrare che la BCE può marciare da sola spezzando i legami tra i sistemi bancari e i governi nazionali, ha sfidato addirittura il "suo" mito americano accusando (in sintonia con la nobildonna Lagarde del Fondo Monetario) quel Paese di essere protagonisti della crisi.
Il 2 agosto quando si riuniranno i 21 consiglieri della BCE ne sapremo di più e si capirà se la cannonata all'ombra del Big Bang è stato un messaggio felice oppure una mossa fatale. Di sicuro il percorso sarà per lui che ama la montagna sempre più in salita. Come dimostra la bocciatura che è arrivata stamattina dalla Bundesbank sulla possibilità che la BCE acquisti direttamente titoli di stato.
2- SULLA CESSIONE DI ANSALDO ENERGIA AI TEDESCHI DI SIEMENS CORRADINO PASSERA NON HA ALCUNA INTENZIONE DI ROVINARSI IL FUTURO
Gli uscieri di Finmeccanica non vedono l'ora di andare in vacanza per uscire da quello stato che gli psicologi hanno definito "follia circolare".
Di questa sindrome che alterna fasi di eccitamento a grandi depressioni pare soffrissero anche personaggi come Proust, Mahler, Beethoven e Kafka che nei momenti di maggiore crisi provava disgusto per la sessualità e risolveva le pulsioni con bagni di acqua ghiacciata.
Agli uscieri basta poco per ritrovare l'entusiasmo nei confronti dell'azienda guidata dal comandante supremo Giuseppe Orsi. Nelle scorse ore hanno finalmente capito chi è quel Garavaglia che è comparso improvvisamente nelle 20 pagine con le quali i magistrati di Napoli hanno trasferito le indagini a Busto Arsizio. In un primo tempo si era pensato che fosse il senatore della Lega Massimo Garavaglia, amante della batteria ed esperto di economia.
Poi è saltato fuori un Attilio Garavaglia, un ex-dirigente dell'ufficio acquisti di Agusta che era molto potente e ha continuato ad operare presso la società come consulente per conto di un'azienda indiana. Adesso agli uscieri è giunta voce che esiste un terzo Garavaglia di nome Roberto che è vicedirettore marketing in AgustaWestland, la società guidata da Orsi e al centro delle indagini per la vendita degli elicotteri.
Quando avranno chiarito questo dilemma gli uscieri usciranno definitivamente dalla spirale della "follia circolare" e potranno aspettare le decisioni del Governo a proposito della vendita del Gruppo Ansaldo di cui parla oggi in un articolo l'editorialista-guru Massimo Mucchetti.
Il suo articolo inizia così: "il caso Finmeccanica mette alla prova la cultura politica del Governo", e prosegue richiamando i rischi di una svendita che potrebbe soltanto contribuire al deserto delle grandi aziende italiane. Senza citare quel sito disgraziato di Dagospia il buon Mucchetti ricorda le avventure americane di Finmeccanica quando Guarguaglini comprò la Drs e scrive che il Pentagono "proibisce al padrone italiano di conoscere le tecnologie sofisticate di Drs e, per erudire il pupo, ha ridotto gli acquisti". Per recuperare terreno - aggiunge Mucchetti sulla scia di quanto ha scritto Dagospia un mese fa - Finmeccanica ha nominato capo di Drs l'ex-numero due del Pentagono.
Ma il problema rimane quello di fare cassa vendendo "l'ottima Ansaldo Sts, Ansaldo Energia, buona ma piccola rispetto ai concorrenti, e Ansaldo Breda, piccola e in perdita da anni". E qui Mucchetti mette in guardia dal rischio di cedere il controllo e la gestione a una società straniera in modo da non ripetere la storia del Nuovo Pignone che fu comprato dagli americani di General Electric ma fu seguita dallo smantellamento dell'Alcatel, della Terni finita in mano ai tedeschi di ThyssenKrup e la farmaceutica Glaxo.
Il faro del giornalista si riaccende sulla cessione di Ansaldo Energia ai tedeschi di Siemens per la quale "all'Italia non giova mettere a rischio il buon lavoro fatto fin qui. Il ministro Passera ha aperto uno spiraglio. Sta ora al Governo favorire patti parasociali con i nuovi soci di riferimento".
Lo spiraglio di Passera al quale allude Mucchetti è stato aperto due giorni fa quando Corradino ha dichiarato che ad Ansaldo Energia serve un azionista solido e convinto in grado di finanziare il suo sviluppo. Queste parole hanno fatto arricciare il naso ancora una volta all'amministratore delegato Giuseppe Zampini che ieri ha dichiarato con franchezza di non aver capito i riferimenti di Passera alla debolezza del comparto "civile" di Finmeccanica.
Gli uscieri invece nella loro follia circolare hanno capito che il Superministro dello Sviluppo non ha alcuna intenzione di rovinarsi il futuro e di mettersi contro gli ambienti forti e in parte oscuri che sostengono Orsi. Le sue azioni al borsino del Governo sono in caduta rovinosa e l'unica strada per non tornare dietro lo sportello di una grande banca è quella di tenersi buoni i personaggi come Orsi e Pasqualino De Lise che fanno parte del "cerchio magico" del potere.
3- MAURIZIO STIRPE HA DECISO DI RIDURRE A 6 IL NUMERO DEI VICEPRESIDENTI
Maurizio Stirpe, l'imprenditore di Frosinone amante del calcio che ha raccolto l'eredità di Aurelio Regina, ieri ha usato le forbici.
Con una decisione che avrà lasciato l'amaro in bocca a qualcuno dei 14 membri della Giunta confindustriale di Roma e del Lazio, ha deciso di ridurre a 6 il numero dei vicepresidenti. Lo ha fatto parlando della necessità di svecchiare la struttura allontanando l'ombra dei vari Moretti, Caltagirone junior, Bernabè che facevano parte della Giunta precedente. Al loro posto sono entrati altri personaggi che avranno il compito di dare un po' di slancio alla rappresentanza degli Industriali.
L'unico sopravvissuto è Giampaolo Letta, l'amministratore di Medusa Film, mentre al posto di Moretti è entrato Vincenzo Soprano, amministratore delegato di Trenitalia, e Antonio Migliardi rappresenterà Telecomitalia con la delega al lavoro. Le altre new entry portano i nomi di industriali come Scopetti, Giuseppe Gori e Marco Tripi, figlio di Alberto Tripi, patron del Gruppo Almaviva. A lui è stata assegnata la delega per lo sviluppo del digitale e la semplificazione.
4- DARIO FRUSCIO SULL'USCIO INVIA UNA LETTERA STRAZIANTE A TUTTI I DIPENDENTI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ieri Dario Fruscio, il discusso professore leghista presidente dell'Agea, l'Agenzia per i contributi agli agricoltori, ha inviato una lettera straziante a tutti i dipendenti.
Con toni degni della più alta retorica si legge che dopo l'acqua torbida e corrosiva è arrivata con la spending review l'acqua nitida e cristallina che servirà a placare le polemiche sull'Agenzia che gestisce oltre 5 miliardi di fondi europei. Nel suo messaggio Fruscio ha voluto dedicare "un saluto e un incoraggiamento forti al valente manager, probo quanto tenace tutore dell'interesse pubblico, Paolo Gulinelli", l'ex-collaboratore e braccio destro che con il suo operato disinvolto e lo stipendio garantito di 144 mensilità in caso di licenziamento si trova al centro di furibonde polemiche".
MARIO MONTI MARIO DRAGHI ANGELA MERKEL GNAM LUIGI ABETE CON DESIRE CARLO DE BENEDETTI Marco Tronchetti Provera FRANCO BERNABE E SIGNORA FINMECCANICAGiuseppe Orsi massimo mucchetti myrta merlinoZampini Giuseppepasqualino delise lapMAURIZIO STIRPEDARIO FRUSCIO
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