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Teodoro Chiarelli per "La Stampa"
Avanti tutta verso l'obiettivo zero emissioni. Claudio Descalzi non ha dubbi e lo dice con una certa solennità presentando alla comunità finanziaria il piano strategico 2021-2024 dell'Eni. «Ci impegniamo a raggiungere la totale decarbonizzazione di tutti i nostri prodotti e processi entro il 2050 - spiega l'amministratore delegato del Cane a sei zampe - Eni rimane fortemente impegnata a ricoprire un ruolo chiave nella sostenibilità e nell'innovazione, promuovendo lo sviluppo sociale ed economico in tutte le sue attività».
Insomma: fra trent' anni l'Eni avrà cambiato completamente pelle, sarà un operatore green e già entro il 2040 non utilizzerà più raffinerie di petrolio. Se questo è il futuro, Eni nel presente deve fare i conti con il Covid-19 che ha pesantemente penalizzato il settore a livello mondiale. Il 2020 chiude in rosso con una perdita netta di 8 miliardi di euro e un risultato netto adjusted (ossia senza considerare le componenti straordinarie di reddito) negativo per 0,74 miliardi.
Nel quarto trimestre la perdita netta è stata di 0,725 miliardi, mentre per l'adjusted c'è stato un ritorno in utile a 66 milioni. «Nell'anno più difficile nella storia dell'industria energetica, Eni ha dato prova di grande forza e flessibilità, rispondendo con prontezza allo straordinario contesto di crisi - afferma Descalzi - Abbiamo reagito in maniera rapida, trovando nella nostra società le risorse e le flessibilità per superare la crisi. Nel 2020 la produzione di idrocarburi è stata di 1,73 milioni di barili di olio equivalente al giorno, in linea con la guidance ridefinita dopo lo scoppio della pandemia».
Il nuovo piano strategico prevede integrazione, diversificazione ed espansione dei business retail e rinnovabili, dei prodotti bio e dell'economia circolare. In particolare, per quanto riguarda la fusione dei business retail e rinnovabili, è prevista una crescita accelerata della base retail da 11 a 15 milioni di clienti, una crescita della capacità installata da rinnovabili a 15GW al 2030. I business G&P retail e rinnovabili incrementeranno l'Ebitda proforma a circa 1 miliardo di euro al 2024 rispetto ai 0,6 miliardi di euro nel 2021.
«Il nostro piano è concreto, dettagliato, economicamente sostenibile e tecnologicamente realizzabile», dice con enfasi Descalzi. E aggiunge che non sono previsti fondi specifici per il Recovery plan, ma ci sono vari progetti, con cui si potrà accelerare la transizione, soprattutto in Italia. Il nuovo piano strategico migliora l'obiettivo sulle emissioni (lo scorso anno l'obiettivo era finalizzato al raggiungimento della riduzione dell'80% di emissioni assolute al 2050, ora è previsto il 100%), con il gas che a lungo termine rappresenterà oltre il 90% della produzione della società.
La produzione di Eni crescerà a una media di circa il 4% all'anno nell'arco del piano e durante il quadriennio saranno completati 14 grandi progetti, che rappresenteranno oltre il 70% della nuova produzione, localizzati in Angola, Indonesia, Messico, Mozambico, Norvegia ed Emirati Arabi Uniti. La strategia finanziaria prevede un capex medio annuo a 7 miliardi di euro, dei quali oltre il 20% è destinato a progetti green e gas and power. Un 30% circa dei 7 miliardi di investimenti annui è destinato all'Italia.
Eni migliora anche la politica retributiva per gli azionisti («Per definire un percorso chiaro», spiega Descalzi), prevedendo un dividend floor di 0,36 euro per azione con Brent a 43 dollari al barile rispetto al precedente livello di 45 dollari al barile e prevedendo che un programma di buyback di 300 milioni di euro l'anno sarà riattivato con il Brent a 56 dollari al barile, un livello inferiore rispetto alla soglia di attivazione precedente.
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