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Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Era il 2004 e Giancarlo Cimoli lasciò la guida delle Ferrovie dello Stato con una buonuscita record da 6,7 milioni di euro. Una montagna di quattrini che scatenò polemiche a raffica e fece discutere a lungo. Sono passati quasi 11 anni e alle Fs hanno deciso di chiedere i danni.
L’azione legale, secondo quanto risulta a Libero, sarebbe stata deliberata lo scorso anno quando sul ponte di comando di Ferrovie c’erano ancora Lamberto Cardia (con i galloni di presidente) e Mauro Moretti (amministratore delegato). Il dossier non si è fermato con le nuove nomine decise dal governo di Mattero Renzi ed è stato portato avanti dai successori, Marcello Clarich e Michele Elia: il faldone adesso è arrivato al Tribunale civile di Roma, pronto per iniziare l’iter processuale.
Dopo un paio di lustri abbondanti, insomma, il cda che deliberò la superliquidazione per Cimoli è stato citato per «danni» dal colosso ferroviario di Stato. L’entità della richiesta del risarcimento non si conosce, perché le carte non sono ancora di dominio pubblico. La cronaca dell’epoca racconta che Cimoli è stato il primo top manager a portare in utile il bilancio di Ferrovie: 20 milioni nel 2001, altri 78 milioni nel 2002 e 31 milioni l’anno successivo.
Quando gli fu riconosciuto il premio (formalmente «bonus per raggiungimento obiettivi»), invece, nel 2004, i conti tornarono in rosso per 125 milioni. Una performance che stride, in qualche modo, con una liquidazione da capogiro e che sarebbe fra gli argomenti messi nero su bianco dagli avvocati di Ferrovie nel tentativo, non semplice, di recuperare un po’ di quattrini. Il caso, nel 2006, era stato passato al setaccio anche dalla Corte dei conti che - per legge - ha un rappresentante nel consiglio Fs, ma non ci furono levate di scudi né tantomeno ipotesi di danno erariale. twitter@DeDominicisF
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