DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
1- FINMECCANICA L'IPOTESI GAMBERALE...
Francesco Semprini per "la Stampa"
E' considerato il consiglio di amministrazione straordinario più difficile della storia di Finmeccanica, quello che potrebbe segnare la fine dell'«era Guarguaglini». Il destino del colosso italiano della Difesa sarà deciso dalla riunione fissata per domani pomeriggio alle 16 nella sede di piazza Montegrappa. Sulla scia dello scandalo sulle presunte tangenti frutto di commistioni tra i vertici della holding e politici, l'uscita di scena di Pierfrancesco Guarguaglini viene data per inevitabile anche se il presidente tiene duro e ritiene che siano state violate le sue competenze.
Il Cda potrebbe revocare le deleghe a Guarguaglini che, così, rimarrebbe un presidente sfiduciato senza più alcun potere decisionale ma con la sola rappresentanza legale della società . A farsi largo nella lista dei papabili alla guida della conglomerata è Vito Gamberale, amministratore delegato del fondo F2i. Ma, tenuto conto del suo trascorso professionale (da Telecom ad Autostrade), difficilmente il manager potrebbe essere disponibile a ricoprire solo l'incarico di presidente.
Un'altra opzione, quella più estrema ma forse anche la più probabile, vede le dimissioni di almeno quattro consiglieri che così azzererebbero l'intero cda. A questo punto, però, a lasciare non sarebbe il solo il leader storico ma anche l'ad Giuseppe Orsi. L'uscita di scena di Guargaglini tuttavia potrebbe non essere così pacifica visti i toni della lettera che il numero uno del gruppo ha inviato ai consiglieri in vista del vertice dai quali sembrerebbe non accettare uno svuotamento dei poteri.
A tirarsi fuori dalla corsa per il vertice di Finmeccanica, dopo l'ad delle Ferrovie Mauro Moretti, ieri è stato Franco Bernabè presidente esecutivo di Telecom, il cui nome è circolato nei giorni scorsi: «C'è ancora tanto lavoro da fare a Telecom Italia», ha spiegato Bernabè. Davvero poche chances sembra avere invece Guido Venturoni, che in qualità di consigliere anziano ha presieduto il cda del 14 novembre scorso al quale Guarguaglini, già travolto dalle polemiche, decise di non presentarsi.
2- ORSI CHIAMA I MANAGER A RACCOLTA...
Angela Zoppo per "Milano Finanza"
All'ipotesi del presidente senza deleghe che resta al suo posto, senza più alcun potere decisionale ma con la sola rappresentanza legale della società , ormai credono in pochi. I toni della lettera che Pier Francesco Guarguaglini ha inviato ai consiglieri in vista della resa dei conti al vertice non sono quelli di chi accetterebbe uno svuotamento dei poteri.
Il manager toscano, infatti, scrive di aver ricevuto numeri e piano industriale praticamente a ridosso della loro approvazione, senza avere avuto perciò il tempo di studiarli a fondo. Aggiunge di aver approvato i numeri dei nove mesi solo per senso di responsabilità . Non solo, sul piano industriale si è sentito bypassato dall'ad Giuseppe Orsi, che non ha tenuto conto del fatto che è ancora il presidente ad avere la delega alle strategie.
Ma il clima al settimo piano di piazza Monte Grappa è da lunghi coltelli. Se Guarguaglini ha scritto ai consiglieri, il capo-azienda si è rivolto direttamente ai dipendenti e manager del gruppo, e anche nel suo caso gli accenti non sono certo quelli che userebbe chi si sente col piede sulla porta, come avverrebbe se l'intero consiglio venisse azzerato. Orsi va dritto al punto: riassume come intende impostare i prossimi due anni e mezzo del suo mandato e mette in chiaro cosa pensa delle vicende che hanno macchiato la reputazione del gruppo.
Non si fanno nomi, solo accenni a «improvvisati brasseurs d'affaires», a «figure improbabili», ma la presa di distanza dalla gestione Guarguaglini è netta quando scrive che Finmeccanica non deve cercare nella politica «un improprio supporto a compensazione delle proprie debolezze». Ce n'è anche per l'azionista pubblico, al quale si chiede un ruolo meno invasivo.
«Ovviamente sarebbe auspicabile», scrive Orsi, «che lo Stato azionista limitasse il proprio intervento agli aspetti strategici e alla tutela degli interessi nazionali, conformandosi invece agli altri azionisti nella gestione ordinaria delle imprese. Un'attitudine tipicamente italiana è invece quella della percezione di «cosa propria» che alcuni hanno nei confronti dell'industria partecipata fino al punto di confonderla, a volte, con la pubblica amministrazione». Orsi intanto, in vista della chiusura in rosso, del bilancio 2011 ha chiesto a tutte le controllate di sottoporgli a stretto giro il budget 2012-2016, «con previsioni sostenibili, supportate da un piano di efficientamento e riduzione costi».
guarguaglini VITO GAMBERALEGiuseppe Orsi BERNABE
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