
DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI…
1. NELLO STALLO SU FINMECCANICA, IL "RAGIONIER" PANSA VORREBBE FARE TUTTO DA SOLO. MA L'IDEA Ã DI AFFIANCARGLI NON SOLO ZAMPINI, ANCHE GIORDO, CAPO DI ALENIA
Gli uscieri di Finmeccanica hanno deciso di mettere le manette alla curiosità e dopo l'ennesimo rinvio dell'Assemblea che avrebbe dovuto definire il nuovo assetto del vertice aziendale si divertono a capire le ragioni di questa decisione.
Nel catalogo delle loro virtù l'ironia è al primo posto e con questa dote hanno letto le motivazioni del ministero dell'Economia che ieri d'intesa con la presidenza del Consiglio ha giustificato lo slittamento a fine giugno "per definire procedure trasparenti sulla nomina di amministratori delle società controllate in modo da assicurare la qualità professionale e la competenza tecnica dei prescelti".
In realtà questo giro di parole è semplicemente un espediente per nascondere lo stallo che si è creato sulle candidature per la presidenza e la guida operativa di piazza Monte Grappa. L'unico a prendere sul serio le argomentazioni del Tesoro sembra essere il "Corriere della Sera" che oggi in un lungo articolo di Sergio Rizzo spiega come sia necessario sciogliere il nodo della incompatibilità dei candidati con incarichi politici e di governo.
Per rendere ancora più credibile questa tesi il giornale di Flebuccio De Bortoli è andato a ripescare lo studio dell'esperta francese Lisa Jeanne che insegna all'Institute D'études Politiques de Paris e ha scritto tre articoli per il sito del Centro Studi Nens (Nuova economia Nuova società ) che ha sede in via Barberini ed è stato fondato tempo fa da Bersani e Visco. Nelle sue analisi la docente parigina si dichiara convinta della necessità di un ricambio totale per rilanciare un gruppo in crisi di risultati e di prospettive.
Per gli uscieri, abituati a leggere il "Wall Street Journal" e Dagospia, la lettura dell'articolo di Rizzo ha provocato minzioni fluviali e risate iperboliche. Non capiscono infatti perché si debbano sfiorare vette interpretative quando la realtà dei fatti è molto più terrena e casareccia. Infatti sanno benissimo che il rinvio dell'Assemblea e lo stallo sulle nomine è stato determinato dal braccio di ferro estenuante che si è svolto nel triangolo Quirinale-Palazzo Chigi-Tesoro per arrivare a una soluzione condivisa.
Di fronte alle candidature per la presidenza dell'ex-ambasciatore Castellaneta e di Gianni De Gennaro, in cui si sono scontrati zio Gianni Letta e il nipote Enrico, Saccomanni ha cominciato a sentire una fortissima emicrania e martedì sera all'improvviso ha cercato di sparigliare i giochi buttando nella mischia anche il nome di Lamberto Dini, l'ex-presidente del Consiglio e suo mentore alla Banca d'Italia.
Il placido ministro sapeva benissimo che la candidatura d'époque dell'82enne amico di Bisignani non sarebbe mai passata anche se nel mondo dei cappuccetti che volano come zanzare intorno al palazzo di Finmeccanica sarebbe stata accolta con gli applausi. Per gli uscieri lo slittamento può avere una ragione più plausibile nel tentativo di guadagnare tempo per consentire di derogare alla norma che impedisce a chi come Gianni De Gennaro ha ricoperto incarichi nel governo e deve restare in panchina per almeno un anno.
Allo stato attuale la candidatura del superpoliziotto rimane la più forte e non c'è bisogno di telefonare al grillo canterino Bisignani per avere conferma. Quest'ultimo ancora oggi in un'intervista sul quotidiano "Il Tempo" dichiara, bontà sua, che De Gennaro "è l'unico potente a cui riconosco capacità di analisi e intelligenza, grandi rapporti internazionali, ben visto in ambienti americani", con facile profezia aggiunge: "sarà un grande presidente per Finmeccanica".
Per gli uscieri ,che non hanno mai creduto alle zanzare incappucciate anche se le hanno viste volare dentro gli uffici del povero Orsi, la questione non riguarda soltanto la nomina del presidente.
Il balletto chiama in causa anche la riconferma di Alessandro Pansa, il super-ragioniere che curiosamente ha lo stesso nome e cognome di quell'Alessandro Pansa, prefetto, nato a Eboli 62 anni fa, candidato a capo della Polizia.
Nonostante gli sforzi comprensibili dei centurioni della comunicazione che portano avanti la candidatura unica del Pansa ragioniere, è evidente che nel trangolo Quirinale-Palazzo Chigi-Tesoro nessuno è convinto di affidare le chiavi dell'impero disastrato al figlio del celebre giornalista.
La manina di Marco Forlani e degli altri centurioni si intravede benissimo in alcuni articoli in cui si ipotizzano conseguenze disastrose nel caso in cui le cessioni di asset aziendali (sostenute da Pansa per fare cassa) non dovessero andare avanti. Per gli uscieri questa è una semplice difesa d'ufficio perché, senza scomodare la professoressa di Parigi che scrive ovvietà sul sito di Visco e Bersani, è chiaro che Finmeccanica ha bisogno di un'autentica svolta industriale e di un rilancio sul piano delle alleanze internazionali.
A queste ultime potrebbero servire i buoni uffici di un De Gennaro amico degli americani e dei centri di potere europei che presiedono alla sicurezza e alla difesa, mentre per un progetto industriale occorre affiancare a Pansa un manager in grado di riorganizzare il business con uno spirito imprenditoriale. In quest'ottica nelle ultime ore è venuta fuori la tesi che il duplex Pansa-Zampini, gradito al Quirinale e a Enrico Letta, potrebbe rafforzarsi con la nomina di un direttore generale scelto all'interno.
Il personaggio in questione sarebbe Giuseppe Giordo, il 47enne manager di Treviso che dopo aver prestato servizio nell'aeronautica militare dal 2004 ha scalato i gradini di Alenia fino a diventare nel giugno dell'anno scorso amministratore delegato di Alenia Aeronautica e responsabile de settore aeronautico di Finmeccanica.
Al suo attivo ha l'esperienza che deriva dalla carica ricoperta a capo di Alenia North America,ma sul suo nome aleggiano ancora i rapporti con il faccendiere Cola e la scivolata di due anni fa quando lavorando a Washington si imbatté nel fratello di sua moglie Pierfilippo Rossetti, anche lui ex-ufficiale e in Alenia dal 2004, e lo promosse senza particolare pudore.
Inoltre gli uscieri sanno che Giordo è sempre stato nelle grazie di Amedeo Caporaletti, l'ottuagenario presidente suggeritore di Orsi e Grande Vecchio di Agusta Westland che lo ha introdotto negli ambienti della Lega. Da qui il sospetto che tra oltre alle zanzare incapucciate che si affannano a sostenere Castellaneta Pansa e Giordo, ci sia anche l'ape senile di Caporaletti che vuol far saltare lo schema Zampini-Pansa prediletto dal Quirinale e da Palazzo Chigi.
2. INUTILE ASPETTARSI FUOCHI D'ARTIFICIO DAL CDA TELECOM: NEANCHE LO SCORPORO DELLA RETE, CON L'INIEZIONE DI 2 MILIARDI DA CDP, BASTA A INTACCARE LA MONTAGNA DI DEBITO
Il titolo Telecom non sembra eccitato in vista del consiglio di amministrazione che si terrà oggi pomeriggio a Roma per affrontare il tema dello scorporo della Rete.
Probabilmente i trader con le bretelle rosse che stanno davanti ai monitor non si aspettano annunci clamorosi e ritengono che l'operazione di Franchino Bernabè sia particolarmente complessa e impraticabile in tempi stretti. Questa è anche la convinzione della maggior parte degli analisti secondo i quali la creazione della newco nella quale dovrebbe confluire la Rete non rappresenta la soluzione per far uscire l'azienda dai suoi problemi, primo fra tutti l'enorme indebitamento.
Questa tesi e' stata sostenuta pochi giorni fa di Standard & Poor's che prevede addirittura per il 2014 un peggioramento del 6% nel giro d'affari e ha emesso un verdetto da brivido sul titolo.
Per altri analisti nemmeno l'ingresso della Cassa Depositi e Prestiti nella nuova società per la Rete potrebbe portare sangue sufficiente se è vero che la quota in vendita non supererebbe il 20-25% con un apporto di 2 miliardi. Sembra quindi inutile aspettarsi fuochi d'artificio dal consiglio di amministrazione di oggi pomeriggio dove il progetto sarà presentato ai consiglieri da Franchino Bernabè.
Ad ascoltarlo non ci sarà Cesar Alierta il patron di Telefonica, socio maggioritario di Telco, la scatola che controlla Telecom, che ha spedito a Roma il suo braccio destro Julio Linares e il direttore finanziario Angel Vilà . Nella riunione sarà inevitabile per i soci sentire gli interventi di quel grande rompicoglioni di Luigi Zingales, l'economista padovano che è entrato in Telecom nell'aprile di due anni fa. à probabile tuttavia che la parte del leone di fronte a una problematica di natura prevalentemente finanziaria, la facciano per Telecom , Piergiorgio Peluso, e per Telefonica questo Angel Vilà che dopo aver preso la laurea in ingegneria al Politecnico della Catalogna e alla Columbia University, è entrato nel '97 al top di Telefonica.
Quando Peluso e Vilà avranno finito di far ballare i numeri ci sarà spazio anche per valutare se il percorso operativo di Bernabè è fattibile. Gli analisti ritengono che l'operazione di scorporo porterà via non meno di 18 mesi, un tempo che in un'ottica politica è un'eternità .
3. UN'ASSEMBLEA DI BANKITALIA A BASE DI GRIDA DI DOLORE. SACCOMANNI IN PRIMA FILA
Se volete vedere un uomo talentuoso e vicino all'orgasmo professionale, dovete partecipare all'Assemblea della Banca d'Italia che inizierà domani alle 10,30.
Il personaggio in questione è Fabrizio Saccomanni, il placido ministro che dopo aver perso insieme al pallido Vittorio Grilli la battaglia per diventare Governatore, ha trovato nella slot machine della politica una fortuna inattesa. Sarà uno spettacolo bellissimo perché questo 71enne romano che incantava le segretarie con i sonetti del Belli pronunciati ad alta voce nei corridoi di via Nazionale, per la prima volta siederà accanto al presidente del Consiglio nella prima fila della sala.
Gli altri big di Bankitalia non avranno il coraggio di dargli una pacca sulle spalle, ma di sicuro Ignazio Visco, Salvatore Rossi, Fabio Panetta, Luigi Signorini e Valeria Sannucci, lo accoglieranno con gioia in qualità di membri del Direttorio. Poi l'atmosfera cambierà di colpo appena il Governatore inizierà a leggere la sua relazione di 22 cartelle. Non ci saranno voli pindarici, citazioni dotte alla Guido Carli, richiami di speranza cristiana alla Fazio, ricordi laici di Ciampi, ma solo bacchettate e grida di dolore. Ma per Saccomanni sarà un godimento formidabile.
4. MORETTI FURIOSO PER I RACCONTI SU DI LUI DI BISIGNANI, CHE LO PRESENTÃ A TROIA E NECCI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Mauro Moretti è inavvicinabile.
Dal suo ufficio nel palazzo-obitorio delle Ferrovie dello Stato escono soltanto i rumori strani che si sentono nella foresta quando gli elefanti alzano la proboscide.
L'effetto suono è provocato dall'incazzatura che l'ex-sindacalista di Rimini ha provato ieri sera intorno a mezzanotte quando il grillo parlante Bisignani ha ricordato di aver perorato la sua carriera presentandolo al faccendiere scomparso Filippo Troia e a Lorenzo Necci.
Per Moretti, che nei giorni scorsi ha dovuto assistere all'arrivo degli ispettori dell'Antitrust per l'istruttoria aperta dal Garante sulla concorrenza nell'Alta Velocità , le dichiarazioni del querulo Bisignani sono state un ritorno al passato.
Nel febbraio 2011 fu chiamato dai magistrati di Napoli come persona informata dei fatti nelle indagini sulla P4 e in quell'occasione tagliò corto sui rapporti con Bisignani e l'onorevole Papa. Una storia vecchia che e' rientrata nel ventilatore".
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