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GENERALI, INDIETRO TUTTA – IL 2026 DOVEVA ESSERE L’ANNO DELLA PRESA DEL LEONE DA PARTE DELL’ARMATA CALTA-MELONI. E INVECE L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SUI “FURBETTI DEL CONCERTINO” HA RIBALTATO TUTTO – PER I NUOVI SOCI DI GENERALI (MPS, CALTAGIRONE, MILLERI), OSSERVATI SPECIALI DALLA BCE E DAI MAGISTRATI, È NECESSARIO STARE ALLERTA. PER QUESTO, SI VA VERSO LA CONFERMA DI PHILIPPE DONNET AL VERTICE DEL COLOSSO ASSICURATIVO, VISTO ANCHE LO STOP ALL’OPERAZIONE NATIXIS – LA LITE TRA GLI EREDI DI DEL VECCHIO, LO SCAZZO LOVAGLIO-CALTAGIRONE, LA NUOVA GOVERNANCE IN MPS: COSA SUCCEDERÀ?
Estratto dell’articolo di Vittorio Malagutti per “Domani”
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
Anno 2026, la rivoluzione continua. Dopo mesi di colpi di scena, [...] gli equilibri di potere nella finanza italiana appaiono tutt’altro che definiti.
È vero, niente sarà più come prima, ora che, per effetto della scalata a Mediobanca, evento simbolico della rottura dei vecchi schemi, il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone sembra vicino alla conquista delle Generali, suo storico obiettivo, in compagnia degli alleati Luigi Lovaglio, il banchiere a capo di Mps, e Francesco Milleri, che guida Delfin, la holding dei Del Vecchio.
Mentre dietro le quinte, allo stesso tempo arbitro e giocatore, il governo di Giorgia Meloni non vede l’ora di inaugurare la nuova stagione del sovranismo bancario.
In realtà, resta ancora da scrivere l’ultimo capitolo di una storia che solo un paio di anni fa sarebbe sembrata fantascienza. Insomma, si va ai tempi supplementari e la partita potrebbe riservare ancora grandi sorprese.
Incognita penale
Le attese del mercato sono rivolte alle assemblee del Monte dei Paschi e delle Generali in programma entrambe in aprile, due appuntamenti decisivi su cui pendono ancora numerose incognite.
philippe donnet agorai innovation hub
La più grande riguarda gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria avviata già nella primavera scorsa dalla procura di Milano, che a fine novembre ha disposto perquisizioni e sequestri non solo a carico dei tre indagati, o almeno gli unici di cui finora si conosce il nome, cioè Caltagirone, Lovaglio e Milleri.
L’esame del materiale ora a disposizione dei pm [...] potrebbe in teoria anche ribaltare il tavolo su cui gli scalatori hanno fin qui ben giocato le loro carte. Senza contare che sulla base degli elementi emersi dalle indagini penali anche le authority di mercato, a cominciare dalla Bce, potrebbero imporre nuovi vincoli o addirittura uno stop alle operazioni già avviate.
francesco gaetano caltagirone - giorgia meloni
Per questo motivo la marcia di avvicinamento alle assemblee di primavera si annuncia inevitabilmente carica di tensione.
Da Siena a Trieste
Partiamo da Siena, dove i soci del Monte sono chiamati a rinnovare il cda in scadenza. In gioco c’è anche la riconferma di Lovaglio[...]. I successi di questi anni non bastano però a garantirgli altri tre anni al vertice. Molto dipende dai rapporti con l’azionista Caltagirone, non sempre idilliaci.
Tra l’altro, prima dell’assemblea, va definito il nuovo piano industriale dell’istituto, e sul tavolo da settimane c’è anche l’integrazione con Mediobanca. La fusione di quest’ultima con Siena, con un’offerta in Borsa sul 14 per cento circa del capitale che ancora non è in portafoglio al Monte, è stata sempre data per scontata, ma non è detto che arrivi in tempi brevi. Un approccio prudente forse anche suggerito dall’inchiesta giudiziaria sulla scalata orchestrata da Lovaglio con Caltagirone e Milleri.
GIANCARLO GIORGETTI FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE
La questione più importante da risolvere nelle prossime settimane, quella a cui il mercato guarda con maggiore curiosità, è però un’altra e riguarda la scelta dei candidati per il nuovo board. Caltagirone e Milleri hanno le mani legate dai vincoli imposti dalla Bce che a suo tempo diede via libera ai due investitori a salire oltre il 10 per cento (e fino al 20) nell’azionariato di Mps vietando però a entrambi la presentazione di una lista di maggioranza per il consiglio.
L’unica alternativa è quindi che il cda uscente decida i nomi dei prossimi amministratori con le modalità previste dal decreto capitali fortemente voluto dal governo.
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
Ironia della sorte, proprio Caltagirone aveva fatto fuoco e fiamme contro le liste del cda quando a presentarle negli anni scorsi era stato il vertice di Generali, ai tempi espressione di Mediobanca, principale azionista del gruppo assicurativo. Adesso invece il costruttore romano non può fare altro che passare sotto le forche caudine imposte dalla Bce.
Del resto per Caltagirone, come per l’alleato Milleri, Siena è solo una tappa sulla strada che porta a Trieste. Qui l’assemblea di primavera delle Generali non avrà all’ordine del giorno l’elezione del nuovo board, rinnovato nell’aprile scorso. Un cambio della guardia al vertice non è però affatto da escludere. L’amministratore delegato Philippe Donnet a marzo taglierà il traguardo dei dieci anni alla guida del colosso assicurativo.
Dieci anni di grande crescita, in Borsa e nei bilanci, con Donnet che si è sempre guadagnato la riconferma grazie anche al sostegno del primo azionista, la Mediobanca di Alberto Nagel. Adesso però a Piazzetta Cuccia comanda il Monte dei Del Vecchio e di Caltagirone, molto critici, soprattutto quest’ultimo, rispetto alla gestione del manager francese, che pure ha garantito ai soci del Leone, grandi e piccoli, un rendimento eccezionale.
Sul mercato, quindi, si scommetteva su un imminente cambio della guardia al vertice del gruppo di Trieste. E invece, a sorpresa, Donnet sembra in grado di resistere più a lungo del previsto ai venti di bora che gli soffiano contro.
Per i nuovi soci di riferimento, sotto scacco per via dell’inchiesta giudiziaria e osservati speciali anche dalle autorità di vigilanza, può essere più conveniente evitare di forzare la mano.
Intanto, il 12 dicembre, Generali ha annunciato il definitivo stop all’alleanza nelle gestioni patrimoniali con i francesi di Natixis. Un’intesa annunciata un anno fa e subito finita nel mirino delle critiche di Caltagirone e anche del governo, che si è messo di traverso con l’obiettivo dichiarato di difendere il risparmio nazionale.
Lite tra eredi
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
Donnet si è quindi rassegnato all’inevitabile naufragio di un’operazione per cui si era speso molto nei mesi scorsi. Adesso si tratta di capire quanto potrà durare la convivenza del manager con i nuovi soci forti, pure loro costretti a muoversi con grande prudenza.
Innanzitutto, perché sommando le loro quote, il 13,2 per cento di Mps, il 10 della holding Delfin e il 6,3 di Caltagirone si arriva molto vicini alla soglia del 30 per cento che rende obbligatoria l’opa in contanti sulla totalità del capitale del Leone (valore di Borsa attuale circa 54 miliardi).
Questo nell’immediato, mentre nel futuro prossimo la stabilità dell’azionariato potrebbe essere messa in forse dallo scontro tra gli otto eredi di Leonardo Del Vecchio, che a più di due anni dalla morte del fondatore di Luxottica ancora non hanno trovato un accordo sulla spartizione di un’eredità che [...] comprende partecipazioni finanziarie di gran valore: oltre a Generali e Mps anche il 2,7 per cento di Unicredit.
Milleri ha ricevuto un mandato pieno per la gestione del gruppo, ma la litigiosità degli azionisti di Delfin potrebbe indebolire la sua posizione[...]. Non è un mistero, infatti, che una parte della famiglia Del Vecchio vorrebbe concentrarsi sulla gestione dell’impero industriale impostando un graduale disimpegno dalle partite finanziarie. Una scelta che riaprirebbe i giochi sull’asse Mps-Generali. Come dire, indietro tutta.
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