DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
Ugo Bertone per “Libero quotidiano”
Avances, un po’ equivoche un po' enigmatiche da Parigi. Ma anche acquisti in moneta sonante dalla Spagna nel campo delle torri di trasmissione: Abertis ha infatti concluso l’acquisto del 90% di Galata, la società che controlla le 7,377 torri di Wind. Costo 693 milioni. Si è consumata così la vigilia del consiglio dei ministri che oggi dovrà esaminare il «Piano d’azione Strategia Italia per la banda larga».
marco patuano ad telecom italia
Ma andiamo con ordine, in mezzo a non poche sorprese. La prima, in un certo senso, arriva da Piazza Affari. Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare dell'ultimatum dell'esecutivo a Telecom Italia: la richiesta di fissare, per decreto, la rottamazione della rete in rame dell’ex monopolista entro il 2030 avrebbe senz'altro effetti devastanti per l'azienda, costretta a svalutare l'avviamento al ritmo di un miliardo abbondante all'anno.
Di qui il timore di una frana del titolo. Al contrario, ieri, Telecom è scattata in rialzo fin dal mattino, tra scambi intensi che hanno portato il titolo a toccare in mattinata un rialzo, poi ridimensionato, del 2,6%. L’impennata trova una spiegazione in un’intervista rilasciata al "Journal du Dimanche" di Stephane Richard, numero uno di Orange, l’ex France Telecom. Il manager francese parla di «scambi di opinioni» tra i vertici parigini ed i colleghi di Telecom Italia.
L’immediata smentita della società italiana non ha cancellato l'effetto delle parole di Richard anche perché, interpellato da Wall Street Journal, il manager ha rincarato la dose: la nostra, ha detto, «è una discussione interna: penso che sarebbe un’operazione interessante».
Ovvero Telecom Italia è una potenziale preda, non un partner. Magari da controllare assieme a Vincent Bolloré, presidente di Vivendi (che presto potrà acquisire le azioni ex Telefonica), che venerdì ha fatto cassa cedendo il residuo 20% di Sfr, il secondo operatore mobile francese. E che ieri con un investimento di circa 850 milioni è salito dal 515% all’8,15 della stessa Vivendi.
Bolloré è interessato a Telecom Italia, quale trampolino di lancio per i contenuti di Vivendi, da gestire con un partner forte nelle tlc, magari la stessa Orange partecipata dalla Cdc, gemella d'Oltralpe della Cdp italiana. L’operazione ha senz’altro bisogno di conferme. Nell’attesa il mercato ha ormai preso atto che l'assetto attuale di Telecom, public company per necessità più che per scelta, fa acqua da molte parti.
Qualunque sia la scelta del governo, vuoi la linea dura di Tiscar, vuoi la posizione più morbida sostenuta da Andrea Guerra, il consulente del premier che propugna una soluzione meno drastica dello spegnimento della rete in rame, ci vorranno forti investimenti per recuperare il gap italiano nella velocità di connessione in cui figuriamo con 9,18 megabit al secondo (contro i 30 da raggiungere per adeguarsi alle prescrizioni Ue), al posto numero 28 su 34 Paesi Ocse.
Difficile centrare l'obiettivo, in assenza di partner di riferimento e/o margini di redditività eccellenti. Ancor più difficile dopo la rottura con Cdp, da molti considerata la vera ragione dell'irrigidimento di palazzo Chigi. Telecom Italia, insomma, sale oggi sul Ring, acronimo che sta per Rete Italiana di Nuova Generazione, in condizioni di debolezza.Mentre Wind porta a casa interessanti realizzi, le telecomunicazioni italiane si fanno sempre più calde.
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