
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
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Da "Dealbook.NYTimes.com"
http://nyti.ms/QKzngd
Per Goldman Sachs, il 2012 è stato probabilmente il peggior anno della sua storia.
Prima lo scandalo della manipolazione dei tassi d'interesse, poi un altro per insider trading hanno scosso la banca dalle fondamenta, portando all'arresto di un dirigente e alle indagini su altri due. L'istituto ha dovuto poi sborsare 550 milioni di dollari per risolvere la causa con il governo Usa.
Ma forse il peggio deve ancora venire. Il 22 ottobre, infatti, uscirà il libro "Perché ho lasciato Goldman Sachs", di Greg Smith, l'ex banchiere che sette mesi fa ha dato le dimissioni dal gruppo. Smith, in quell'occasione, ha sollevato un grande dibattito negli Stati Uniti, pubblicando sulla prima pagina del "New York Times" una lettera in cui spiegava le motivazioni del suo addio alla banca.
Smith denunciava un progressivo deterioramento della cultura etica di Goldman e dei suoi dipendenti, sempre più concentrati sul profitto e sempre meno attenti agli interessi dei clienti. Delle accuse che hanno fortemente riecheggiato nello spietato mondo di Wall Street e che hanno fatto fischiare le orecchie a tante altre banche.
Il risultato fu che oltre tre milioni di persone lessero la lettera online nel giro di 24 ore. Gli editori sono allora corsi dall'ex banchiere per accaparrarsene i diritti e farne un libro. Ha avuto la meglio Central Publishing, una divisione del gruppo Hachette Book, che ha offerto a Smith un anticipo di quasi 1,5 milioni di dollari.
Nel libro, Smith racconta la sua esperienza, da quando cioè entrò in Goldman come stagista. Allora faceva di tutto per porre gli interessi dei suoi clienti al primo posto. Ma col passare degli anni, le cose cambiarono e la cultura "tossica e distruttiva" che la banca trasmetteva ai suoi dipendenti gli rese la vita impossibile. I clienti, racconta, venivano spesso definiti dai suoi colleghi "pupazzi".
Ma non tutti hanno dato importanza alla lettera pubblicata dal "New York Times". Il sindaco di New York, Michael R. Bloomberg, l'ha definita come lo sfogo "ridicolo di un impiegato scontento". Anche Goldman Sachs, ovviamente, cerca di minimizzare. Ma è chiaro che il libro farà parlare di sé. E soprattutto farà parlare di Goldman e delle altre grandi banche che oggi più che mai sono sotto il mirino dell'opinione pubblica e delle istituzioni. Prestando ai critici di Wall Street nuove, scomode, motivazioni.
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