''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO…
GOOGLE SOTTO ASSEDIO – I NUOVI BROWSER ALIMENTATI DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE VOGLIONO PRENDERSI IL TRONO DI GOOGLE CHROME, CHE DETIENE IL 72% DEL MERCATO DEI NUOVI SOFTWARE – I “BOT” HANNO CAMBIATO IL MODO IN CUI LE PERSONE UTILIZZANO INTERNET E “BIG G” SI STA MUOVENDO IN RITARDO RISPETTO ALLA COMPETIZIONE, RISCHIANDO DI PERDERE MILIARDI DI UTENTI (E DI CONSEGUENZA MILIARDI DI RICAVI) – L’UNICA SPERANZA PER IL COLOSSO DI MOUNTAIN VIEW È DI…
Estratto dell’articolo di Arcangelo Rociola per “la Stampa”
Mosaic. Netscape. Explorer. Mozilla. Chrome. Se si dispongono su una linea temporale i browser più popolari della storia di Internet c'è una costante subito evidente: chi vince raggiunge sempre percentuali di adozione vicine alla totalità degli utenti. […]
Forse basta questo elemento per capire perché oggi siamo di fronte a quella che molti ritengono una nuova guerra dei browser. […] E l'Intelligenza artificiale è la causa del conflitto. Chi ha provato i nuovi browser con l'Ia concorda su un punto: una volta provati, è difficile tornare indietro. La forza di Chrome con l'Ai Mode, di Atlas di OpenAi, di Dia, di Comet di Perplexity è tutta qui. Offrono una esperienza diversa di Internet. […]
Un rapporto uomo-macchina più integrato, dove la seconda non solo cerca, ma ordina, sintetizza, agisce al posto nostro. È un modello più rapido. Più comodo. E facile da adottare. Tutti elementi che finora hanno caratterizzato ogni lotta di successione al trono dei browser. […] Tre anni dopo aver lanciato ChatGpt e fatto vedere al mondo un modo diverso di rapportarsi ai contenuti e alla rete, OpenAi ha lanciato Atlas, il suo browser con l'Ai.
A ben vedere Atlas, come tutti gli altri browser lanciati negli ultimi mesi, non è uno strumento di navigazione con l'Ai. È una ChatGpt che naviga Internet al posto nostro. […] Stessa cosa per Comet di Perplexity (lanciata a settembre 2025), oppure per Claude di Anthropic, da qualche diventato estensione di Chrome.
[…] Ma sono epifenomeni di una partita più grande: l'assalto al fortino di Chrome. Il browser di Google Alphabet oggi detiene il 72% del mercato globale e circa 3 miliardi di utenti (secondo Safari, 14%, terzo Edge di Microsoft, 4%). Per scalzarlo però dal vertice delle ricerche bisogna vincere la partita più difficile: riabituare la memoria muscolare degli utenti; allentare il freno che ognuno ha nel cambiare le proprie abitudini. E "aprire Chrome" oggi è lo standard per miliardi di persone.
«Può sembrare una guerra tecnologica, ma non è così. È una guerra di mercato», commenta Paolo Cellini, professore di Economia digitale alla Luiss di Roma. «Google ora è sotto assedio. E si muove in ritardo. Ma Google quello che sta accadendo lo vede. E sa che sono a rischio 250 miliardi di ricavi dalla pubblicità. Si muoverà di conseguenza e farà un prodotto all'altezza dei suoi rivali, userà la sua presenza nei sistemi Android (il software per dispositivi mobile di Google, ndr), porterà l'Ai Mode in tutto il suo ecosistema", ragiona Cellini.
L'effetto ipotizzabile, per il docente, è uno solo: «Se sono capaci di farlo, non credo ci sarà mai partita». Google parte da una posizione di forza. Chrome è usato da miliardi di persone, in tutto il mondo. […] Eppure, molti esperti di tecnologia pensano che Atlas, Comet o Dia possano determinare la caduta del gigante. «È difficile. In questo mercato non c'è spazio per tutti. Vincerà uno, e Google parte avvantaggiata».
Se guerra sarà, sarà di logoramento. E anche in questo caso chi ha le spalle più robuste vince. Alphabet (Google) con ricavi annui per oltre 300 miliardi, di cui circa un terzo è utile, anche qui ha un vantaggio. OpenAi vale 500 miliardi, ma è in perdita e secondo Bloomberg prevede di bruciare cassa per 115 miliardi fino al 2029. Stessa cosa per Anthropic (9 miliardi di fatturato, 3 di perdita), Perplexity (34 milioni di fatturato, in perdita per 65).
«Quello che conta ora è capire come fare soldi con questi browser. Finora il modello ‘pay for click' (gli inserzionisti pagano per click ricevuti, ndr) ha funzionato. Serve altro e lo troveranno», conclude Cellini. […]
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