DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Leonardo Martinelli e Francesco Spini per “La Stampa”
Quando Vincent Bolloré, il magnate francese della media company Vivendi, concluse l' alleanza con i Berlusconi, la sua idea era creare un colosso unico con Mediaset nell' Europa del Sud, alternativo allo strapotere anglosassone nell' industria dei contenuti informativi e d' intrattenimento (televisivi e non, perché Bolloré già mirava pure all' editoria).
È finita com' è finita (male) e la battaglia (ormai legale) è ancora in corso, adesso con qualche novità: il giudice ha condannato un sito di Vivendi, Dailymotion, a risarcire 22 milioni (è sempre di ieri la notizia che il portale americano Veoh, invece, ne dovrà sganciare 3,3, di milioni) per la pubblicazione di video tratti da programmi Mediaset, con cui la lite non è mai venuta meno, essendo fallito ogni tentativo di riconciliazione.
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Bolloré nel frattempo non è rimasto con le mani in mano, andando avanti nel conquistare posizioni nel settore, anche nel Sud Europa: non in Italia, ma in Spagna. Ieri ha annunciato di aver messo un piede anche nel gruppo Prisa. Controlla fra gli altri il quotidiano El Pais, la radio Cadena Sur e il gruppo editoriale Santillana (ha anche il 20% della holding francese di Le Monde).
Vivendi ne ha assorbito il 7,6%, un investimento valutato una cinquantina di milioni di euro, «per rafforzarsi come gruppo globale di contenuti, media e comunicazione - si legge in una nota - e per espandersi sui mercati di lingua spagnola».
L' anno scorso Vivendi aveva già preso il controllo di Bambu, produttore tv spagnolo, mentre Gameloft (videogiochi), parte di Vivendi, ha a Barcellona uno dei suoi studios più importanti.
Azionista principale di Prisma è Amber Capital, fondo d' investimento attivista di Joseph Oughourlian, alleato di Bolloré nella battaglia per prendere il controllo del gruppo Lagardère a Parigi.
I due assieme ne detengono il 49% e si ritrovano come avversario Bernard Arnault di Lvmh. In Italia, invece, le cose per Bolloré non si sbloccano. In Tim (23,9%), dopo aver speso settimane a cercare candidati in proprio, Vivendi ha deciso di appoggiare, anzi di contribuire a costruire la lista del cda.
Salvo copi di scena, un segnale distensivo al governo, dopo gli scontri sull' emendamento salva-Mediaset. Col Biscione, però, è stallo. Nessun accordo è in vista. Anzi. Mediaset ha impugnato la sentenza con cui il Tar ha restituito a Vivendi il 19,9% in precedenza segregato in Simon Fiduciaria per via di norme della Legge Gasparri giudicate poi incompatibili coi trattati Ue dalla Corte di Giustizia.
Non solo. Dopo l' affondo della Procura, l' 11 febbraio si terrà a Milano l' udienza conclusiva sull' affare Premium, per cui il Biscione chiede 3 miliardi di danni. Come se non bastasse ecco la bordata su Dailymotion (sito in precedenza controllato da Orange): 22 milioni su cui i francesi dicono che faranno appello per una sospensione esecutiva.
Ma dopo i 5,5 già comminati nel 2019, si rischia la valanga: con altre 5 sentenze in arrivo, sulla base degli stessi parametri fin qui usati, Parigi potrebbe dover pagare oltre 200 milioni. Un salasso che un' intesa dell' ultimo minuto con Cologno potrebbe ancora scongiurare.
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