I RAGNETTI SI ARRAMPICANO (SUGLI SPECCHI) - COME PREVISTO, IL CDA DI ALITALIA HA APPROVATO IL PRESTITO DA 150 MLN € CHE METTE UNA PEZZA AL DISASTRO ECONOMICO - L’AD RAGNETTI È ANCORA AL SUO POSTO, MA LA CACCIATA È QUESTIONE DI TEMPO: ALCUNI AZIONISTI AVREBBERO CONDIZIONATO IL VIA LIBERA AL PRESTITO CON IL SUO VIA E BASTA - ALMENO PER ADESSO GLI AEREI POTRANNO CONTINUARE A VOLARE E GLI STIPENDI SARANNO PAGATI...

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Umberto Mancini per "Il Messaggero"

Tutto da copione o quasi. Ieri il cda di Alitalia, come anticipato dal Messaggero, ha dato via libera al finanziamento da 150 milioni dei soci per mettere in sicurezza i conti della compagnia. Ha però rinviato la soluzione, non senza qualche malumore, del nodo legato alla sorte di Andrea Ragnetti.

E' prevalsa quindi una linea prudente che salva, almeno fino all'assemblea di aprile, l'attuale amministratore delegato. Di certo la posizione del manager resta in bilico. Tant'è che durante il vertice presieduto da Roberto Colaninno e durato circa 4 ore, alcuni azionisti avrebbero condizionato l'ok al prestito all'uscita in tempi brevi di Ragnetti. Un soluzione traumatica evitata sul filo di lana e dopo una serrata trattativa. Elio Catania, vicepresidente della compagnia, resta quindi per il momento in panchina. Potrebbe però scendere in campo subito dopo l'approvazione del bilancio.

STIPENDI SALVI
Temporaneamente rinviato il problema della guida della compagnia, gli azionisti si sono concentrati sul presente. Tutti hanno preso atto che l'intervento di rifinanziamento era urgente. Visto che a marzo, senza nuove risorse, sarebbe stato complicato reperire le risorse necessarie a pagare gli stipendi e a far decollare gli aerei. A gennaio in cassa c'erano poco più di 150 milioni, mentre all'inizio di febbraio l'asticella era già scesa a quota 90 milioni. Tra un mese o poco più si sarebbe accesa la spia rossa, con la previsione di un esordio di marzo con un rosso di 7 milioni.

Come già anticipato, il finanziamento convertendo-convertibile del valore massimo di 150 milioni (remunerato a un tasso dell'8%) dovrà essere sottoscritto pro quota (Air France dovrà sborsare circa 37,5 milioni, Intesa e Atlantia 14 milioni, la Immsi 10,5 milioni, Toto e Angelucci 7,5 milioni, Equinox e Carbonelli D'Angelo 4,5 milioni e così via). Bisognerà aspettare l'assemblea del 22 febbraio per vedere chi parteciperà effettivamente, ma dagli umori espressi ieri l'impegno dei soci sfiora già l'unanimità.

Nonostante le divisioni interne su come arrivare al matrimonio con Air France, i soci (alla riunione erano presenti Lino Bergonzi, Philippe Calavia, Cosimo Carbonelli, Achille D'Avanzo, Paolo Ligresti, Davide Maccagnani, Bruno Matheu, Gaetano Miccichè, Ernesto Monti, Antonio Orsero, Jean-Cyril Spinetta, Maurizio Traglio e Antonino Turicchi) hanno fatto fronte comune per il bene della società. Ma il confronto sulle alleanze ripartirà presto. Perché è stato fatto notare a Colaninno che Parigi non va considerata come l'unica opportunità. E che quindi la caccia ad una alternativa deve continuare.

AEROFLOT SULLA PISTA
Anche perché Aeroflot avrebbero manifestato un certo interesse a studiare il dossier. Di fatto, una parte dei soci vuole evitare la svendita. O comunque è intenzionata a sondare il mercato prima di cedere, nella consapevolezza che Alitalia vuol dire anche Italia, con tutti i suoi tesori archeologici, artistici e paesaggistici. E questo i francesi lo sanno bene.

 

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