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Andrea Greco per "la Repubblica"
Si delinea l´aumento di capitale di Banca popolare di Milano, che martedì sarà discusso dal board. L´ammontare potrebbe essere ridotto rispetto agli iniziali 1,2 miliardi di euro, e forse ci sarà qualche settimana in più per disegnare la cornice dei cambiamenti allo studio. Come il passaggio alla governance duale, e l´ingresso tra i soci (e probabilmente nel management) di Matteo Arpe, pronto a rilevare con la sua Sator 200 milioni di euro in nuovi titoli.
Il consiglio del 13, però, non dovrebbe partorire numeri e dettagli. Darà , piuttosto, un via informale, dopo l´aggiornamento sulla visita fatta dal presidente Massimo Ponzellini e il dg Enzo Chiesa ad Anna Maria Tarantola, vicedirettore generale di Bankitalia. La quale avrebbe mostrato scarsa flessibilità ai milanesi, che speravano di posticipare a periodi meno turbolenti l´operazione, e di riavvicinarla ai 600 milioni inizialmente stabiliti.
Ma la vigilanza, che dopo una dura ispezione impose un aumento doppio entro fine anno, e modifiche radicali al governo societario, mercoledì avrebbe concesso solo un piccolo "sconto" sulla cifra, che si dice potrebbe avvicinare il miliardo. E una dilazione solo tecnica, qualche giorno per attendere il prospetto Consob, imbastire il passaggio al duale, fare i numeri e imbarcare, contestualmente, Arpe.
La presenza del banchiere ex Capitalia - in settimana avrebbe a sua volta incontrato Tarantola - è preziosa per l´investimento, che sgraverà il consorzio di parte dei rischi di inoptato «in un momento in cui il mercato non è molto profondo», dice eufemisticamente un banchiere vicino al dossier. Ma anche per l´esperienza manageriale e l´ascendente mostrato a Roma sugli investitori.
«Un suo ruolo nell´operazione renderebbe meno difficile portarla a buon fine», dice il banchiere. Resta da vedere se Arpe si intenderà con Ponzellini e Chiesa sui termini del suo sbarco in Piazza Meda; forse il doppio consiglio potrebbe creare poltrone adeguate a tutti e tre, oltre a diluire l´influenza dei sindacati interni - destinati al consiglio di sorveglianza - sulla gestione, che Arpe potrebbe guidare. Bpm non è l´unica banca italiana che ha bisogno di nuovi fondi, almeno secondo il mercato.
Un´altra è Unicredit, che stamani raduna le Fondazioni proprietarie del 15% per un confronto con il vertice della banca. à un´occasione asimmetrica e informale, difficile quindi prevedere decisioni, piuttosto l´avvio di ragionamenti su temi strategici come la redditività e il patrimonio, che di lì a poco l´ad Federico Ghizzoni dovrà declinare nel piano industriale (promesso a novembre-dicembre). Il piano potrebbe incorporare la ricapitalizzazione, i cui termini dipenderanno però dai vincoli regolamentari sugli organismi sistemici (Unicredit lo è), dal livello del titolo, dalla capacità di valorizzare asset che rimpolpino il patrimonio.
Diversi analisti ritengono che l´unica alternativa all´aumento sia la vendita di "gioielli" redditizi e del valore dai cinque miliardi in su. Come la turca Yapi Kredi o la polacca Pekao, che potrebbe interessare al Santander, fattosi avanti ieri per la rivale Kredyt Bank (Kbc). In Borsa, dopo una seduta propizia, Unicredit ha guadagnato lo 0,54%, Bpm lo 0,83%. Meglio ha fatto la rivale francese Bnp Paribas (+1,8%), che ieri ha pubblicato un fitto documento sulla liquidità da cui, come già per SocGen, emerge la chiusura anticipata del funding 2011.
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