COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
1. DAGOREPORT
Col passaggio di Abramo Bazoli a presidente emerito dell’istituto – sostituito dall’innocuo Gros Pietro, tanto per far felice il circolo renziano in mano all’avvocato Tombari della Cassa Risparmio di Firenze (3,4 per cento) – si chiude un’epoca.
Il potere di Intesa Sanpaolo non passa però nella mani pur capaci dell’amministratore delegato Carlo Messina: la banca è nei fatti eterodiretta da Larry Fink, presidente ed AD del colosso della finanza americana BlackRock (col 5 per cento, è il secondo azionista dopo la Compagnia San Paolo).
Il vispo Messina infatti non osa fare nulla di strategico se prima non chiede consiglio a Fink. Recentemente, ad esempio, Messina era intenzionato ad accettare l’invito di Renzi di recarsi a Teheran a caccia di affari ma a fargli cambiare idea è stato appunto Fink: quel viaggio, a Washington, non avrebbe fatto assolutamente piacere (al posto Messina, in Iran, è volato Nagel di Mediobanca)
2. INTESA: BAZOLI, ABBIAMO RESPONSABILITÀ INTERO SISTEMA
(ANSA) - "Abbiamo la responsabilità dell'intero sistema e dobbiamo contribuire, nel nostro stesso interesse, al suo miglioramento e al contenimento dei rischi complessivi, perché viviamo in un mondo interdipendente". Lo ha sottolineato Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. "La gestione di una banca dev'essere improntata al senso di responsabilità. Una banca non può essere un'isola felice in un sistema in crisi. Nessuna struttura può pensare di bastare a se stessa", ha aggiunto.
"Se ripenso alla banca che mi fu affidata nel 1982 e guardo alla posizione che ha acquisito oggi, grazie al lavoro eccellente svolto dal nostro top management e da tutti i collaboratori, da Intesa Sanpaolo nel mondo italiano ed europeo (prima in Italia e terza per capitalizzazione nella zona Euro), il percorso compiuto e i traguardi raggiunti non mi sembrano veri".
"Traguardi raggiunti - ha aggiunto - avendo da salvaguardare sia l'indipendenza della banca, più volte minacciata da varie forze esterne, sia la sua autonomia da qualsiasi ingerenza politica. Una autonomia che ha garantito alla banca il rispetto della sua natura e delle sue prerogative, e ha restituito al Paese la funzionalità e la moralità della distinzione dei ruoli istituzionali, pubblici e privati. Da qui mi deriva una grande serenità e fiducia nell'atto di lasciare la guida dell'istituto affidato a persone di grande professionalità che godono di generale stima".
GIAN MARIA GROSS PIETRO - copyright pizzi
3. INTESA: MESSINA,CONFERMO PIANO,4 MLD CEDOLA PER 2018
(ANSA) - "Confermo il piano d'impresa e l'obiettivo di 4 miliardi di dividendi per il 2018". Lo ha detto Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo rispondendo alle domande degli azionisti durante l'assemblea.
4. MESSINA,PREVEDO ALTRE CESSIONI, SPERO QUEST'ANNO
(ANSA) - "Prevediamo altre cessioni, auspicabilmente entro quest'anno". Lo ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina rispondendo agli azionisti durante l'assemblea.
5. INTESA: SI CHIUDE ERA BAZOLI, OGGI ULTIMA ASSEMBLEA
Nicola Capodanno per l'Ansa
GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI
Nell'82 l'atto costitutivo del Nuovo Banco Ambrosiano. Nell'89 la fusione con la Banca Cattolica del Veneto. Nel '98 la nascita di Banca Intesa grazie al consolidamento tra l'Ambrosiano Veneto e la Cariplo di Giuseppe Guzzetti. Poi nel '99 l'incorporazione della Comit col placet di Enrico Cuccia e infine la fusione nel 2007 col Sanpaolo Imi di Torino. Il comune denominatore di tutte queste operazioni, che hanno dato vita alla più grande banca del Paese, è Giovanni Bazoli.
Dopo 34 anni dalla sua nomina a presidente dell'istituto sorto sulle ceneri del crac dell'Ambrosiano di Roberto Calvi, il professore bresciano, classe '32 e laurea in giurisprudenza, lascia il vertice di Intesa Sanpaolo. A succedergli è Gian Maria Gros-Pietro, mentre a lui, come stabilito dal nuovo statuto, andrà la carica, non retribuita, di presidente emerito. Un mandato di tre anni a garanzia della transizione della governance duale da lui architettata dopo la fusione con Torino al nuovo sistema monistico.
Un incarico che servirà non soltanto a promuovere le numerose iniziative culturali della banca, come già fatto in questi anni con la creazione delle Gallerie d'Italia in Piazza della Scala e il restauro dell'abitazione di Alessandro Manzoni; ma anche a fornire consigli al board guidato da Carlo Messina: Bazoli potrà infatti esprimere pareri e partecipare alle riunioni del consiglio, con funzione consultiva, su richiesta del presidente o del consigliere delegato.
ROBERTO CALVI E MOGLIE CON PAOLO VI
Bazoli, che gli amici chiamano semplicemente 'Nanni', lascia quindi la poltrona di presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, consegnando in eredità la terza banca più grande d'Europa e la prima in Italia per capitalizzazione (oltre 41 miliardi) e per erogazione del credito. Insomma, un gigante al centro dell'economia del Paese con oltre 48 miliardi di euro di nuovi crediti erogati a medio-lungo nell'ultimo esercizio. Negli ultimi anni, però, Bazoli è stato più volte accusato di "eccessivo attaccamento alla poltrona".
Attacchi che sono arrivati non solo dai piccoli azionisti in assemblea ma anche dal 'nemico' Diego Della Valle, soprattutto sul fronte del partecipata Rcs, proprio mentre il premier Matteo Renzi aveva coniato negli scorsi anni il termine di 'rottamatore'. Ma lui a questi attacchi ha sempre risposto a viso aperto e proprio in occasione dell'ultima riunione dei soci aveva avuto modo di chiarire: "Sta per concludersi una lunga esperienza, ma anche una mia grande responsabilità nel sistema bancario italiano. Una delle ragioni che mi aveva spinto ad accettare questo compito era l'intento di dimostrare la capacità di agire ad alto livello nella finanza mostrando correttezza, per contribuire al recupero di fiducia nel Paese. Ritengo di averlo fatto".
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