
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
Laura Bandinelli e Tiziana Cairati per "la Stampa"
Il dubbio di Massimo Moratti sulla presidenza ha segnato in maniera indelebile la giornata di ieri tra chiacchiere, silenzi, umore nero e risposte al pepe. Come quella che Moratti ha dato a Striscia la Notizia appostato alla consegna del Tapiro. «Signor Moratti perché vende l'Inter, da lei non ce lo saremmo aspettati?», secca la replica del numero uno interista, che rifiuta l'omaggio: «Lo faccio per non avere più rotture di scatole come questa», ed entra in Saras. L'azienda di famiglia, da lunedì occupazione principale del petroliere.
Moratti combatte con se stesso per una delle decisioni più difficili dal giorno dell'acquisto del club, il 18 febbraio 1995: fare o non fare il presidente? Ecco il dilemma. E il nervosismo va letto anche in questo senso. Il socio di maggioranza Thohir ha chiesto a più riprese all'attuale presidente nerazzurro di restare in carica, ma Moratti - che non ha mai sorriso all'idea - accetterebbe solo con le deleghe sportive in mano. Unico modo per proseguire a essere in qualche modo operativo. Il caso contrario, l'ipotesi cioè di una carica da presidente virtuale, non é nei suoi programmi, nonostante le pressioni dell'indonesiano. Questi sono i pensieri che hanno accompagnato la giornata di Moratti.
Le questioni dovrebbero essere risolte oggi e si va verso la probabile elezione dello stesso Thohir come presidente. Perché come ha sottolineato Moratti «chi acquista un club deve camminare con le proprie gambe come feci io nel â95». Anche se poi, nel tardo pomeriggio, quando lascia il cda della Saras è meno perentorio: «Non abbiamo ancora deciso, dobbiamo definire alcune cose, poi sarò in grado di capire. Thohir non mi ha chiesto di nuovo di fare il presidente, a pranzo però abbiamo parlato di altro».
Non sono da escludere ripensamenti notturni che potrebbero portare a una vecchia idea: Moratti presidente onorario per dare continuità e non destabilizzare l'ambiente. Vani invece i tentativi di convincere il figlio Angelomario Moratti, detto Mao, ad accettare la carica.
La mattinata di ieri, vigilia dell'assemblea di questa mattina in cui sarà ufficializzato il passaggio di quote da Moratti alla cordata indonesiana, è stata impegnativa per il tycoon atterrato di buon mattino a Malpensa. «Sono contento di essere a Milano, speriamo di avere un buon incontro con il signor Moratti. Ci vedremo nei prossimi giorni perché resterò un po'» dice lasciando l'aeroporto, poi l'arrivo all'«Armani», l'hotel extra lusso dove soggiornerà fino a giovedì.
Di seguito il pranzo con Moratti senior, il figlio Mao, i suoi soci Roeslani e Soetedjo, Javier Zanetti, Walter Mazzarri, Santoro (braccio destro del tecnico), un rappresentante dell'advisor Inner Circle e Alberto Manzonetti di Four Partners, un altro advisor (che entrerà nel nuovo cda).
«à stato un buon meeting, abbiamo visto le strutture, mi piacciono molto. Ne sono rimasto colpito. Abbiamo incontrato Mazzarri e Zanetti, è stata buona occasione per presentarci, ma non abbiamo discusso di nulla, finalmente ci siamo visti perché conoscersi faccia a faccia serve. Sono felice di essere a Milano», ha detto Thohir, che lunedì vedrà Adriano Galliani per i saluti ufficiali al Milan.
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