carlo messina

INTESA CI RICASCA - DOPO AVER VIOLATO EMBARGO ALL’IRAN (E MULTATA DAGLI USA), ORA HA CURATO LA CESSIONE DEL 19,5% DI ROSNEFT FINITO AI QATARINI DI QIA (QUELLI CHE SI SONO CHIAMATO FUORI DA MPS) ED A GLENCORE, COLOSSO DEL TRADING - PICCOLO PARTICOLARE: ROSNEFT E’ FRA LE AZIENDE SOTTO EMBARGO UE - INDAGA LA CONSOB E TACE BANKITALIA

Andrea Giacobino per www.andreagiacobino.worldpress.com

 

igor sechinigor sechin

Dopo gli Stati Uniti, la Russia. Si allarga il fronte delle grane internazionali per Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana guidata da Carlo Messina. L’istituto di Ca’ de Sass, infatti, ha appena dovuto pagare una multa di 235 milioni di dollari alle autorità americane per violazione delle norme sul riciclaggio avendo fatto affari in Iran, paese colpito dalle sanzioni.

 

Adesso i fari si spostano nel paese guidato da Vladimir Putin, ove peraltro Intesa opera da anni e dove un formidabile ruolo di pontiere con l’ex agente del Kgb è stato condotto da Antonio Fallico, vera eminenza grigia della banca. Proprio Fallico è stato oggetto qualche giorno fa di una dettagliata inchiesta giornalistica http://fb.me/5chwEOKlI

 

Antonio Fallico1Antonio Fallico1

 

Anche in Russia è questione di sanzioni per Intesa. La banca, infatti, risulta aver finanziato l’operazione che ha portato Glencore, gigante del trading su materie prime guidato da Ivan Glasenberg, e il fondo sovrano Qatar Investment Authority (che avrebbe dovuto entrare in Mps) a rilevare il 19,5% di Rosneft, colosso energetico russo al cui comando c’è Igor Sechin, anche lui ex agente del Kgb, e ritenuto il più fido collaboratore di Putin.

 

Rosneft però è fra i soggetti colpiti dalle sanzioni comminate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti ad importanti entità economiche russe dopo l’invasione della Crimea nel 2014. L’operazione Rosneft-Glencore-Qia, peraltro segna un successo per Sechin che ha ringraziato pubblicamente Putin perché è la più grande privatizzazione mai fatta in Russia visto che vale 10,5 miliardi di dollari.

 

Ivan Glasenberg GlencoreIvan Glasenberg Glencore

“Noi – ha detto Messina al proposito – siamo advisor della privatizzazione da parte della controllante di Rosneft, che non è soggetta ad alcuna sanzione o embargo.Abbiamo ottenuto questo incarico in competizione con le principali banche americane e europee e siamo in competizione con banche europee e americane nel lavorare alla privatizzazione di questa azienda”.

 

Antonio FallicoAntonio Fallico

Tutto risolto, dunque? Nient’affatto. Consob sta indagando sulla questione mentre da Banca d’Italia non giungono commenti. E’ vero che le sanzioni contro la Russia non proibiscono di comprare o vendere titoli delle entità sotto embargo, ma la struttura dell’operazione è molto complessa e se si scoprisse che l’affare è servito a finanziare o Rosneft o qualche banca russa anch’essa embargata allora la violazione delle sanzioni sarebbe palese.

 

In effetti una recentissima inchiesta condotta da John Elmes http://www.nakedcapitalism.com/2016/12/the-story-that-russia-does-not-want-you-to-see-the-rosneft-share-sale-as-a-sham-transaction.html racconta un’altra storia. E cioè che quella spacciata come privatizzazione sia in realtà solo una partita di giro dove l’operazione è stata finanziata dalla Banca Centrale russa e non a caso visto che lo stato possiede il 69,5% di Rosneft tramite la controllata Rosneftegaz.

 

carlo messina        carlo messina

Nel comunicato Rosneft scrive: “the bulk of debt financing will be provided by Intesa that will arrange finance to the acquiring vehicle on non-recourse basis with a pledge of the acquired shares”. Se Rosneft intende che Intesa abbia fatto solo da arranger per altre banche per prestare denari a Glencore e Qia, questo però non è ciò che proprio Glencore afferma. Nel comunicato del gruppo di Glasenberg si legge infatti che Glencore e Qia “will commit 2,5 billion euro in equity to the consortium, with the balance of the consideration for the acquisition of the shares to be provided by non-recourse bank financing, principally by Intesa, with russian banks also providing financing and credit support”.

 

GlencoreGlencore

Non c’è da stupirsi, quindi, se il pasticcio russo è finito sotto i riflettori delle autorità di controllo italiane, europee e, a quanto risulta, anche americane attraverso il Dipartimento del Tesoro che hanno chiesto alla Svizzera (paese dov’è basata Glencore) tutti i documenti di questa stranissima “privatizzazione”.

 

 

 

QIAQIA