DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
1 - TURCHIA: LAVROV,GRAZIE ANKARA PER REAZIONE A OMICIDIO KARLOV
(ANSA) - "Siamo grati ai colleghi turchi per l'immediata reazione a questo crimine barbarico e per le condoglianze": lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov dopo aver discusso dell'omicidio dell'ambasciatore Andrey Karlov in un bilaterale a Mosca con il capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu.
"Questa tragedia fa lottare noi tutti contro il terrorismo in maniera sempre più decisa e rende l'incontro di oggi sempre più attuale", ha poi aggiunto Lavrov. Il ministro degli Esteri russo ha fatto sapere che la salma del diplomatico tornerà a Mosca sullo stesso aereo che stamane ha portato in Turchia un team di 18 investigatori russi per indagare sull'assassinio e ha dichiarato che le circostanze del crimine devono essere stabilite al più presto.
2 - TURCHIA: AMBASCIATORE UCCISO, KILLER SOSPESO E REINTEGRATO
(ANSAmed) - Era stato inizialmente sospeso dal servizio per sospetti legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, e reintegrato poche settimane dopo, Mevlut Mert Altintas, il poliziotto turco 22enne che ieri sera ha ucciso l'ambasciatore russo ad Ankara, Andrei Karlov.
Lo scrivono i media locali, secondo cui l'agente era stato sospeso il 4 ottobre e richiamato in servizio il 16 novembre, al termine di un'indagine interna che non aveva fatto emergere responsabilità. In queste ore, le indagini sull'omicidio dell'ambasciatore seguono la pista del presunto tentativo di sabotaggio 'gulenista' dei rapporti tra Turchia e Russia.
3 - QAEDISTI, SPIE, PROVOCAZIONI
Guido Olimpio per il Corriere della Sera
L’agguato di Ankara risponde alla legge non scritta dove il gesto di un singolo può avere conseguenze devastanti. Il killer non solo ha assassinato l' ambasciatore inerme ma ha puntato contro bersagli distinti. L'attacco infatti coinvolge il nuovo rapporto Russia-Turchia, la crisi siriana, le tensioni che da questa estate rendono precario il paese, stretto tra bombe a raffica e fallito golpe.
Come sempre la dimensione regionale si intreccia con quella locale, lasciando aperti degli spazi che paiono fatti apposta per manovre, provocazioni e mosse terroristiche. Il sicario può avere un' etichetta, però dietro c'è altro, mai fermarsi - in questi casi - al primo dato.
Il momento internazionale.
Domani e il 27 dicembre Russia, Iran e Turchia si siederanno attorno allo stesso tavolo, un triumvirato che, pur tra diffidenze e sospetti, cerca la sua soluzione per la crisi siriana.
Una partita dove ognuno vuole guadagnare molto pagando il meno possibile. Summit favorito dal successo conseguito ad Aleppo da russi, iraniani e siriani. La battaglia è stata vinta grazie all'azione decisiva quanto brutale lanciata da Mosca, ma non meno significativo l'atteggiamento di Ankara.
Il presidente Erdogan, che per anni ha chiesto la deposizione di Assad, ha scaricato una parte della ribellione. Molte «brigate» di insorti, foraggiate da Ankara, sono state spostate nel nord della Siria per conquistare territori e fermare i curdi. L'idea del Grande Baratto ha preso forma in nome del pragmatismo tra due ex nemici.
Nel 2015 Mosca e Ankara erano sull'orlo del conflitto dopo la distruzione di un Sukhoi, oggi sembrano navigare insieme. Come le navi russe, piene di armi, che ogni giorno, passano per il Bosforo dirette a Tartus, in Siria. Una spola ben protetta dai turchi. Il Sultano e lo Zar pensano agli affari, cercano di lasciare dietro Usa ed Unione Europea. Ma con la prudenza di chi sa che è tutto a tempo, una relazione costruita su fondamenta fragili, minate da altri attori. Un'imboscata in stile Sarajevo è la mina per far saltare tutto?
La tensione regionale. Il territorio turco ospita elementi jihadisti legati allo Stato Islamico ma anche alla guerriglia caucasica, schieramenti che considerano i russi come nemico. La componente di Al Qaeda - inquadrata nelle file della ex al Nusra - è da sempre in guerra con Mosca ed ha uomini nel Paese, è capace di infiltrarne qualcuno in un apparato. Una realtà che può trovare complicità in ambienti islamisti. I massacri di civili siriani hanno mobilitato le piazze, si invoca la vendetta contro chi attacca i musulmani.
E i russi sono un obiettivo: la distruzione - sembra per una bomba - del jet del Sinai ne è stato un esempio tragico. I turchi temevano da tempo azioni di questo tipo. Anche perché sono stati colpiti da attentati di matrice diversa che oltre a fare centinaia di vittime hanno reso precaria la sicurezza. Troppi i fronti, con kamikaze Isis e quelli curdi, spie, jihadisti, confini porosi dove passa di tutto, città che ospitano cellule. Senza dimenticare l'eliminazione, in passato, di numerosi esponenti della diaspora cecena riparati in Turchia.
Omicidi attribuiti ai servizi del dittatore Kadyrov ma anche a elementi ingaggiati da Mosca.
Intrighi che hanno trasformato le città nel campo di battaglia tra «ombre» in una cornice deteriorata.
I guai interni. La autorità, secondo uno schema scontato, hanno ipotizzato che l'assassino di Karlov sia un agente legato al movimento religioso di Fethullah Gülen, l'oppositore rifugiato negli Usa. E in questo caso l'agguato sarebbe una provocazione per mettere in difficoltà il governo.
Stessa teoria rilanciata dopo la strage di tre attiviste curde a Parigi nel 2013, con lo scenario di 007 o poliziotti infedeli. Migliaia di militari e agenti sono stati cacciati, una purga che ha messo fuori gioco presunti simpatizzanti ma anche aperto falle nella difesa. Il pericolo è che l'imboscata di Ankara apra un'altra stagione di terrore, simile a quella che ha contrapposto israeliani e palestinesi, una lotta senza confini. Le motivazioni non mancano, neppure i protagonisti.
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