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Mario Sconcerti per "Corriere della Sera"
Proviamo a mettere ordine nel calcio degli ultimi due mesi. Il primo dato evidente è che in Italia siamo tutti più poveri tranne la Juve. Sarebbe però un errore pensare che anche la Juve possa esercitare questa diversità a tempo indeterminato. La Juve attuale perde cento milioni l'anno, non può durare.
La vera differenza con Inter e Milan è che li perde da pochi anni e non da 25 come Berlusconi, ma il senso è quello. Non è stata trovata una regola vincente, sono stati trovati soldi marginali dentro una grande impresa. Nel frattempo questa superiorità finanziaria è stata brava a produrre diversità . Fra la Juve e gli avversari la differenza è aumentata.
La Juve è l'unica squadra ad aver affrontato il mercato pensando semplicemente a rinforzarsi. Tutti gli altri hanno pensato prima di tutto a come rientrare. Non è uno scandalo. Il calcio non è un dovere, va accettato per come lo dettano i tempi. Nel frattempo però la Juve ha solo acquistato, l'Inter è rimasta a mezza strada, il Milan ha venduto.
La differenza risulta allargata tenendo anche conto che tra Juve e Inter nell'ultimo campionato la distanza è stata di 26 punti. L'Inter in teoria avrebbe dovuto acquistare molto più della Juve. Il dato non è aritmetico ma conta pur qualcosa e questo dice che chi si è rinforzato di più è la squadra che aveva già vinto. Quindi lo spazio è stretto per tutti.
La domanda diventa allora un'altra: in un calcio dove gli acquisti sono stati decisi da esigenze diverse da quelle tecniche, come si può trovare un fattore equilibrante? C'è qualcosa che può rimettere in pareggio la differenza tra partenti e presenti? La prima risposta è che l'impoverimento complessivo restituisce valore al collettivo, cioè alla tattica, alla preparazione della squadra.
Se manca il colpo di classe, torna a essere determinante l'organizzazione del particolare. La seconda risposta è che tutte le avversarie della Juve sembrano aver scelto un calcio offensivo. L'Inter di Stramaccioni prevede molto orgogliosamente quattro attaccanti, Palacio-Sneijder-Coutinho-Milito.
La Roma è completamente nelle mani di Zeman, maestro dell'oltraggio offensivo. La Juve stessa ha già Vucinic, Quagliarella, Giovinco, Iaquinta, Matri ma cerca Jovetic e Pazzini. Il Napoli sostituisce Lavezzi con Pandev e aggiunge Insigne a Vargas. à un calcio che sembra rispondere all'impoverimento con un aumento di suggestione, più attacco a compensare il minor valore tecnico. Può funzionare, può bastare? Relativamente all'Italia sì. Spesso nello sport conta più la qualità della gara che la qualità dei concorrenti.
Un duello vale per la passione che suscita non per i guadagni dei duellanti. Mi capitò di essere sullo Stelvio molti anni fa quando Bertoglio vinse il Giro d'Italia dopo 20 chilometri di tornanti testa a testa con Galdos. Tutti dissero che era il nuovo Coppi (si chiamava anche Fausto). Non era vero, lo sapevamo tutti, ma non interessò a nessuno. Per qualche giorno fu Coppi.
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