L’ARMATA BRANCAPALLONE DEI PRESIDENTI - CHI STA IN GALERA (CELLINO), CHI PERDE (MORATTI) E CHI COL CALCIO SI RIPAGA I FLOP CINEMATOGRAFICI (DE LAURENTIIS)

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Gianfrancesco Turano per "Espresso.Repubblica.it"

Come ogni anno di questi tempi, una valanga di dati economici si abbatte sui campi spelacchiati, sabbiosi e tinti di spray verde della serie A. Anche quest'anno lo spettacolo della devastazione finanziaria è contemporaneo alla scomparsa totale, dei club nazionali dalle competizioni europee.

Ma i presidenti della prima divisione, imprenditori dell'entertainment preferito dagli italiani, rimangono concentrati sul rigore che non c'era e sul fuorigioco non segnalato. La moviola, nuovo oppio dei popoli, è il diversivo perfetto.

Eppure le elaborazioni del Report Calcio 2013 preparate dall'abbinata Arel-PriceWaterhouse con il patrocinio della Federcalcio, insieme a quelle non meno precise della "Gazzetta dello Sport", dovrebbero provocare un'ondata di dimissioni tra i patroni dello sport più amato. Ma dopo Ratzinger i presidenti non vogliono destabilizzare un'altra area di culto e rimangono saldi al loro posto sulla plancia del Titanic.

La Federcalcio non è da meno avendo appena confermato Giancarlo Abete mentre la Lega calcio, l'assise milanese dove i proprietari possono menarsi e insultarsi senza tema di Daspo, ha ribadito Maurizio Beretta. Nel frattempo, un presidente è finito in galera, il cagliaritano Massimo Cellino, già responsabile del codice etico della Federcalcio.

Dopo avere seguito alcune partite alla radio con gli ultras sotto le mura del carcere di Buoncammino, Cellino, indagato per la gestione dello stadio di Is Arenas, è stato mandato ai domiciliari. Enrico Preziosi del Genoa, invece, il Daspo lo ha subito come pena accessoria per una vecchia condanna penale legata all'illecito con il Venezia del 2005. E' rientrato allo stadio a febbraio, dopo avere approvato i conti in crisi di una Giochi Preziosi che perde 87 milioni di euro.

A dispetto degli allarmi, il Titanic continua a navigare. Questo dimostra che con l'iceberg si può convivere. Basta dribblarlo in tempo. Se no, marcarlo a zona.

Prologo contabile minimo Gli ultimi bilanci dicono che la serie A ha 2,8 miliardi di euro di debiti e una posizione finanziaria netta negativa per 1,63 miliardi di euro. Metà di questa somma spetta alle banche.

Le perdite complessive del 2012 sono di 282 milioni (300 nel 2011) nonostante le plusvalenze siano tornate a livelli molto alti, sia quelle reali con esborso di denaro, sia quelle virtuali con passaggi di calciatori valutati «ad minchiam», per dirla con il compianto mister Franco Scoglio.

Il patrimonio netto dei club di prima serie è salito a 287 milioni dai 202 dell'anno precedente. Bisogna ricordarsi che il patrimonio della A è quanto mai volatile, essendo formato da pochi immobili di proprietà (centri sportivi più un solo stadio, quello della Juve) e da centinaia di calciatori che riportano alla questione plusvalenze-minusvalenze.

I soldi, insomma, sono scarsi, costantemente bruciati da perdite o interessi passivi, e le banche esibiscono un catenaccio furibondo per limitare il passivo.

Andrea, Aurelio, Adriano si prendono la A
Le tre squadre in testa al campionato 2012-2013 stanno provando ad abbinare la virtù sportiva a quella economica. La Juve ha accumulato 145 milioni di perdite nel biennio 2010-2012. Ha una semestrale in avanzo per 11 milioni di euro e si aspetta di chiudere l'anno 2012-2013 con una perdita ridotta. Miracoli dello stadio di proprietà? Miracoli dei risultati sportivi e dei ricavi della Champions, la seconda miniera d'oro del calcio dopo i diritti tv.

Sul piano dell'immagine, chi perde è sempre antipatico. Se veste in bianconero, di più, ma quanto meno il presidente Andrea Agnelli ha smesso di comportarsi come Gabriele d'Annunzio con i territori irredenti. Invece di ricorrere a qualunque tribunale per i due scudetti cancellati, vince sul campo e non si svena con il calciomercato. Ancora più ragionevole è il secondo in classifica, Aurelio De Laurentiis.

Il suo Napoli ha già una cinquantina di milioni in cassa se, come sembra, venderà Cavani. Così potrà superare il suo migliore profitto calcistico (15 milioni di euro nel 2012). Il sacrificio del Matador aiuterà a tamponare la situazione generale della holding Filmauro che ha dovuto annunciare una perdita di 1,2 milioni il 24 dicembre 2012. Un brutto cinepanettone che conferma l'inversione dei pesi all'interno del gruppo De Laurentiis, con il pallone che ha soppiantato i film.

 

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