OCCHIO ALL’INCROCIO! IN UBI BANCA IL DUO ZANETTI-BAZOLI FUNZIONAVA COME UNA MORSA SULLA QUARTA BANCA ITALIANA – L’ISPEZIONE CONSOB SCOPRE UN INCONTRO TRA I DUE ARZILLI BANCHIERI – E IL SOCIO JANNONE DENUNCIA I FAVORI AI RISPETTIVI GENERI

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Walter Galbiati per "La Repubblica"

 

Un sistema di potere incrociato, un chiasmo bancario composto da Emilio Zanetti, bergamasco, e da Giovanni Bazoli, bresciano, entrambi presidenti di consigli di sorveglianza, il primo ex di Ubi e il secondo di Intesa Sanpaolo. Una morsa che ha permesso di governare dalla fusione (2007) a oggi la quarta banca italiana nata dall’unione tra la Popolare di Bergamo e la Banca Lombarda e di estendere la loro influenza anche sul più importante istituto di credito italiano, essendo Ubi diventata a un certo punto anche azionista di Intesa Sanpaolo. 

BANCA UBIBANCA UBI

 

«Abbiamo una grandissima stima per il professor Bazoli e quindi il voto che daremo sarà per la lista Bazoli», aveva dichiarato Zanetti nel 2010 esprimendo le intenzioni di voto di Ubi, prima dell’appuntamento per il rinnovo dei vertici di Intesa. Ora l’inchiesta aperta dal pm Fabio Pelosi punta a chiarire se e come le due associazioni di azionisti, la bergamasca Amici di Ubi, presieduta da Zanetti, e la bresciana Associazione Banca lombarda e piemontese, guidata col medesimo incarico da Bazoli, abbiano stilato un patto occulto per alternarsi al potere di Ubi.

 

Al riguardo, la Consob, nel corso di una delle ispezioni avvenute tra settembre e dicembre 2013, ha interrogato Zanetti che ha riconosciuto «di aver incontrato nell’estate del 2012 a titolo personale il prof Bazoli per chiarire l’efficacia degli atti fondativi». Quel patto di alternanza che avrebbe permesso di coltivare all’interno della banca gli interessi familiari dei due presidenti, tanto che la lunga mano dei padri è riuscita a piazzare in posizione di potere i figli: Matteo Zanetti, già nel consiglio della controllata Commercio e Industria è entrato a marzo di quest’anno nel consiglio della Pop Bergamo con l’uscita di scena, dopo 29 anni, dell’avo, mentre Francesca Bazoli si è dovuta accontentare della vicepresidenza di Ubi leasing, del ruolo di consigliera in Ubi Sistemi e Servizi e del Banco di Brescia.

ubi bancaubi banca

 

Le carte dell’inchiesta di Bergamo aprono squarci inquietanti anche sui ruoli dei generi di Zanetti e Bazoli. L’accusa arriva dai verbali di interrogatorio resi tra ottobre e novembre 2013 da Giorgio Jannone, numero uno delle cartiere Pigna in crisi finanziaria, ex parlamentare del Pdl, avversario in Ubi delle liste dei due presidentissimi e anche lui indagato dalla procura di Bergamo per false comunicazioni sociali. 

 

Giorgio Jannone - Copyright PizziGiorgio Jannone - Copyright Pizzi

«Mi risulta che un ingente somma di denaro sia stata pagata a favore del genero di Zanetti, Mario Massari, marito di Laura Zanetti, quest’ultimo top manager di Twice sim. Mi risultano inoltre consulenze affidate allo studio di Gregorio Gitti, genero di Bazoli». Secondo la ricostruzione, Massari, azionista di riferimento di Twice sim attraverso Medinvest, avrebbe incassato 32 milioni di euro nell’ambito dell’operazione che portò Ubi al controllo completo di Iw Bank, fusasi poi con la stessa Twice sim. Gitti, invece, avvocato, nonché parlamentare (Scelta Civica di Monti, ora Per l’Italia), avrebbe ricevuto incarichi nel gruppo Ubi e il mandato di advisor legale per la nascita della

Gregorio GittiGregorio Gitti

nuova banca.