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Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera"
La decisione che spiana la strada ai risarcimenti arriva dopo 2 ore di camera di consiglio. Consob e Bankitalia sono da considerare responsabili (civili) per la truffa del «Madoff dei Parioli». Sollievo nell'aula affollata dalle molte vittime (eccellenti e non) dei derivati finanziari di Egp, Egf, Dharma Holding e altre società (solitamente abusive) che hanno ingoiato gli investimenti di 1.680 clienti. Ora, se Lande fosse condannato, 230 di loro potrebbero rivalersi sulle autorità di vigilanza.
à la prima buona notizia da mesi per i truffati del «Madoff». La seconda viene dalla Francia, dove l'ente di sorveglianza - al lavoro dal 2008 contro le operazioni abusive della Egp di Lande - ha il timbro del Fonds de Garantie des Dèpots. Poche righe rivolte ai magistrati e, in allegato, una lista di nomi di ex clienti di Lande che hanno diritto al risarcimento immediato. Su questo il pm Luca Tescaroli darà il parere nei prossimi giorni.
E se la Consob annuncia il ricorso (15 giorni fa il giudice aveva accolto la richiesta di costituirsi parte civile contro Lande, ma sono due cose separate), l'avvocato Irma Conti prepara la citazione per 60 truffati: «Ora attendiamo il risarcimento». Replica la Consob: «Siamo stati noi a informare le autorità francesi circa la Egp (Européanne de Gèstion Privée di Lande, ndr)».
Ma le indagini proverebbero altro. Oltre alla denuncia di un cliente che, sia pure in forma anonima, informò la stessa Consob, a luglio 2009, sullo «stravagante» modus operandi di Lande e soci, affiorano nuovi dettagli su una possibile inerzia della vigilanza. Nel 2008, l'omologa autorità francese (Amf), dopo accurate ispezioni, sanzionò la Egp di Lande.
Possibile, ci si chiede ora in Procura, che la Consob abbia ignorato quel provvedimento?
Ci sono poi le lettere, elusive secondo i magistrati, inviate dalla Consob al Nucleo valutario della Finanza. In una di esse ci si trincera dietro «direttive europee» che non avrebbero consentito approfondimenti sul «Madoff»: eppure, si sa, che, in seguito, furono disposti approfondimenti.
In un'altra lettera compare addirittura un refuso o un errore di battitura sul nome di Roberto Torregiani, socio di Lande (a processo ma con rito abbreviato) e responsabile dei rapporti con le banche. Nei «nostri archivi», scrive un dirigente della commissione, «non risulta alcun Roberto Torrigiani»: una «i» al posto della «e» che suscita perplessità nei magistrati.
Davvero - ci si chiede in Procura - il dirigente era tanto «sciatto» da scambiare un nome? Sul fronte delle banche: gli assegni inviati ai clienti investitori portano il timbro di Carispaq, di cui il padre di Torregiani era uno dei manager. Ma su tre dirigenti di filiale iscritti nel registro degli indagati, solo uno di loro si è sottoposto all'interrogatorio, mentre gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
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