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(Adnkronos) - Sono oltre un milione, un quinto degli attivi, gli imprenditori vittime di un qualche reato (racket, truffe, furti, rapine, contraffazioni, abusivismo, appalti, scommesse, pirateria) che fa muovere un fatturato che si aggira intorno ai 170-180 miliardi di euro, con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti.
Questi alcuni dei numeri chiave contenuti nella seconda edizione del libro 'I costi dell'illegalita' e la lotta alla criminalita' organizzata' appena pubblicato da Unimpresa che sara' presentato giovedi' 6 marzo a Roma in occasione del convegno 'Legalita' dove sei?' a cui parteciperanno, tra gli altri, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano e il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.
La 'Mafia spa', una vera e propria holding company, e' la piu' grande azienda italiana, la prima banca d'Italia. Condiziona il mercato, fa i suoi prezzi e butta fuori i concorrenti. Ha una liquidita' di 65 miliardi di euro, che in gran parte viene investita in economia legale. Solo il ramo commerciale della criminalita' organizzata, rileva Unimresa, rappresenta quasi il 10% del Pil nazionale, superiore a quello di Estonia, Slovenia, Croazia, Romania. Del resto, i ricavi di cui dispone la criminalita' organizzata vanno ad alimentare un mercato parallelo a quello legale, addirittura maggiore di quello che tiene in piedi il nostro paese.
Le vittime dirette della criminalita' organizzata, secondo quanto emerge dal volume pubblicato da Unimpresa, sono in primis le imprese che si ispirano alla legalita' e alla correttezza verso i consumatori, i dipendenti, i risparmiatori: le imprese che, in silenzio, si confanno ai canoni fondamentali dell'etica sociale di impresa.
''In certi contesti -spiega Luigi Scipione, autore del libro, professore universitario e membro del comitato di presidenza di Unimpresa- quelli caratterizzati da una sedimentata arretratezza economica e sociale, la criminalita' organizzata ha assunto un ruolo di mediazione sociale, di mediazione economica, un ruolo di interfaccia con la politica e le istituzioni. In alcune aree del Meridione la criminalita' si e' addirittura sostituita ai meccanismi del welfare statale per creare un vero e proprio welfare mafioso''.
Secondo Scipione ''l'illegalita' e la mancanza di regole feriscono a morte l'economia sana, impediscono lo sviluppo nelle regioni povere, scoraggiano gli investimenti. Appare chiara la presa di posizione nonche' la consapevolezza che i condizionamenti della criminalita' organizzata nell'economia rappresentano un grande freno allo sviluppo del Paese e un grande pericolo per le imprese sane: non si possono fare analisi serie sul futuro della nostra economia prescindendo dai dati sull'economia illegale e criminale''.
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