PIANO CAIRO PER RCS - SPINTO DALLE PAROLE DI DELLA VALLE, IL BOSS DE LA7 E DEL TORINO POTREBBE AFFONDARE IL COLPO E INTEGRARE I DUE GRUPPI. TANTO CHE I BROKER GIÀ LO VEDONO AL 31%

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di Andrea Montanari per Milano Finanza

A Piazza Affari sono in molti a chiedersi cosa se ne farà il parsimonioso Urbano Cairo di tutta questa liquidità in cassa (173 milioni a fine 2013, grazie alla dote di 115 milioni incassata da TiMedia per l'acquisto di La7 avvenuto nel maggio scorso), considerando che l'emittente in soli sette mesi è già stata risanata (il mol e l'ebit sono tornati positivi dopo anni di profondo rosso) e che la Cairo Communication, vivendo di luce propria (vedere tabella), ha mano libera sul mercato.

È risaputo che il pubblicitario ed editore piemontese, che divide la settimana lavorativa tra Roma (La7), Milano (la capogruppo) e Torino (il club di calcio), sia seriamente intenzionato ad accrescere il peso nel campo dei media: non per altro si è comprato simbolicamente per 1 milione l'emittente che oggi ha uno share del 3,5% e ospita star quali Enrico Mentana, Michele Santoro, Maurizio Crozza e Lilli Gruber.

E sempre in scia a questo progetto, in luglio, per qualche milione di euro ha messo un chip (2,84%) nel capitale di Rcs Mediagroup per studiare la situazione e attendere l'evolversi della guerra tra il presidente di Fiat (20,55%) John Elkann e Diego Della Valle (8,995%).

Una contesa che potrebbe vederlo nei prossimi mesi tra i protagonisti non solo per la chiamata alla armi di mr Tod's che ha detto: «L'ad Pietro Scott Jovane è assolutamente inadeguato, per questo bisognerebbe affidare la delega per la gestione a un editore puro come Urbano Cairo».

Il 29 aprile è prevista l'assemblea della casa editrice di via Rizzoli. E oltre all'azione di responsabilità che Della Valle minaccia di presentare contro il cda, è possibile che si arrivi al redde rationem dopo lo scioglimento anticipato del patto di sindacato che potrebbe cambiare l'assetto del gruppo.

In questo senso a Cairo, interessato a prendere la gestione della concessionaria di pubblicità senza trascurare alcuni periodici (Oggi) o la Gazzetta dello Sport, i capitali per avere un ruolo di primo piano non mancano. Che investa con la società che capitalizza 570 milioni (più di due volte il fatturato consolidato), 100 milioni in meno della stessa Rcs, o a livello personale, spazi di manovra il pubblicitario ne ha tanti.

Basti dire che dalla quotazione dell'azienda (19 luglio 2000) nata dopo il divorzio non consensuale con il suo mentore Silvio Berlusconi, a Cairo è finito un assegno di oltre 156 dei 214 milioni distribuiti in totale agli azionisti: 129 milioni alla holding Ut Communication e alla controllata Ut Belgium, che complessivamente detengono oltre il 60% della concessionaria, e i restanti 27 milioni direttamente nelle sue tasche, essendo oltre che socio unico della Ut anche titolare del 12,5% dell'azienda.

Parte di questa dote è finita nel frattempo a finanziare il Torino Fc, che dall'acquisizione datata 2005 ha cumulato perdite per più di 48 milioni e che ha visto la Ut Communication versare, solo dal 2008 al 2012, 57,75 milioni per chiudere il buco di gestione e sostenere la campagna acquisti del club oggi in zona Europa League.

Nonostante questi sforzi la solidità della holding non è stata intaccata. Anzi, grazie ai flussi di dividendi assicurati dalla Cairo Communication, anno dopo anno migliorano sia il patrimonio netto (a fine 2012 di 83,2 milioni) sia la liquidità (22,2 milioni).

Perciò, all'indomani delle dichiarazioni di Della Valle, gli analisti hanno iniziato a ipotizzare uno scenario, al momento fanta-editoriale, ma non del tutto privo di senso: quello dell'integrazione industriale dei due gruppi, dato che Cairo non potrebbe mai lasciare la sua azienda, gestendola in prima persona affiancato da un ristrettissimo inner circle composto da Uberto Fornara, Marco Pompignoli, Giuseppe Ferrauto e dai giornalisti Sandro Mayer e Andrea Biavardi.

C'è un dato che ha fatto riflettere i broker e a far dire loro che, seppure complicato, il matrimonio non sarebbe impossibile: entrambe le società oggi trattano a un multiplo pari a otto volte l'ebitda atteso nel 2015: 150 milioni per Rcs e 50 milioni per Cairo Communication. Il vero nodo da sciogliere, azionisti di via Rizzoli a parte, è la solidità patrimoniale degli eventuali sposi.

Via Rizzoli capitalizza 680 milioni ma ha un fardello di debiti per 547 milioni (dato al 30 settembre 2013) per un enterprise value di 1,2 miliardi. Mentre la concessionaria quotata alla capitalizzazione (570 milioni) dovrebbe sottrarre l'ingente cassa (173 milioni) che comunque, nel caso di merger, potrebbe essere prima distribuita in buona parte ai soci.

Partendo da questi parametri, una teorica integrazione porterebbe Cairo a una partecipazione del 30-31%, sopra la soglia dell'opa obbligatoria: pericolo che potrebbe essere scampato chiedendo l'esenzione per motivi legati alla ristrutturazione in atto in Rcs. Che poi un siffatto scenario lasci indifferenti Della Valle e soprattutto Elkann è tutta un'altra questione.

 

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