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Nancy pelosi e Sergio Marchionne al salone di Detroit davanti alla 500
Insistere per resistere. Dopo l’esplosione dello scandalo Volkswagen Sergio Marchionne s’è convinto che il mondo dell’auto sia alla vigilia di un terremoto e ha deciso di insistere ancora di più per fondere Fca con la General Motors. Lo scopo della fusione, nei suoi progetti, è quello di abbattere i costi di ricerca e innovazione unendo le forze e per il gran capo di Fiat-Chrysler Gm è il partner perfetto.
Certo, finora Marpionne ha preso un discreto numero di porte in faccia dalla sua omologa Mary Barra, ma è certo che lo scenario sia destinato a cambiare. Il manager svizzero-canadese vuole ripetere lo schema che ha inventato e “ceduto” a John Elkann per la scalata vincente di Exor a PartnerRe: scavalcare il management e ingolosire i grandi azionisti con promesse di guadagni maggiori.
Insomma, Marchionne è convinto di poter portare dalla propria parte i grandi fondi d’investimento e i grandi hedge fund che controllano Gm. Certo, i numeri non sono molto favorevoli a Fca, che in Borsa vale la metà di General Motors, è gravata da un indebitamento feroce e ha obbligazioni che sul mercato sono ancora classificate “junk” (quindi si finanzia a caro prezzo).
Ma Marchionne ripete ai suoi collaboratori più stretti la lezione che ha imparato in questi anni a Detroit: “Il mio successo negli Stati Uniti nasce dal fatto che non ho lavorato solo sul marchio, ma ho imposto una strategia da leader. E anche su Fca-Gm io ho la strategia”. Una strategia che, en passant, porterebbe anche alla sua incoronazione come re dell’auto Usa.
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