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LA PARTE DEL BISCIONE – MEDIASET È IN PRESSING SUL GOVERNO PER CAMBIARE LA RIFORMA DEL TAX CREDIT ED ENTRARE NEL GOLOSO BUSINESS DELLE AGEVOLAZIONI PER L’AUDIOVISIVO (DA CUI FINORA SONO STATE ESCLUSE LE EMITTENTI TV). I PRODUTTORI INDIPENDENTI NON CI STANNO: SE IL COLOSSO DI BERLUSCONI, CHE FINANZIA FORZA ITALIA, FOSSE AMMESSA, SI PAPPEREBBE UNA FETTA TROPPO GRANDE DELLA TORTA – LA RAI, CHE FINANZIA IL 70% DEL MERCATO ITALIANO, SULLE BARRICATE PER I DIRITTI DI FILM E FICTION CHE DOPO 18 MESI TORNANO SUL MERCATO: MINACCIA DI RIDURRE DI UN TERZO GLI INVESTIMENTI …

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Tax credit, Mediaset in campo per cambiare la riforma È scontro con i produttori

Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per "la Repubblica"

https://www.repubblica.it/politica/2025/01/15/news/tax_credit_mediaset_rai_pressing_governo-423939640/

 

PIER SILVIO BERLUSCONI

Non bastava il correttivo della riforma sul tax credit, invecchiata talmente in fretta da aver già bisogno — dopo appena sei mesi — di modifiche sostanziali. Peraltro invocate a gran voce dal mondo del cinema in rivolta.

 

A suscitare malumore è ora la riforma della riforma, ovvero la bozza del nuovo decreto con cui il dicastero della Cultura, insieme al Tesoro, intende rendere l’accesso agli incentivi fiscali per le imprese dell’audiovisivo meno rigido e più adatto alle esigenze del mercato rispetto alle norme varate l’estate scorsa su input dell’ex ministro Sangiuliano.

 

TAX CREDIT CINEMA

Stavolta, però, a imboccare il sentiero di guerra non sono i produttori indipendenti, che grazie alla mediazione della sottosegretaria Lucia Borgonzoni sono stati ascoltati (e in buona parte accontentati, attraverso una serie di decreti attuativi che hanno posto rimedio al testo originario). Bensì Rai e Mediaset. Quest’ultima, soprattutto: scesa in pressing sul governo per ottenere l’ingresso nel business delle agevolazioni, fin qui precluso alle emittenti tv.

 

È quel che l’impero catodico fondato da Silvio Berlusconi chiede da tempo. Da tempo contesta l’impossibilità per le sue società di produzione (Taodue in primis) di usufruire del credito di imposta, visto che alcune aziende indipendenti — questa la tesi — sono espressione di colossi che hanno addentellati televisivi, a partire da Fremantle che fa parte del gruppo Rtl.

 

lucia borgonzoni (2)

Incurante del fatto che la galassia di Cologno è immensamente più grande, è titolare di una pubblica concessione e finanzia, altro particolare non secondario, Forza Italia che è la seconda gamba della maggioranza.

 

Un gigantesco conflitto di interessi che tuttavia i vertici del Biscione non vedono o considerano trascurabile. Al contrario dei produttori indipendenti, decisi a dare battaglia: se Mediaset dovesse essere ammessa al tax credit, farebbe la parte del leone. Sottraendo una fonte fondamentale di sostegno.

 

Non è l’unica rivendicazione sul tavolo. L’altra è condivisa con la Rai, il cui amministratore delegato Giampaolo Rossi ieri ha avuto un incontro al Collegio Romano proprio per discutere il tema che gli sta più a cuore: i diritti su film e fiction. Secondo i vertici di Viale Mazzini il nuovo decreto che uniforma i rapporti contrattuali tra produttori che lavorano con la Tv di Stato e Mediaset a quelli che vendono alle piattaforme (Prime e Netflix) rischia di penalizzare i broadcaster che investono molto nell’audiovisivo.

 

giampaolo rossi foto di bacco

Oggi — è il senso del ragionamento — la distinzione va fatta non più fra palinsesti televisivi e piattaforme streaming, ma tra chi trasmette contenuti liberi e chi a pagamento. Secondo la bozza ministeriale, invece, i diritti della fiction, una volta andata in tv, tornano al produttore, che dopo 18 mesi può venderli a chi gli pare. Ma la Rai, che finanzia il 70% del mercato, non può accettare una cosa del genere, che oltretutto svuoterebbe RaiPlay.

 

Da qui la minaccia di ridurre di un terzo l’investimento nelle serie tv, che così rischiano di non vedere mai la luce. Danneggiando i produttori indipendenti, che infatti sono parecchio allarmati: in Italia, infatti, non c’è nessuno che spende più della Rai nell’audiovisivo. Di certo non Mediaset, che ormai preferisce comprare le fiction in Turchia. Mentre […] Netflix e Prime hanno molto ridimensionato i loro programmi. Meglio allora lasciare il sistema così com’è, la proposta dell’ad Rai, dando alle emittenti tradizionali la possibilità di gestirsi i diritti acquistati per qualche anno.

giampaolo rossi lucia borgonzoni foto di bacco

 

Saranno loro poi a decidere, insieme al produttore, di aprire delle finestre commerciali con le piattaforme. Come accaduto con Mare fuori : Netflix si è presa la prima stagione mentre la Tv pubblica, dove era già andata in onda, lanciava la seconda. Un accordo conveniente per entrambi. Ma non imposto per legge. […]

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