DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “la Stampa”
La Cina è convinta che l'Italia sia pronta a uscire dalla Via della Seta. Il momento della decisione si avvicina e, secondo diverse fonti da Pechino, la direzione sembra essere quella del non rinnovo dell'accordo. Giorgia Meloni lo aveva preannunciato più volte in campagna elettorale, per poi assumere una linea più cauta una volta entrata a Palazzo Chigi e dopo aver accettato l'invito a Pechino di Xi Jinping, avanzato nel bilaterale di Bali. Ma a Pechino valutano che il pressing degli Stati Uniti lascia poco spazio.
Il governo cinese continua però a insistere sui vantaggi dell'iniziativa. Nella conferenza stampa di ieri, il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha esordito proprio sul tema: «Da quando Cina e Italia hanno firmato il documento sulla Bri sono stati raggiunti risultati fruttuosi». Per poi invitare l'Italia a «sfruttare ulteriormente il potenziale» dell'accordo.
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Pechino sta provando a lasciar intravedere quel potenziale, forse nell'estremo tentativo di far cambiare idea a Meloni. Secondo i dati doganali cinesi, nei primi mesi del 2023 le esportazioni italiane sono cresciute del 7,4 per cento, sopra la media Ue del 5,9%. Ma «secondo i dati Istat, che differiscono per tempi di spedizione e altri criteri di imputazione, a marzo si rilevano aumenti del 26,3%» segnala Lorenzo Riccardi, docente di fiscalità alla Shanghai University.
A febbraio il dato era addirittura del 131,4 per cento, col record storico di 3 miliardi di export. Secondo l'Institute of International Finance, che cita chiarimenti della Banca d'Italia, a trainare l'aumento sarebbe stato l'acquisto di un farmaco generico per curare il fegato (l'Udca), che avrebbe effetti preventivi (per ora non dimostrati) sul Covid.
Al di là degli scambi, per il futuro dei rapporti bilaterali sarà decisivo il metodo scelto da Meloni per comunicare la decisione. L'annuncio arriverà dal G7 di Hiroshima della prossima settimana o durante la visita a Washington? Oppure durante un colloquio con Xi Jinping, magari durante la visita a Pechino?
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La certezza è che l'adesione italiana (la prima dall'interno del G7) è stata per Pechino un grande risultato politico e simbolico, così come l'allora restituzione di 796 reperti archeologici: prova del ritorno della Cina sul palcoscenico globale e riconoscimento del suo ruolo storico. Vero che non serve essere nella Bri per fare affari con Pechino: lo dimostrano Francia, Germania e Brasile. Ma uscirne ora assume valenza politica.
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