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PERCHE' LA MERKEL HA PAURA DI LONDRA - LA CANCELLIERA DEVE DIFENDERE L'EXPORT TEDESCO (90 MILIARDI), VERSO SUA MAESTA' - LA GERMANIA BOCCIA IL PIANO DI MATTEUCCIO SUGLI AIUTI ALLE BANCHE E PIU' DEFICIT

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Davide De Luca per “Libero Quotidiano

 

EUROPA ADDIO  - HOLLANDE MERKEL RENZI 0076EUROPA ADDIO - HOLLANDE MERKEL RENZI 0076

«Ciò che è avvenuto nel Regno Unito può essere la più grande occasione per l' Europa» ha detto Matteo Renzi, rivolgendosi al Senato dopo il referendum britannico. La settimana scorsa, al termine di un incontro a Berlino con Angela Merkel e François Hollande, ha ripetuto il concetto: «L' espressione più sintomatica di questo momento è la parola greca kairos: "tempo opportuno"», per riformare l' Europa e renderla più "solidale".

 

Secondo Renzi, la risposta al Brexit è più Europa, non meno Europa. Ma dietro le sue citazioni classiche e la sua patina da convinto europeiste, Renzi in realtà sta cercando di usare il Brexit per avanzare la sua agenda domestica. L' obiettivo del presidente del Consiglio è approffittare della crisi in corso per aiutare le banche italiane in crisi, spendere liberamente, così da tagliare le tasse e riconquistare il consenso perduto negli ultimi mesi.

 

Ma, come è quasi sempre accaduto in questi ultimi mesi, Renzi si è trovato la strada sbarrata dal "nein" di Angela Merkel.

RENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015 VIRENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015 VI


A dire il vero la battaglia non è stata iniziata dall' Italia, ma dai principali alleati del governo Renzi in Europa: i socialisti francesi e tedeschi.

 

 Il 24 giugno, il giorno dopo il referendum nel Regno Unito, i ministri degli Esteri europei si sono incontrati per concordare le prime reazioni al voto. Il tedesco Frank-Walter Steinmeier e il francese Laurent Fabius, entrambi socialisti, hanno iniziato a lavorare a un documento pubblicato pochi giorni dopo dal titolo: «Un' Europa forte in un mondo incerto». In sostanza, il programma del documento era lo stesso evocato da Renzi: più Europa, più politiche in comune - che tradotto significa meno potere agli Stati e più alle istituzioni europee.


Gentiloni, il ministro degli Esteri italiano, non ha partecipato alla preparazione del piano, ma le parole del presidente del Consiglio, anche se in toni più vaghi e lirici, andavano nella stessa direzione del programma. Ma per Renzi «più Europa» significa anche cose concrete, molto concrete.

CARLO CALENDA A CAPALBIO - foto Enzo RussoCARLO CALENDA A CAPALBIO - foto Enzo Russo

 

Il giorno dopo l' incontro a tre Merkel-Renzi-Hollande, sul Corriere della Sera è stato pubblicato un commento del ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, per breve tempo inviato a Bruxelles come capo delegazione. Nel suo fondo, Calenda chiede all' Europa di togliere gli investimenti dal computo del deficit: una misura per aumentare la spesa pubblica, che a sua volta è necessaria per finanziare gli ampi interventi previsti da Renzi per l' anno prossimo - flessibilità sulle pensioni, estensione del bonus da 80 euro, abolizione del bollo dell' auto e taglio dell' Irpef.

juncker merkeljuncker merkel


Con il consenso in calo e potenziali elezioni politiche all' orizzonte, questo è il momento in cui Renzi ha bisogno dei maggiori margini di spesa. Le previsioni di crescita per il 2016 realizzate dalle principali istituzioni internazionali e dalle grandi banche sono già state tagliate rispetto a quelle su cui si basano i conti del governo, e il Brexit non farà che aumentare l' incertezza e rallentare la tenue ripresa su cui conta Renzi.


La Commissione Europea, i famosi "eurocrati di Bruxelles", è moderatamente favorevole all' idea di aumentare la spesa pubblica, e per l' anno prossimo ha sostanzialmente concesso tutti i margini di flessibilità previsti dalle regole europee.

Frank Walter Steinmeier Frank Walter Steinmeier


Dopo gli spettacolari litigi all'inizio dell' anno, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e Renzi sembrano tornati d' accordo. L' Ansa ha scritto che si sono incontrati in privato prima del vertice europeo di mercoledì. In questi ultimi giorni i due sono sembrati sulla stessa linea nel chiedere al Regno Unito di sbrigarsi a invocare l' articolo 50 del Trattato di Lisbona, quello che attiva l' irreversibile procedura di uscita dall' Unione Europea.

 

E sulla loro linea c' è gran parte della sinistra europea: dai socialisti tedeschi, come il ministro degli Esteri Steinmeier, al governo francese.
 

Fino ad ora, però, l' alleanza non è riuscita a persuadere la cancelliera tedesca. La scorsa settimana, Angela Merkel ha detto che non bisogna mettere fretta al Regno Unito e che è giusto aspettare fino a settembre, quando ci sarà un nuovo premier, prima di invocare l' articolo 50.

 

boris johnson e david cameronboris johnson e david cameron

A molti la linea di Merkel è sembrata sospetta: subito dopo il referendum è stato il primo e unico leader europeo a dire che il Regno Unito avrebbe dovuto prendersi il tempo necessario per ultimare le procedure di uscita e che le trattative non avrebbero dovuto essere «punitive».
 

Secondo alcuni, Merkel vorrebbe trattare il Regno Unito "con i guanti", in modo da cercare di salvare i circa 90 miliardi di euro di esportazioni tedesche che attraversano la Manica - e che equivalgono a decine di migliaia di posti di lavoro (anche l' Italia, comunque, è abbastanza esposta su questo fronte, con 25 miliardi di esportazioni, pari al 5,5 per cento del totale).

 

La strategia sarebbe quella di lasciare al Regno Unito il "guinzaglio lungo", esercitando soltanto limitate pressioni, nell' attesa che un leader più moderato o nuove elezioni facciano naufragare definitivamente l' idea del Brexit. Sarebbe, in altre parole, la tipica tattica dilatoria con cui "Mutti" Merkel è riuscita per più di un decennio a sfiancare e poi a battere i suoi avversari.
 

Nei confronti di Renzi e dei suoi alleati europei, invece, la cancelliera è stata diretta e ha fatto capire che non vede nessun kairos nell' aria. «Adesso nessuno ha bisogno di una nuova costituente e di nuovi trattati», ha detto la settimana scorsa.

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Sono parole che significano la fine del piano di creare un Europa più piccola e più stretta, ma è anche un buffetto a Renzi e alla sua idea che più Europa possa consistere in ulteriore flessibilità per l' Italia.
 

Ma Renzi non ha solo cercato di usare Brexit come leva per ottenere più risorse da spendere. Come oramai accade a ogni scossone, il referendum ha messo ulteriormente in difficoltà il sistema finanziario italiano. In queste ultime settimane, le banche italiane hanno avuto alcune tra le peggiori performance degli indici europei.

Negli ultimi sei mesi Unicredit ha perso in totale il 62% del suo valore e Intesa il 46. Il sistema bancario è appesantito in particolare da 360 miliardi di crediti deteriorati, di cui 200 miliardi sono sofferenze, cioè crediti di cui si potrà riscuotere probabilmente solo una frazione del totale. Sul totale dei crediti erogati, si tratta di una delle percentuali più alte d' Europa. Anche per questo Renzi si è alleato con Juncker nel chiedere al Regno Unito di attivare in fretta l' articolo 50: l' incertezza dei mercati, in questi giorni di attesa, danneggia in particolare il sistema italiano.
 

Ma, come ha notato il blogger finanziario ZeroHedge, Renzi non è il tipo da «sprecare una buona crisi». La cattiva situazione del sistema finanziario italiano gli è servita a proporre diversi piani per mettere al sicuro le banche e i banchieri che le guidano.

 

Il primo piano, la creazione di un fondo di garanzia da 150 miliardi di euro da usare in caso di crollo del sistema finanziario, è già stato approvato dai suoi alleati della Commissione Europea. Ma si tratta soltanto di una misura da usare in caso di emergenza, che non aiuterà a risolvere i problemi dei crediti deteriorati e della sotto-capitalizzazione di molte banche italiane.

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCOPATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

Per sistemare il problema alla radice, Renzi ha proposto un'operazione di acquisto pubblico di banche da 40 miliardi di euro e una sospensione della direttiva bail-in per 12 mesi - oltre al rinnovo di una richiesta che il governo fa da mesi: la messa in comune del fondo di garanzia dei depositi delle banche.

 

 In un certo senso, la crisi delle banche fa il gioco di Renzi: più peggiora la situazione, come in questi giorni, più i suoi argomenti diventano forti.
Al vertice di mercoledì scorso, però, non lo sono stati abbastanza per convincere Angela Merkel.

 

Dopo aver stroncato l' idea di nuovi trattati e di un' Europa più unita, la Cancelliera ha messo una pietra tombale sui salvataggi di Renzi: «Non possiamo cambiare le regole ogni due anni». Renzi ha risposto quasi immediatamente: «Abbiamo una grande capacità di rispettare le regole e continueremo a farlo». Sembra una resa, ma è probabilmente solo momentanea.