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Francesco De Dominicis per "Libero"
Nuova grana fiscale per le banche. Dopo la valanga di accertamenti sulle triangolazioni con l'estero realizzate dai banchieri negli scorsi anni per pagare meno tasse in Italia, l'agenzia delle Entrate potrebbe tornare a ficcare il naso nei bilanci degli istituti. E dare un altro giro di vite. La faccenda - che riguarda l'applicabilità dell'iva sulle «gestioni patrimoniali individuali» - tocca da vicino gli interessi della galassia del risparmio gestito oltre a quelli dell'industria bancaria.
Si tratta di una forma di investimento con la quale il cliente affida il suo gruzzoletto a un gestore (in banca o in una sgr), il quale lo "maneggia" secondo linee guida concordate e poi, periodicamente, illustra al cliente l'andamento del patrimonio. Un servizio non soggetto al pagamento dell'imposta sul valore aggiunto.
Fino allo scorso 19 luglio, quando la Corte di giustizia dell'Unione europea ha messo la parola fine al privilegio tributario. Il caso riguardava una banca tedesca e un contratto di servizio per il quale era scattata una lite proprio per l'applicabilità dell'iva. Che, dunque, va pagata. Una decisione, quella dei giudici del Lussemburgo, che ha agitato le acque nel mondo finanziario. C'è preoccupazione per l'impatto sui ricavi derivanti da questo canale.
I rischi, in effetti, sono elevati. E sono al vaglio di una task force appena creata che vede in campo le prime linee di Abi (banche) e Assogestioni (sgr). Le due potenti associazioni di categoria, secondo indiscrezioni raccolte da Libero, hanno avviato contatti con gli alti dirigenti dell'agenzia delle Entrate.
Due i nodi da sciogliere: il salasso iva per il futuro e l'eventuale richiesta dell'amministrazione finanziaria per gli "arretrati". Nel primo caso, la questione ha impatto sulle scelte strategiche di banche e fondi, che comunque scaricherebbero sui clienti almeno una parte del maggior aggravio fiscale. Per quanto riguarda il passato, invece, la botta arriverebbe per intero sui conti degli istituti che non riuscirebbero (come al solito) a "compensare" coi risparmiatori il peso delle tasse in più pretese dallo Stato.
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