IL MINISTRO CON LA CORDA(TA) AL COLLO - PASSERA SE LA PRENDE COI FRANCESI DI LACTALIS, NUOVI PADRONI DI PARMALAT: “SI SONO PORTATI VIA TUTTO… SI DOVEVA UNIRE UNA GRANDE AZIENDA” - CERTO, CORRADINO SPERAVA DI SCARICARE L’INDEBITATISSIMA (CON BANCA INTESA, ANCHE AZIONISTA AL 20%) GRANAROLO NEL TESORETTO DI BONDI, MA NESSUNA IMPRESA ITALIANA (FERRERO COMPRESA) LO ASCOLTÒ - LACTALIS: “NULLA È MAI STATO NÉ PUÒ ESSERE PORTATO VIA”…

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Luca Fornovo per "La Stampa"

È passato più di un anno da quando i francesi di Lactalis hanno portato via ai soci italiani con un'Offerta pubblica d'acquisto la Parmalat, ma tra sindacati, associazioni agricole, operai e ora anche ministri c'è chi piange ancora sul "latte versato".

«È un gran peccato che Parmalat sia stata venduta a un concorrente non italiano. L'ideale, secondo me, sarebbe stato metterla assieme a una grande azienda italiana facendola diventare un campione globale». Una bordata violenta quella del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che attacca Lactalis: «Non è stato un buon risultato quanto è successo alla Parmalat perché si sono portati via tutto e hanno lasciato solo quello che non potevano portare via». Immediata e stizzita la replica di Parmalat che si dichiara «sorpresa» delle frasi del ministro e dice che «nulla è mai stato né può esserle portato via».

Passera, che a marzo 2011 non era ministro ma amministratore delegato di Intesa Sanpaolo e promotore di una cordata tricolore che aveva cercato di coinvolgere Ferrero ma senza successo, ha aggiunto che «in altri casi è una fortuna che ci siano aziende estere che rilevano aziende italiane e che portano un mercato ad aziende in difficoltà». Un'allusione forse al tentativo di salvare la fabbrica Alcoa a Portovesme in Sardegna, dove il ministro auspica un ripensamento della multinazionale svizzera Glencore e sta cercando di coinvolgere altri soci esteri.

Nella dura replica al ministro il gruppo di Collecchio, quotato in Borsa riafferma poi la volontà di investire in Italia e all'estero. «Parmalat, nonostante la complessa situazione economica - prosegue la nota del colosso alimentare conferma la volontà di investire, per accelerare il proprio sviluppo, oggi agevolato dall'appartenenza a un grande gruppo industriale europeo, leader mondiale nel settore del dairy».

Ma dopo l'affondo di Passera, è montata anche la rabbia delle associazioni agricole, spesso poco tenere con Lactalis : il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, ha condiviso «l'amarezza del ministro sulla perdita di italianità del marchio Parmalat» e per la capacità di non saper «stare sui mercati internazionali», mentre la Coldiretti va giù duro, affermando che Parmalat starebbe sottopagando il latte agli allevatori italiani, rischiando di far chiudere centinaia di aziende agricole.

Parmalat è finita al centro delle polemiche a maggio con un'operazione infragruppo: l'acquisizione di Lactalis American Group, valutata prima 904 milioni di dollari, poi cresciuti fino a circa 950 milioni. Un'operazione, il cui prezzo definitivo si conoscerà a inizio anno dopo la chiusura del bilancio, che rischia di prosciugare gran parte del tesoretto accantonato dall'ex ad Enrico Bondi attraverso i risarcimenti per le cause giudiziarie sul crac Parmalat dell'era Tanzi.

Altre polemiche sono arrivato poi di recente quando Parmalat ha varato una ristrutturazione light che prevede la chiusura di tre stabilimenti di Genova, Villaguardia (Como) e Cilavegna (Pavia), che sulla carta porteranno a 123 esuberi, ma che in parte potranno essere ricollocati. Il gruppo di Collecchio punta comunque a un ampio piano d'investimenti triennale per 180 milioni e ultimamente, dopo le proteste degli allevatori, ha ribadito che non verrà ridotta la produzione in Italia e ha messo in atto, d'intesa con i sindacati, un piano sociale per limitare l'impatto sui posti di lavoro.

 

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