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Andrea Garibaldi per www.professionereporter.eu
John Elkann procede.
Ha in testa una fisionomia del gruppo Gedi, del gruppo con i suoi giornali e va avanti. Ora è il momento della sistemazione di alcuni dei quotidiani locali che ha acquisito assieme a Repubblica. Ma questa sistemazione è funzionale a una preda più ambita, il Sole 24 ore, quotidiano della Confindustria, che alla Confindustria negli ultimi tempi ha dato più grane che soddisfazioni.
Vediamo con ordine. Subito dopo il perfezionamento da parte di Elkann dell’acquisto di Gedi con Repubblica, Espresso, Stampa, Secolo XIX e 13 testate locali, vennero alla luce alcuni potenziali acquirenti proprio di alcune testate locali, ex Finegil.
PEZZI GROSSI
Elkann e i suoi manager si sono prima dedicati ai pezzi grossi, Repubblica e Stampa, con le nuove direzioni che stanno procedendo a cambiare volto ai due grandi giornali.
Poi, prima dell’estate scorsa, sono passati al dossier testate locali. Hanno cominciato a fare distinzioni. Da una parte quelli “buoni” del Nord Est, il Messaggero Veneto di Udine, che ha ottime performance di vendite, il prestigioso Piccolo di Trieste, la città delle Generali, la Gazzetta di Mantova, che è in Lombardia, ma con la testa (gli affari) girata verso Veneto e Friuli. Dall’altra parte quelli meno buoni, perché meno strategici e in difficoltà economiche, come il corposo Tirreno, che fino al 2014 ha reso moltissimo ai suoi proprietari e poi ha cominciato a perdere colpi. Oggi ha una redazione di 77 giornalisti, più 40 poligrafici. Poi, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio, Nuova Ferrara.
Nè buoni né meno buoni tutti gli altri, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Nuova di Venezia e Mestre, Provincia Pavese, Corriere delle Alpi, Sentinella del Canavese.
Non si tratta di liberarsi di pesi, bensì di tirature. Perché Elkann ha un oggetto del desiderio per perfezionare la sua idea di gruppo editoriale di livello europeo e atlantico, giornali dallo stile anglosassone, concentrati su economia, finanza, politica internazionale. Questo oggetto è il Sole 24 ore, per il quale sta facendo la corte al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il Sole con il processo all’ex direttore Napoletano, all’ex ad Treu e all’ex presidente Benedini per irregolarità nei conti dell’azienda è costato denaro e reputazione all’associazione degli industriali. Comprare il Sole significa avvicinarsi al limite del 20 per cento di copie vendute che un solo soggetto può detenere e significa quindi dover lasciare al loro destino altre testate.
LIMITI ANTITRUST
A chi vendere dunque? Si era fatto per il Tirreno il nome di Riffeser, editore del Giorno, del Resto del Carlino e della Nazione, ma il presidente della Fieg è presto uscito di scena. Per lasciare spazio a figure meno note, come quella di Alberto Leonardis, che già fu l’acquirente da Finegil del Centro di Pescara nel 2016 (e lasciato nel 2018). Leonardis comprò il Centro quando Gedi con si fuse con Itedi (Stampa e Secolo XIX) e c’era anche lì un problema di tirature da abbandonare per rientrare nei limiti previsti dall’Antitrust. Altro possibile acquirente la società Portobello srl di Roma che gestisce due giornali e una concessionaria di pubblicità. O -per i quotidiani del nord, una cordata di imprenditori di Parma.
I redattori delle Gazzette e della Nuova Ferrara il 30 settembre sono riuniti in assemblea. Dai responsabili del gruppo hanno ottenuto deboli smentite, solo verbali, sulle operazioni in corso. Nessun comunicato ufficiale. Sia il Tirreno sia i giornali emiliani possono essere interessanti per operazioni politiche che mirano a spostare a destra la tradizione “rossa” di quelle zone.
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