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Fabrizio Massaro per www.corriere.it
Mps ha chiuso il 2020 con una perdita di 1,689 miliardi di euro, un rosso che si aggiunge al -1,033 miliardi registrati nel 2019. E le prospettive non sono chiare: come spiega l’istituto guidato da Guido Bastianini e presieduto da Patrizia Grieco, si cerca una soluzione strutturale ma in ogni caso c’è il supporto del Tesoro all’aumento da 2,5 miliardi di euro sebbene la partita non sia ancora a posto con Bruxelles e la Bce, insomma c’è ancora «incertezza».
Sui conti della banca, si legge in una nota, hanno pesato componenti non operative negative per 1.305 milioni inclusive, tra l’altro, di 984 milioni di accantonamenti a fondi rischi e oneri — anche per affrontare l’impatto dei futuri default di clienti a causa del Covid — e 154 milioni di oneri di ristrutturazione legati alla cessione dei crediti deteriorati ad Amco (operazione Hydra) e all’esodo del personale avvenuto nel quarto trimestre del 2020. Le rettifiche su crediti sono ammontate a 748 milioni, di cui 348 milioni derivanti dagli effetti del Covid-19.
La banca è comunque ora ripulita dai crediti deteriorati. A seguito della cessione degli npl ad Amco, società al 100% del Tesoro, a fine 2020 i crediti deteriorati lordi di Mps si attestano al 4,3% del totale crediti, dal 12,4% di fine 2019. Ma la pulizia di oltre 8 miliardi di npl e le perdite dell’anno hanno indebolito la posizione patrimoniale della banca. Il Common Equity Tier 1 Ratio, principale indicatore di solidità patrimoniale, è sceso dal 14,7% di fine 2019 al 12,1% mentre il Total Capital Ratio si è ridotto dal 16,7% al 15,7%.
In ogni caso, ha precisato il ceo Bastianini in conference call con gli analisti, «tutti gli indicatori» relativi al capitale «sono al di sopra dei minimi regolamentari» e «superiori ai numeri che ci saremmo aspettati solo alcune settimane fa». Il Cet1 fully loaded (a regime) di Mps si è attestato al 9,9% a fine anno, a fronte dell’8,74% richiesto dalla Bce.
Nel caso in cui Mps non dovesse riuscire a trovare un partner con cui aggregarsi lo Stato italiano ha garantito «pieno sostegno» alla sottoscrizione pro-quota dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi che la banca si troverebbe a dover realizzare.
Tuttavia il rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi previsto quest’anno da parte del Monte dei Paschi «sconta talune incertezze in quanto necessita la conclusione del processo già avviato di valutazione e approvazione di Dg Comp e Bce». La ricapitalizzazione da 2,5 miliardi, ricorda la banca, è previsto nel caso in cui «la realizzazione di una soluzione strutturale (ovvero l’aggregazione, per la quale è data come candidata Unicredit, ndr) non dovesse avvenire in un orizzonte di breve-medio termine». In funzione di una aggregazione, ricorda Mps, si è presentato per l’accesso alla data room solo il fondo Apollo.
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