"DELFIN” CURIOSO – DA DOVE ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO POTREBBERO LIQUIDARE IL…
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Il crollo di ieri a piazza Affari e la lettera-ultimatum della Bce scrivono, salvo sorprese, la parola fine sulle nozze tra la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare. I due titoli ieri, anche sulla scia delle manovre di Andrea Bonomi su piazza Meda, hanno vissuto una seduta da «panic selling» con Bpm crollata del 6,56% e il Banco precipitato del 14,1%. La Consob monitora la situazione e ieri sera ha vietato le vendita allo scoperto per il Banco.
La Commissione guidata da Giuseppe Vegas potrebbe pretendere una presa di posizione, a stretto giro, dai due istituti. Ieri l’ad Bpm, Giuseppe Castagna, rientrato da Londra dopo il summit coi fondi nella sede di Morgan Stanley, ha riunito gli advisor Lazard e Citi. Tensione alle stelle anche a Verona: domani è in programma l’assemblea e il vertice vuole presentarsi con una soluzione in tasca. Che al momento non c’è. Con l’ad Pier Francesco Saviotti sempre più preoccupato.
Sul fronte Bpm, Bonomi stringe i tempi. Un passaggio istituzionale previsto per oggi dovrebbe essere l’ultimo tassello prima che il patron di InvestIndustrial esca definitivamente allo scoperto. Ieri ha incontrato i sindacati e stamattina illustrerà il suo progetto ai rappresentanti dei palazzi romani. Nelle ultime ore anche il premier, Matteo Renzi, ha chiesto di essere aggiornato per capire dove vuole andare Bonomi con la Popolare di Milano (secondo Equita potrebbe comprare azioni fino al 5%).
Oltre ad acquisizioni nel Nord Est (PopVicenza e Veneto Banca, meno probabile, invece, Carige), il numero uno di InvestIndustrial prepara una serie di iniziative per i lavoratori, ai quali vorrebbe assegnare azioni (come benefit) in pacchetti da 15-20mila euro; allo studio, poi, una Fondazione gestita dai dipendenti che avrebbe una corsia preferenziale nel dialogo col vertice della nuova Bpm. Il piano di Bonomi riscontra ampio consenso: ieri si sono incontrati i pensionati (il gruppo più influente, soprattutto per le 10 deleghe a testa).
I segretari generali di Fabi, Fisac, First e Uilca si vedranno oggi per avvicinarsi all’ok finale a Bonomi. Mercoledì, invece, è atteso a Milano Raffaele Mincione, azionista col 6%, pronto a presentare una lista di minoranza. I corpi interni di Piazza Meda non hanno gradito le dichiarazioni di Davide Serra (Algebris) volte a sostenere l’intesa Bpm-Banco: l’intervista al Sole24Ore di ieri è ritenuta un’invasione di campo.
Dalla finanza torniamo alla politica. All’inquilino di palazzo Chigi nelle prossime ore si rivolgerà il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Pressato dai vertici del Banco Popolare, l’ex esponente della Lega chiederà di trovare una soluzione per l’istituto presieduto da Carlo Fratta Pasini. Il piano di Bonomi, come riferito in questi giorni da Libero, non contempla il matrimonio col Banco che, in assenza di partner, si troverebbe a navigare in solitudine con qualche difficoltà. Anche i paletti della Bce, come accennato, hanno decretato il naufragio delle nozze, volute probabilmente più a Verona che a Milano. Le richieste dell’Eurotower sono considerate irricevibili: non solo per il «no» alla spa autonoma per 2-3 anni, ma anche per la gestione delle sofferenze (con le «veronesi» nettamente più pesanti delle «milanesi»). Più complicato il discorso dell’aumento di capitale da 2 miliardi, ma forse non ha più senso parlarne.
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