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Gianluca Paolucci per "la Stampa"
Nessun incontro «chiarificatore» tra Enrico Cucchiani e Giovanni Bazoli sarebbe previsto oggi. Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo farà però la sua prima apparizione pubblica dallo scoppio del caso sulla sua possibile successione domani a Milano, dov'è atteso tra i partecipanti ad un convegno sul sistema bancario in Bocconi con il membro del board della Bce, Benoit Coeure.
Secondo le attese, quella di domani potrebbe essere l'ultima uscita «ufficiale» del manager prima dei consigli di martedì, con all'ordine del giorno le «comunicazioni del presidente», dove si discuterà appunto della sua successione al vertice operativo del gruppo bancario
Secondo le fonti interpellate, la situazione sarebbe tale da rendere «non più necessario» un incontro. Ieri, il presidente del consiglio di gestione dell'istituto, Gian Maria Gros-Pietro, si trincerato dietro l'ennesimo «no comment» alle domande dei giornalisti sul possibile addio di Cucchiani. Di certo c'è la volontà degli azionisti di arrivare ad una soluzione rapida della vicenda, per dare stabilità al gruppo in fase difficile dei mercati. Le tensioni al vertice di Intesa Sanpaolo sono infatti già costate care al titolo in Borsa.
Nell'arco dell'ultima settimana, ovvero in concomitanza con le voci che danno in uscita il consigliere delegato Enrico Cucchiani dal gruppo, il titolo a Piazza Affari ha bruciato quasi 2 miliardi di capitalizzazione. Da martedì scorso a venerdì le azioni sono scivolate da quota 1,70 a 1,58 euro, perdendo il 6,8 per cento. Va precisato comunque che nel corso della settimana il titolo ha registrato il suo peggior tonfo nella giornata di giovedì (-3,8%) risentendo anche delle indiscrezioni, peraltro smentite da Gros-Pietro, circa un'ipotesi di fusione col Monte dei Paschi di Siena.
A pesare su tutto il comparto bancario italiano (-4,6% nel corso della settimana contro il -1,2% del Dj Stoxx dei bancari paneuropei) ha contribuito inoltre il contesto generale con lo spread tornato a crescere in scia alle incertezze legate alla tenuta del Governo Letta. Incertezze che, tramutatesi nel frattempo in certezze, peseranno ancor di più a partire da oggi. L'obiettivo di alcuni soci Compagnia di San Paolo in testa - sarebbe quello di affrontare in quella stessa sede il nodo del cambio di governance, con il ritorno al sistema monistica peraltro sollecitato anche da Bankitalia.
Tra i nodi che il successore di Cucchiani dovrà affrontare c'è quello della Tassara. Esposta per 2,25 miliardi di euro verso il sistema bancario italiano e per 1,2 miliardi con la stessa Intesa, ma con un patrimonio netto inferiore di circa un miliardo rispetto ai debiti.
«Qui in Italia si è abituati a essere "bancocentrici", si fa festa insieme ma quando le cose vanno male viene meno la fiducia», ha avuto occasione di dire Gros-Pietro durante un convegno in cui ha evidenziato la necessità di cambiare in Italia il rapporto tra banche e imprese, diminuendo il debito e aumentando il capitale di rischio ma ha precisato poi di non riferirsi alla Tassara, «un caso diverso» ha detto. Una soluzione alla ristrutturazione del debito della finanziaria potrebbe essere trovata all'inizio della settimana. Pietro Modiano, presidente di Tassara non ha voluto commentare e anche sull'ipotesi di un suo passo indietro ha risposto «vedremo».
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