DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
1- TAVAROLI: "SPIAI MOGGI. CONSEGNAI I REPORT A FACCHETTI"
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Giuliano Tavaroli, l'ex capo della security di Telecom e Pirelli, sentito al processo sui dossier illegali, ha confermato mercoledì 13 giugno di aver ricevuto da parte dell'Inter incarico di 'spiare' non solo l'ex arbitro Massimo De Santis ma anche l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Tavaroli, oltre ad aver ricordato che «i report, tesi a confermare le rivelazioni di un arbitro in merito a possibili frodi sportive del 2002, furono consegnati integralmente a Giacinto Facchetti, allora vicepresidente nerazzurro», ha affermato anche di non ricordare se ci fosse stata attività su Antonio Giraudo, ex amministratore delegato della Juventus.
IL DOSSIER LADRONI. La deposizione segue quella del 6 giugno dove Tavaroli ha ammesso che il dossier Ladroni gli fu commissionato proprio dal presidente dell'Inter Massimo Moratti e venne messo in atto con Facchetti. Sentito come testimone, Tavaroli ha spiegato che su Moggi fu Adamo Bove, l'ex dirigente Telecom morto suicida, a fare «l'analisi del traffico telefonico». Inoltre ha aggiunto che sull'esito del dossieraggio «ebbi un incontro col dottor Facchetti. Non so se Facchetti poi riferì a Moratti».
2- PRESCRIZIONE PER LE INTERCETTAZIONI E PER I DOSSIERAGGI ILLEGALI DI TAVAROLI
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
Prescrizione per le violazioni della privacy legate ai sistemi informatici che in Telecom fino al 2005 potevano tracciare le intercettazioni; non luogo a indagare su ricatti telefonici in Perù nel 2001; archiviazione per i dossier della Security di Giuliano Tavaroli perché non c'è prova che Marco Tronchetti Provera, al pari di Carlo Buora e Gustavo Bracco, potesse prefigurarsi se e quali reati Tavaroli avrebbe commesso per dargli le informazioni richieste: in gran segreto il 5 giugno la Procura di Milano ha chiuso con queste richieste di archiviazione, accolte già il giorno dopo dall'ufficio gip del Tribunale, quasi tutte le accuse a Tronchetti.
Quasi. Perché l'assenza di un episodio lascia presumere che una richiesta di processo, per ricettazione nel 2004 del dvd frutto dell'attacco informatico alla Kroll, possa invece profilarsi sulla base di un inedito interrogatorio di Tavaroli e della deposizione di una segretaria di Tronchetti.
«Allo stato non sono accertate ipotesi di intercettazioni illegali», ma i periti dei pm Robledo e Piacente ravvisano che fino al 2005 «il sistema complessivo della rete Telecom era potenzialmente in grado di raccogliere e analizzare i dati sensibili relativi alle comunicazioni intercettate», mentre il sistema Radar poteva «segnalare l'esistenza di traffico tra utenti che si volesse monitorare».
Ma per i pm queste «criticità già esistevano verosimilmente all'insediamento di Tronchetti e Buora», hanno «ereditato e non creato una gestione carente della rete», pur se l'«illecito sfruttamento da parte di Tavaroli» può aver trovato «acquiescenza e/o approvazione» nei vertici: c'è «una responsabilità per il mancato impedimento» delle violazioni del Codice sul trattamento dei dati personali, ma la «condotta illecita è prescritta».
Poi c'è il Perù, di cui mai si era saputo. Nel computer di Adamo Bove, dirigente della Security suicida nel 2006, un rapporto del 23-27 novembre 2001 su Tim Perù «fa cenno a conversazioni telefoniche registrate su commissione di personaggi di altissimo livello della società peruviana per essere poi utilizzate come arma di ricatto»: ma mancano i presupposti per indagare su «illeciti asseritamente commessi in Perù» e comunque «verificati (anche) prima del subentro» di Tronchetti.
Sui dossieraggi illeciti di Tavaroli (che ha patteggiato 4 anni) i pm, criticando «alcune inesattezze» della gup Panasiti, ribadiscono di non avere prove su Tronchetti, Buora, Bracco: «Se Tavaroli ha solitamente seguito la regola di non riferire ai suoi committenti alcuni particolari che potessero imbarazzarli», essi «non potevano prefigurarsi, quando chiedevano informazioni, se e quale specifico reato sarebbe stato perpetrato al fine di acquisirle».
E la conoscenza successiva di un reato «può configurare una ipotesi di connivenza, di adesione morale, ma non implica un concorso nella perpetrazione del reato». Di qui l'archiviazione, pur se talune «intrusioni informatiche» (come al pc del giornalista Mucchetti) sono state «finalizzate a tutelare gli interessi del presidente».
Se per i pm Buora «appare aver comunque assunto una posizione decisamente più defilata rispetto a Tronchetti», invece «elementi di conoscenza sulle modalità illecite di acquisizione di notizie sono stati forniti principalmente al presidente di Telecom» sull'«utilizzo» nel 2004, fatto appunto «in pieno accordo con Tronchetti, dell'illecita attività di hackeraggio ai danni della Kroll», gli 007 privati ingaggiati dai rivali brasiliani di Telecom.
Qui i pm coltivano l'ipotesi di ricettazione sulla base di un interrogatorio di Tavaroli il 13 dicembre 2010 su una riunione «in via Negri a Milano con gli avvocati Chiappetta e Mucciarelli. Feci presente loro che un hacker russo ci aveva fornito, dietro pagamento, materiale riservato della Kroll sulle indagini contro Telecom e posi il problema di come utilizzarlo contro Kroll. Proposi di compendiarlo in un dvd da far recapitare in forma anonima alla segreteria di Tronchetti.
Ci recammo nel suo ufficio. Fu informato da Chiappetta di quanto avevo detto, e Chiappetta prospettò la soluzione dell'invio del dvd in forma anonima alla segreteria del presidente. Il presidente accettò la proposta, chiamò la segretaria e le disse che sarebbero arrivate informazioni in forma anonima».
Il pm convoca allora la segreteria, E. L., che conferma: «Ricordo che il presidente mi disse che qualora fosse arrivato qualcosa che avesse attinenza con il Brasile, avrei dovuto inoltrarla a Tavaroli. Gli avvocati non dissero nulla. Dopo qualche tempo, in effetti, il plico arrivò»: per i pm era «il dvd che Telecom consegnò ai carabinieri il 27 settembre 2004» in un fascicolo originato «dalla denuncia di un ingresso abusivo nella casa del responsabile affari internazionali Zambeletti».
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