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Luca Piana e Giovanna Trinchella per "l'Espresso"
A dispetto dell'età che avanza, Salvatore Ligresti conserva un discreto senso dell'anticipo. L'ultima dimostrazione l'ha data lo scorso 2 maggio. In Tribunale, a Milano, era in discussione la richiesta di fallimento presentata dal pubblico ministero Luigi Orsi nei confronti di due importanti società dell'ottantenne imprenditore, quando i suoi legali hanno depositato una memoria difensiva che conteneva una piccola sorpresa.
La richiesta presentata da Orsi il 16 aprile, hanno sostenuto gli avvocati, è arrivata una manciata di giorni troppo tardi. Il 10 e l'11 aprile, infatti, i consigli di amministrazione delle due società sull'orlo del crac, la holding di partecipazioni Sinergia e l'impresa di costruzioni Imco, avevano deciso di chiedere al Tribunale l'omologa di un accordo di ristrutturazione dei debiti, in parte concordato con le banche (una possibilità prevista dall'articolo 182 bis della legge fallimentare). Non l'avevano ancora materialmente fatto perché, dicono, erano mancati i tempi tecnici.
Ma la prova delle loro intenzioni è nei verbali stilati al termine dei consigli di amministrazione di Imco e Sinergia, allegati alla memoria difensiva. Poco importa, dunque: anche se di un soffio, sostengono i legali, la richiesta di fallimento sarebbe fuori tempo massimo. E il gruppo può farcela anche da solo.
Il bivio, dunque, è questo: Ligresti e famiglia hanno un futuro da falliti? O, come sperano loro, si salveranno per il rotto della cuffia, dovendo comunque sottoporre alla vigilanza del Tribunale un accordo che costringerebbe i creditori a rinunciare a parte delle loro pretese?
Per vedere se il blitz dei Ligresti avrà successo, permettendo loro di limitare i danni, occorre attendere la decisione del giudice, che non arriverà prima di qualche settimana. Già oggi, al di là dei diversi punti del contendere, le carte depositate permettono però di ricostruire i passaggi più delicati del piano che, nelle intenzioni dell'imprenditore e dei figli Giulia, Jonella e Paolo, dovrebbe metterli al riparo. E spiegano come, ancora una volta, il destino delle società di famiglia dipenda dai soldi che potrebbero arrivargli dalla Fondiaria-Sai, la compagnia di assicurazioni che i Ligresti hanno gestito per diversi anni e che fra poco non sarà più loro.
I passaggi cruciali del piano, che sarà compiutamente presentato al Tribunale il prossimo 13 giugno, sono due. Il primo riguarda l'addio della famiglia Ligresti a gran parte del proprio patrimonio immobiliare, tanto caro all'Ingegnere, come si fa da sempre chiamare il capostipite Salvatore. Il secondo tira in ballo, invece, la Fondiaria, finita nel mirino sia della concorrente Unipol sia della coppia Sator-Palladio.
Qui la situazione, per i Ligresti, non è semplice. La Consob ha posto alcune condizioni all'offerta di acquisto da parte di Unipol che non potrà sollevare Salvatore e figli dalle loro responsabilità su eventuali danni della loro gestione, come loro avevano chiesto: per i Ligresti rischiano di pesare come un macigno. Chiunque si aggiudichi il controllo di Fondiaria, tuttavia, l'Ingegnere si aspetta che metta mano al portafoglio per acquistare un complesso immobiliare che lui sta ultimando in via Fiorentini a Roma, a due passi dalla stazione Tiburtina.
Solo così, infatti, verrebbe meno il più grave dei rischi sottolineati da Orsi nella richiesta di fallimento: la restituzione alla Milano Assicurazioni, una controllata di Fondiaria, di 101,7 milioni di anticipi. Quattrini che la compagnia ha versato per l'acquisto del complesso romano: un albergo, due palazzi di uffici e un quarto edificio da destinare al Comune di Roma, che deve ancora approvare una variante urbanistica chiesta nel 2009.
Gli affari immobiliari fra il gruppo Fondiaria e le ditte di famiglia sono uno dei capitoli più controversi dell'avventura dei Ligresti. Di recente il collegio sindacale della compagnia ha dovuto rispondere a una serie di critiche avanzate dal fondo d'investimento Amber, svelando come in questi traffici abbia spesso finito per trasferire ingenti risorse alla Imco e alle altre società dei Ligresti. E rivelando come, di recente, alcune delle richieste avanzate dalle famiglia siano state contestate dai vertici di Fondiaria, in passato spesso troppo accomodanti.
Proprio due delle operazioni immobiliari descritte dai sindaci di Fondiaria sono finite nel fascicolo di Orsi. La prima è appunto quella di via Fiorentini. La seconda invece è San Pancrazio, nei pressi dell'aeroporto di Parma, dove Imco aveva avuto l'incarico di costruire un albergo (non lontano dalla fine dei lavori) con tanto di sala congressi e centro benessere (rimasti invece a livello di scheletro).
Dopo una serie di traversie, tuttavia, il progetto è stato congelato. Se la nuova Fondiaria decidesse di fare marcia indietro e di non comprare la struttura, sostiene Orsi, l'Imco rischierebbe un buco fino a un massimo di 23,2 milioni. Tra Roma e Parma, dunque, se i nuovi proprietari di Fondiaria si impuntassero, stando alla procura le società dei Ligresti correrebbero il rischio di veder sfumare circa 125 milioni.
Non è una cifra di poco conto. Il piano di salvataggio di Imco-Sinergia prevede infatti che un fondo del gruppo americano Hines, guidato in Italia da Manfredi Catella, acquisti una serie di proprietà immobiliari di famiglia (per 293 milioni) e si accolli una parte dei debiti (per 243 milioni). Ai Ligresti resterebbero così 50 milioni per far fronte alle necessità di cassa. Una somma che, secondo i loro legali, va sommata ai soldi che si possono ricavare da altre cessioni. Ma che, osserva Orsi, rischia di essere più che dimezzata dalle tasse che sarà necessario pagare.
Ecco perché, per permettere ai Ligresti di evitare il fallimento, è cruciale il buon fine delle trattative in corso con il gruppo Fondiaria per mettere in salvo le operazioni immobiliari di Parma e Roma. Su quest'ultima, la più importante, i legali della famiglia in realtà contestano che il rischio di una rottura con Fondiaria possa ripercuotersi su Sinergia. Ma, allo stesso tempo, si dicono assolutamente fiduciosi che alla fine la compagnia assicurativa pagherà il dovuto e acquisterà il complesso immobiliare: "Sono in corso colloqui per la definizione di un accordo transattivo", scrivono nella loro memoria. Ancora una volta, dunque, Fondiaria pagherà .
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