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Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
L’affondo è del numero due di Blackrock, il gigante americano che sta comprando (a saldo) i pezzi pregiati dell’industria bancaria italiana. Il fondo dello Zio Sam affonda la lama sull’Italia e pure sulla Francia, definendo i due paesi i «malati cronici» dell’Europa.
Ragion per cui, ha scritto sul Financial Times il numero due di Blackrock, Philipp Hildebrand, l’intervento della Banca centrale europea con acquisti massicci di titoli di Stato (il cosiddetto quantitative easing) non servirebbe a nulla. I problemi del Vecchio continente, per il manager del colosso finanziario, sono diversi da quelli affrontati dalla Federal reserve che negli Stati Uniti ha varato massicce operazioni di liquidità, risollevando le sorti dell’economia locale.
Hildebrand non ha dubbi: «Italia e Francia sono messe talmente male che nessun piano di quantitative easing riuscirebbe a farle crescere». E, ha aggiunto il vicepresidente di Blackrock, l’acquisto di bond creerebbe una nuova bolla, questa volta sui titoli di Stato, «dando a quei governi riluttanti a fare le riforme una facile via d’uscita».
Certo l’euro in picchiata a quasi 1,33 dollari (sfiorava 1,40 lo scorso aprile) indica aspettative per una Bce pronta ad agire in grande: sul tavolo c’è anche il nuovo piano di prestiti a basso costo per le banche stavolta destinati a rimettere in moto il mercato del credito alle imprese. Non solo. Il tasso del bund decennale sotto l’1% suona il campanello d'allarme di una «giapponizzazione» dell’Eurozona.
Evidentemente Blackrock non è più tanto sicura dell’affidabilità dell’Italia. L’investitore Usa possiede quote delle principali banche della Penisola: 6,85% in Banco popolare, 5,2% in Unicredit, 5% in Intesa Sanpaolo e 2% in Bpm, solo per citare i casi più rilevanti. Sta di fatto che, secondo Blackrock, Roma e Parigi «devono riformare il mercato del lavoro, ridurre le tasse che pesano sulle imprese, snellire la burocrazia e continuare a risanare i conti pubblici» e «non parlarne solamente, perché non serve».
Inoltre, ha sottolineato Hildebrand, un piano di acquisto di titoli di stato da parte della Bce «permetterebbe ai paesi di finanziarsi a tassi ancora più bassi e dunque dare a quei governi riluttanti a fare le riforme una facile via d’uscita».
La palla passa al presidente della Bce, Mario Draghi. Le sue vacanze, con una sfilza di dati economici che fotografano una stagnazione sostanzialmente estesa a tutta l’Unione europea, corrono il rischio di trasformarsi nelle peggiori. Il consiglio dell’Eurotower tornerà a riunirsi tra un paio di settimane: la prossima riunione è fissata per il 4 settembre: nel frattempo, Draghi avrà modo di confrontarsi con i suoi colleghi della Fed, della Banca del Giappone, della Bank of England a Jackson Hole, il forum globale dei banchieri centrali che potrebbe rivelarsi decisivo.
Decisive saranno anche le mosse dei singoli governi. Al premier italiano, Matteo Renzi, l’ex governatore della Banca d’Italia ha chiesto (se non preteso) una rapida approvazione di misure economiche. Ieri a palazzo Chigi è arrivata una buona notizia: l’Ue ha ricevuto la lettera dell’Italia sulla questione dei debiti della pubblica amministrazione e ha detto che Roma sta andando nella «giusta direzione».
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