DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Luigi Grassia per “la Stampa”
C' è un bene economico che non perde mai il suo fascino e rialza la testa nei momenti di incertezza: è l' oro. Le sue quotazioni oscillano con violenza, e nei pochi anni di questo secolo sono variate da meno di 300 dollari l' oncia a quasi 1900. Nei giorni scorsi ha sfondato (al rialzo) la barriera dei 1300 (+13% circa nel 2017). Come si spiega questo recupero? Sarà temporaneo o segnala una tendenza di lungo periodo?
La domanda non riguarda solo un ristretto numero di investitori che comprano e vendono oro ma l' economia in generale, perché il metallo giallo, in quanto bene rifugio, di solito brilla di più quando l' economia va male e le Borse vanno giù; allora lo scatto a 1300 dollari preannuncia tempi bui? Forse un crac azionario legato al terrorismo, alle tensioni geopolitiche, alla Corea del Nord, a Trump che traballa?
Carlo Alberto De Casa è uno che di oro se ne intende, essendo capo analista a Londra di ActivTrades e autore de «I segreti per investire con l' oro» (Hoepli). Segnala una possibile illusione ottica: «Attenzione, il prezzo dell' oro in euro non è aumentato granché nel 2017. È un errore guardare solo al prezzo in dollari. L' oro ha cominciato a rivalutarsi a fine 2016 quando è stato annunciato un ritocco dei tassi d' interesse americani, e questo ha portato il dollaro a rivalutarsi sull' euro».
Il fatto che la valuta europea punti al cambio 1,20 depotenzia il rally dell' oro in euro. Comunque De Casa ritiene possibile ancora un certo aumento, «fino a 1350 dollari l' oncia entro fine anno», non per ragioni strettamente economiche ma politiche: «La luna di miele dei mercati con Trump è finita e il rischio di guerra in Corea può far temere spese militari in aumento, più deficit pubblico negli Usa e quindi un dollaro ulteriormente deprezzato».
Massimo Siano, che a Londra è responsabile per l' Italia di Etf Securities e fa compravendita di titoli cha hanno l' oro come sottostante, è un po' più scettico sui rischi geopolitici: «Una crisi in Corea - dice - sarebbe troppo poco per giustificare una corsa all' oro in quanto bene rifugio». Tuttavia Siano concorda con De Casa nel prevedere quotazioni al rialzo: «Noto un forte flusso di investimenti sull' oro da parte dei nostri clienti. Lo scopo è di cautelarsi rispetto a possibili cali azionari».
Questo, attenzione, non vuol dire né che Siano preveda crolli in Borsa né che li prevedano i suoi clienti: «Più semplicemente, gli investitori prendono atto che Wall Street è in crescita da dieci anni, e così qualcuno di loro si assicura contro una possibile correzione degli indici comprando un po' di oro. Lo fa anche approfittando della grande liquidità che c' è in giro».
La nuova corsa all' oro non riguarda solo la materia prima ma anche le imprese estrattive del settore. Per esempio il peso massimo cinese Zijin Mining annuncia un aumento dei profitti del 180%. Spiega De Casa: «Con l' oro a 1900 dollari le aziende si erano messe estrarre anche minerale che costava 1000 o 1200 dollari l' oncia. Il crollo del 2013 le ha colte di sorpresa. Da allora si sono ristrutturate e adesso ricominciano a guadagnare col prezzo dell' oro in recupero».
A proposito di Cina, Massimo Siano nota «una gran voglia dei cinesi di esportare capitali. Questo sì che potrebbe segnalare uno scricchiolio del sistema finanziario globale»
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