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Ivo Caizzi per il Corriere della Sera
È scontro frontale sulla maxi multa da 13 miliardi di euro al colosso californiano Apple di Cupertino, decisa dal settore Concorrenza della Commissione europea a causa degli sconti fiscali ottenuti in Irlanda. Il governo di Dublino si è opposto al provvedimento ed è ricorso alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo, nonostante sia incaricato del recupero dell' importo e abbia poi diritto a incassarlo integralmente.
L' obiettivo di difendere il regime da paradiso fiscale per le società straniere, che attira in Irlanda moltissime multinazionali, è stato preferito al miglioramento delle finanze pubbliche con ben 13 miliardi. Anche Apple intende contestare il verdetto della Concorrenza Ue, guidata dalla danese Margrethe Vestager, che ieri ha diffuso le motivazioni «non confidenziali» della sua decisione di aiuti di Stato distorsivi della concorrenza per Apple.
Il colosso californiano, grazie a due accordi segreti con il Fisco irlandese (detti tax ruling), avrebbe evitato sistematicamente di pagare tasse sui guadagni provenienti da vendite nell' Ue, in Africa e in Medio Oriente. In pratica, secondo l' Antitrust Ue, utilizzando uno specifico e ormai noto schema di «trasferimento dei prezzi», avrebbe spostato gli introiti nelle sedi in Irlanda invece di sottoporli alla tassazione dei singoli Paesi dove avvenivano le vendite. Vestager sostanzialmente ha contestato il vantaggio competitivo ottenuto da Apple con questo anomalo aiuto delle autorità irlandesi.
Il governo di Dublino, guidato dal premier Edna Kelly e dal ministro delle Finanze Michael Noonan, ha presentato appello contro la decisione della Commissione europea. Innanzitutto perché ritiene che la vicenda solo apparentemente riguarderebbe la concorrenza, su cui Bruxelles ha competenza. Accusa così Vestager di aver commesso una interferenza nel diritto esclusivo dell' Irlanda di attuare una legislazione fiscale nazionale. Pertanto il rapporto con Apple sarebbe stato gestito dal Fisco irlandese nel rispetto della normativa vigente all' epoca dei fatti contestati.
Il colosso di Cupertino intenderebbe smentire davanti alla Corte di giustizia di Lussemburgo che le unità irlandesi del gruppo esistessero solo sulla carta. Il fatto che non avessero dipendenti sui libri contabili sarebbe dipeso dalla loro natura di «holding company» finanziarie.
PROTESTE PER LE POCHE TASSE PAGATE DA APPLE
«Apple è un obiettivo conveniente perché genera molti titoli sui media e ha permesso alla commissaria Ue di diventare Danese dell' anno per il 2016», hanno commentato gli alti dirigenti del gruppo californiano Bruce Sewell e Luca Maestri in una intervista all' agenzia Reuters , riferendosi al titolo assegnato dal giornale danese Berlingske.
In Europa però l' abitudine delle multinazionali a pagare tasse bassissime o quasi nulle, usando pratiche elusive (e a volte evasive) tramite i paradisi fiscali, ha irritato tanti contribuenti onesti, che si considerano tartassati e apprezzano la linea della commissaria danese.
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