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silvio e piersilvio berlusconi con silvia toffanin
1 - DAGONEWS
Vivendi ha iniziato una operazione paneuropea, forte di una cassa notevole (7 miliardi di euro) e della debolezza di molti soggetti obbligati a vendere e a uscire pian piano dal mercato (vedi Berlusconi). E' una delle tante operazioni di concentrazione industriale che riguardano il mercato media e tlc; Sky ha anticipato tutto un anno fa riunendo le piattaforme europee; ora Vivendi ha potuto fare la sua.
È un'operazione che avrebbe dovuto e potuto fare Silvio Berlusconi e l'Italia alcuni anni fa con il gruppo Murdoch ma che, insieme al progetto politico, ha fallito: fra due anni, quando Vivendi potrà acuistare azioni Mediaset, il Banana si ritroverà senza azienda, senza partito e con il rischio di finire in mezzo ad altri guai giudiziari.
Bollorè, Sky, Amazon, Netflix, Google faranno operazioni importanti sottomettendo ogni speranza industriale italiana anche in questo settore; in Italia si trastullano con i giochini di Urbano Cairo (in concerto con Banca Intesa e Abramo Bazoli che detesta Della Valle e Nagel) sui debiti della "carta" di RCS; e visto che in Mediaset non gli fanno toccare palla, Piersilvio sbraita perché non ha più una azienda nè - per ora - un posto da Consigliere di Amministrazione in Vivendi. Essì, abbiamo un neo-disoccupato tra i piedi.
Chi ha avuto la vista lunga sull’attuale stato dell’arte, è stato l’ottuagenario Carlo De Benedetti (82). Non avendo eredi interessati alla “carta”, a Rodolfo non può fregar di meno, un bel giorno ha convocato a Dogliani John Elkann e gli ha proposto l’operazione Stampa-secolo-Repubblica: intanto i tuoi giornali si fondano nel Gruppo Espresso, un bel giorno, poi, quando mi sarò stancato, tutto passerà nelle tue manine così, con “Stampa” Secolo XIX” e “Economist”, ti divertirai a fare un polo europeo.
2 - GLI ERRORI DEI FIGLI CHE RICADONO SUI PADRI
Giorgio Meletti per il “Fatto quotidiano”
Il duello tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti iniziò trent'anni fa, quando il primo organizzò con due suoi grossi clienti pubblicitari, Pietro Barilla e Michele Ferrero, la cordata alternativa alla Buitoni dell'Ingegnere per l'acquisto della Sme, la holding alimentare statale che l'Iri di Romano Prodi voleva privatizzare. Adesso i due sono un po' spompati e non hanno più tanta voglia di scambiarsi colpi bassi.
rodolfo de benedetti sulla bici
In autunno B. ne farà 80, Cdb 82. Nel crepuscolo i due nemici condividono il destino amaro di assistere al fallimento manageriale dei figli. Ecco, potrebbero deporre le armi e ritrovarsi davanti a un buon bicchiere per condividere le disavventure di una prole inadeguata. De Benedetti aveva affidato la guida dell' impero al primogenito Rodolfo, che ha avuto l' idea di comprare o costruire ex novo una raffica di centrali termoelettriche. L'inopinato boom del fotovoltaico ha messo fuori mercato l' ardito investimento e Sorgenia è stata sepolta viva da 2 miliardi di euro di debiti.
A quel punto è toccato al vecchio prestigiatore trovare il modo di mollare le centrali, con tutti i buffi, alle banche creditrici. In casa Berlusconi, Piersilvio, spalleggiato dall' altro giovane meritocrate Yves Confalonieri, ha deciso che il futuro della televisione terrestre, sarebbe stato nel pay, e che tutti ci saremmo abbonati a Mediaset Premium per vedere il calcio e la library di film e serie.
Dopo dieci anni e oltre 500 milioni di euro buttati dalla finestra sappiamo che il futuro del pay-per-view è nella fibra ottica, mentre il futuro della tv generalista e del gruppo Mediaset non sarà deciso da Piersilvio ma dal nuovo padrone francese Vincent Bollorè. Anche qui è toccato al vecchio filibustiere trovare il modo di mollare il bubbone all' amico francese.
Insomma, B. e Cdb si sono fatti la guerra per trent' anni senza sapere che alla fine avrebbero perso tutti e due, ultimi alfieri di un capitalismo familiare che non ha saputo gestire il passaggio generazionale.
Marco Rosini Franco Ricci Pier Silvio Berlusconi Yves Confalonieri
3 - MEDIASET, ARRIVA IL SALVAGENTE VIVENDI
Luca Pagni per “la Repubblica”
Un piccolo scambio azionario dietro cui si nasconde un accordo industriale che tanto piccolo non è. Dopo mesi di fidanzamento annunciato, i promessi sposi si sono impegnati ufficialmente: è il primo passo per la nascita di un nuovo protagonista dei media in Europa che coinvolge da subito almeno tre Paesi: Italia, Francia e Spagna. E che, un domani, potrebbe comprendere anche le telecomunicazioni, attraverso Telecom Italia.
tarak ben ammar nabil karoui e silvio berlusconicyrill vincent e yannick bollore
C' è tutto questo dietro all' accordo, comunicato ieri pomeriggio dopo la chiusura delle Borse per il fine settimana, tra Mediaset, l' azienda controllata dalla famiglia Berlusconi e il gruppo francese Vivendi. Le due società hanno deciso di scambiarsi reciprocamente il 3,5 per cento delle proprie azioni. Ma siccome i valori dei due pacchetti di titoli sono diversi, nettamente a favore dei transalpini, la differenza viene raggiunta da Mediaset mettendo sul tavolo della trattativa l' 89 per cento di Mediaset Premium.
Il 3,5 per cento di Vivendi, in base alle valutazioni degli ultime tre mesi di Borsa, vale 893 milioni, mentre il 3,5 per cento di Mediaset è pari a 137 milioni: la differenza di 756 milioni viene coperta con il 100 per cento di Premium. Solo a fine 2014, la pay tv venne valorizzata 900 milioni.
Detto in altri termini, questo significa che la famiglia Berlusconi diventa socio al 3,5% di uno dei principali gruppi dei media europei, mentre Vivendi si aggiudica la pay-tv che Fininvest non è mai riuscita a portare in utile, e che soltanto lo scorso anno ha perso 87 milioni. Ma l' aspetto finanziario va in secondo piano, se si tiene conto che Vivendi è un fornitore di contenuti (film , soprattutto) che ora potrà veicolare in Italia, ma anche in Spagna, dove a sua volta è presente Mediaset con una tv generalista. E che sempre Vivendi è la società che, con una seria di acquisti in più tappe, è salita fino al 24,9 per cento di Telecom Italia, diventandone il socio di controllo.
piersilvio berlusconi mediaset vivendi
Tutto questo potrebbe essere un primo passo per l' uscita della famiglia Berlusconi dai media? Di sicuro non a breve. Sempre secondo gli accordi raggiunti, nel primo anno Vivendi non potrà acquistare azioni Mediaset e nei successivi due non potrà comunque salire oltre il 5 per cento. Un disimpegno è stato negato anche da Piersilvio Berlusconi, amministratore delegato e vicepresidente di Mediaset: «Lo dimostrano le nostre operazioni nei libri e nella radio», ha dichiarato al termine del cda che ha dato il via all' alleanza con i francesi.
mediaset vivendi 2de puyfontaine mediaset vivendi
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Per quest' ultimi, ieri ha parlato l' amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine: «E' la conferma della strategia, sempre dichiarata, di creare un gruppo paneuropeo leader nel settore media e nella produzione di contenuti». Del resto, Vivendi - attraverso la sua divisione Studiocanal è il primo produttore di film in Europa e di recente ha rafforzato la sua posizione stringendo accordi attraverso partecipazioni di rilievo in molte case di produzione tv indipendenti in tutto il Continente. Con una divisione che produce serie "premium" esclusive adatte a dispositivi mobili. E qui potrebbe entrare in gioco Telecom, con sinergie tutte da costruire.
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