“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Di Andrea Bassi per Il Messaggero
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
Il 2017, finanziariamente parlando, non si preannuncia un anno semplice per il Tesoro. Con il debito pubblico sotto la lente di Bruxelles e l' esigenza di emettere altri 20 miliardi di titoli di Stato per finanziare i salvataggi bancari, a via XX settembre gli uomini di Pier Carlo Padoan starebbero studiando anche strade alternative per reperire liquidità in modo da contenere l' aumento dello stock di debito.
Uno dei modi che sarebbe stato preso in considerazione negli ultimi giorni dell' anno appena concluso, sarebbe quello di chiedere un contributo alle società partecipate dallo stesso Tesoro sotto forma di un dividendo extra da staccare quest' anno. Dei sondaggi informali sarebbero stati già avviati con alcune partecipate. A cominciare dalla Cassa Depositi e Prestiti, per la quale si è anche ipotizzato un intervento a sostegno di Alitalia. Ma valutazioni sarebbero in corso con tutte le società, per capire gli spazi di manovra e le entità possibili delle extra cedole.
GLI ACCANTONAMENTI
La Cassa, per esempio, ha diverse riserve di bilancio utilizzabili. In quella legale, alla quale è obbligata dal 2006 dalla Banca d' Italia, ci sono 900 milioni in più rispetto al necessario. Ferrovie sono diversi anni che non distribuisce i suoi utili al Tesoro e dispone di 1,3 miliardi di fondi che erano stati accantonati per eventuali operazioni di mercato.
In realtà non sarebbe la prima volta che il governo chiede un contributo alle società partecipate. Lo aveva fatto anche lo scorso anno con la legge di Stabilità del 2015, dove erano state inserite una serie di norme di spending review estese alle controllate che poi hanno dovuto erogare i risparmi ottenuti sugli acquisti proprio attraverso un dividendo extra. Le Ferrovie, con questa norma, hanno per esempio restituito 100 milioni di euro. Da questo tipo di misure sono sempre state escluse le società quotate in Borsa, come Eni, Enel, Poste, Leonardo-Finmeccanica e Enav.
E così dovrebbe essere questa volta. L' altro fronte sul quale si muove il governo, è il tentativo di convincere la Bce a ridurre la richiesta di ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena. Che la linea sia questa, lo ha spiegato nei giorni scorsi il sottosegretario all' Economia Pier Paolo Baretta, che ha sottolineato come un canale con Francoforte è aperto e non è ancora per nulla scontato che la ricapitalizzazione del Monte debba salire da 5 a 8,8 miliardi di euro.
Sempre secondo il sottosegretario all' Economia, i negoziati con la Bce dovrebbero avvenire in tempi rapidi. Confidiamo, aveva detto, che il negoziato duri meno di due mesi e porti ad una riduzione sensibile della cifra. La Banca d' Italia, dal canto suo, ha sottolineato che la differenza della cifra necessaria a rimettere in carreggiata il Monte tra l' aumento di capitale di mercato e il salvataggio pubblico, dipende dai diversi presupposti e obiettivi delle due misure, che implicano metodi di calcolo differenti e determinano risultati anch' essi diversi.
IL PRIMO PASSAGGIO
Intanto il primo salvagente pubblico per Siena, quello della liquidità, è stato appena lanciato. Nell' ultimo consiglio di amministrazione del 2016, Rocca Salimbeni ha avviato lo studio di un' emissione di titoli garantiti dallo Stato per 15 miliardi di euro. Una cifra che dovrebbe permettere alla banca di tornare ai livelli di liquidità di fine 2015. Durante l' ultimo anno, infatti, c' è stata un' emorragia che ha visto fuggire dal Monte circa 20 miliardi di depositi.
Tamponata l' emergenza liquidità, per Rocca Salimbeni ci sarà un rigido cronoprogramma da rispettare per poter attivare il secondo salvagente pubblico, quello che vedrà entrare lo Stato nel capitale con una quota vicina al 70%. Per la fine del mese dovrà essere pronta una bozza del nuovo piano industriale.
A quel punto inizierà il confronto con il Tesoro, in modo da poter portare a Bruxelles il progetto nella sua versione definitiva entro marzo, dando ufficialmente avvio alla discussione con la Commissione. Intanto dalla prossima settimana inizierà alla Camera la discussione del decreto salva-banche. I presidenti delle Commissioni finanze e Bilancio, Maurizio Bernardo e Francesco Boccia, dovrebbero avviare una serie di audizioni parlamentari, a cominciare dai vertici attuali del Monte.
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