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Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera
fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan
Negli ultimi anni il vento è andato in direzione opposta. Cassa depositi e prestiti - società controllata all' 80% dal ministero dell' Economia - non è stata privatizzata ma usata per privatizzare. Proprio alla Cassa sono stati ceduti un pezzo delle Poste, ad esempio, o gli immobili del Demanio: operazioni indolori perché portavano soldi allo Stato mantenendo il controllo pubblico. Ma stavolta il vento potrebbe girare dall' altra parte.
Il ministero dell' Economia sta studiando un nuovo assetto della Cassa depositi e prestiti (Cdp), diventata nel corso degli anni una sorta di banca d' affari pubblica con una dote da 250 miliardi di euro, il risparmio postale degli italiani. Siamo ancora nella fase istruttoria. Ma si ragiona sulla cessione di una quota del 15%, simile a quella già oggi posseduta dalle fondazione bancarie. L' operazione lascerebbe il controllo di Cdp nelle mani del ministero dell' Economia, che scenderebbe «solo» al 65%.
E porterebbe nelle casse dello Stato, per essere destinati all' abbattimento del debito pubblico, circa 5 miliardi di euro, considerato che il patrimonio dell' intero gruppo supera i 33 miliardi. Il lavoro procede sotto traccia. Ma le voci cominciano a circolare. Resta da capire a chi potrebbe essere destinato quel 15%. Non è chiaro se al mercato oppure agli investitori istituzionali, a fondi o banche straniere. Di certo il rendimento sarebbe interessante: l' ultimo dividendo distribuito da Cdp ammontava a 850 milioni di euro.
Un precedente c' è. Tre anni fa Cdp ha ceduto il 35% della controllata Cdp Reti, che a sua volta ha un pezzo di Snam e Terna, ai cinesi di State Grid. Operazione che ha fruttato 2 miliardi di euro ma anche qualche perplessità. Per questo la cessione del 15% di Cdp potrebbe essere anche una contromossa tattica. Nelle ultime settimane dal Pd è arrivato un deciso stop alle privatizzazioni messe in cantiere da Pier Carlo Padoan. A partire dalla seconda tranche di Poste.
Mettere sul tavolo la cessione di Cdp, la madre di tutte le privatizzazioni, significherebbe spingere sul pedale dell' acceleratore mentre gli altri frenano. Anche perché, se la partita Cdp è da giocare nel medio periodo, la seconda tranche di Poste ha tempi più stretti. Ieri ne ha parlato il sottosegretario alle Comunicazioni, il renziano Antonello Giacomelli. Pochi giorni fa aveva definito la privatizzazione di Poste un «errore». Stavolta ha aperto alla privatizzazione «morbida», cedendo una parte delle quote proprio alla Cdp.
Il vento tornerebbe a soffiare nella direzione di un tempo. Ma dal ministero dell' Economia fanno sapere che questa non sarebbe l' opzione preferita. Di fatto siamo al braccio di ferro tra Padoan e il Pd. Forse il dossier sulla madre di tutte le privatizzazioni è anche un segnale tra i due sfidanti.
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