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PANICO CARIGE: LA CONSOB SOSPENDE I TITOLI. SE INTERVIENE LA BCE, SCATTA IL BAIL-IN DI AZIONISTI, OBBLIGAZIONISTI E CORRENTISTI SOPRA I 100MILA EURO. E A CATENA RISCHIANO DI SALTARE GLI ALTRI AUMENTI DELLE BANCHE MEDIO-PICCOLE - MALACALZA VUOLE SALIRE AL 28% E ORA TRATTA CON LE BANCHE - IN 5 ANNI L'ISTITUTO HA BRUCIATO 4 MILIARDI DI CAPITALE - SI PARLA DI 1 CENT AD AZIONE, CONTRO GLI 1,7 EURO PAGATI DAI MALACALZA

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1. CARIGE: CONSOB SOSPENDE TITOLI DA BORSA

 (ANSA) - Come successo con Mps lo scorso 23 dicembre Consob sospende dalle negoziazioni in borsa i titoli Carige, "in quanto l'attuale contesto informativo non garantisce la trasparenza, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori, in ragione dell'incertezza in merito all'operazione di aumento di capitale e alle eventuali iniziative in corso da parte della Banca e delle competenti autorità per la vigilanza prudenziale".

 

 

2. SE INTERVIENE LA BCE E SCATTA IL BAIL-IN IL SISTEMA TEME L' EFFETTO VALANGA

Gianluca Paolucci per la Stampa

 

«Stavolta non ci saranno eccezioni né scorciatoie», dice un banchiere d' investimenti.

vittorio malacalza

Per questo, la preoccupazione ieri sui mercati come al ministero dell' Economia era più che palpabile. Con una chiamata al «senso di responsabilità» rivolta ai soci di Carige come alle banche del consorzio, che lavoreranno per tutto il fine settimana per uscire dal buco nero nel quale si sono infilati tutti i protagonisti di questa ennesima brutta storia bancaria. Il rischio di un effetto domino è concreto nelle quotazioni di Creval, che ha perso il 60% in una settimana.

 

Certo, ci sono oltre 9 miliardi del decreto da 20 miliardi di soldi pubblici del decreto Mps del Natale scorso, utilizzati finora per 10,624 miliardi. Sono 5,4 miliardi per Mps e 5,224 per le venete. Grazie al testo del decreto, che considera le garanzie pubbliche prestate non per il loro ammontare massimo ma per il fair value stimato, lo sbilancio di cessione degli attivi delle venete è contabilizzato solo per 424 milioni invece dei 12 miliardi di garanzie prestaste dallo Stato. Per Carige, stima un analista, una soluzione sul modello delle venete costa almeno 4,5 miliardi per lo sbilancio di cessione degli attivi alla bad bank più altri circa 3 di aiuto di Stato vero e proprio.

 

Ammesso che ci siano le condizioni politiche per farlo, con le elezioni alle porte, per arrivare ad utilizzarli serve che Francoforte riconosca «non sistemica» Carige.

Ma finora Carige non ha fatto granché per meritarsi trattamenti particolari. Dopo 2 aumenti di capitale bruciati e 3 amministratori delegati in quattro anni, con l' arrivo dei Malacalza l' istituto genovese si è distinto per fare più o meno il contrario di quanto chiedeva la Bce. L' ultimo aumento di capitale, inizialmente previsto per 450 milioni, era molto inferiore a quanto richiesto dalla Bce.

 

vittorio malacalza

«Visioni diverse» anche sulla gestione delle sofferenze e sulle dismissioni. Quando poi Malacalza ha sfiduciato l' ad Guido Bastianini per rimpiazzarlo con Paolo Fiorentino, creando altra instabilità in una situazione già poco serena, la misura per Francoforte è stata colma, spiega un banchiere coinvolto nell' operazione di rafforzamento patrimoniale.

 

Senza contare gli elementi esterni. Ovvero, le tensioni che in seno alla stessa Bce hanno seguito il salvataggio di Mps prima e delle banche venete poi. A Francoforte è ancora vivo il ricordo della spaccatura del giugno scorso, quando dopo la dichiarazione che Popolare Vicenza e Veneto Banca non erano sistemici - permettendo così l' utilizo delle regole nazionali e la messa in liquidazione invece della normativa europea sulla risoluzione - si dimise la responsabile delle banche italiane al Single resolution board, l' olandese Joanne Kellermann.

 

vittorio malacalza

Per effetto di quella deroga, sui mercati si è dibattuto a lungo sull' efficacia delle norme europee sul bail-in che ogni volta venivano derogate. Perciò questa volta, spiegano le fonti interpellate, difficilmente ci saranno altre eccezioni.

L' alternativa è dunque la risoluzione: ovvero a pagare il buco di Carige saranno i 56 mila azionisti, gli obbligazionisti e se non dovesse bastare i correntisti oltre 100 mila euro.

 

 

3. CARIGE, TRATTATIVA NO STOP PER L’AUMENTO - MALACALZA CHIEDE DI SALIRE AL 28% MA È SCONTRO CON LE BANCHE D’AFFARI

Raul de Forcade e Carlo Festa per ‘Il Sole 24 Ore

 

 

L’aumento di capitale di Carige è al bivio. Resta appeso alle decisioni del primo azionista dell’istituto genovese, Malacalza Investimenti, e delle banche del consorzio di garanzia (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays).

Entrambi, l’altro ieri notte, hanno fatto mancare le firme per dare il via libera alla ricapitalizzazione: una scelta che ha avuto immediati riflessi sulla Borsa, dove per tutta la seduta di ieri i titoli Carige sono stati sospesi.

giuseppe tesauro

 

A pesare sono stati i contrasti tra la famiglia Malacalza e le stesse banche del consorzio. Il cda della banca, guidato da Paolo Fiorentino, ieri impegnato in riunioni a più riprese, che continueranno anche oggi, ha fatto sapere in una nota, che «al momento, gli impegni sottoscritti ricevuti dalla banca ammontano all’11,75% del capitale sociale».

 

Inoltre il top management di Carige sottolinea che oggi continuerà a lavorare «per determinare la finalizzazione del consorzio di garanzia, condizione questa imprescindibile per la realizzazione dell’operazione» di aumento di capitale. C’è da ricordare che la Bce ha chiesto di chiudere la ricapitalizzazione entro il 31 dicembre 2017. Senza qualcuno che sottoscriva o garantisca l’aumento in tempi rapidi, occorrerà chiedere a Francoforte di posticipare di qualche settimana almeno la deadline di fine anno.

 

Ora proprio Malacalza, che sembrava essersi sfilato dall’aumento nella tarda notte di giovedì, rientra in campo e rilancia: la finanziaria di famiglia, con una nota, ha annunciato di aver presentato istanza, lo scorso 26 ottobre, alle Autorità di vigilanza «per essere autorizzata a incrementare la propria partecipazione in Banca Carige fino a una quota pari al 28% del capitale sociale» dall’attuale 17,6% e ha preso la decisione, nei giorni scorsi, di garantire, alle banche del consorzio, il proprio impegno formale a sottoscrivere la propria quota dell’aumento.

CARIGE

 

«Nelle ultime 48 ore - prosegue la nota - si sono succedute posizioni contraddittorie del consorzio delle banche in merito a ulteriori esigenze condizionanti l’impegno delle banche e si è verificata la divulgazione di notizie circa l’attuale indisponibilità delle banche stesse a garantire il collocamento dell’inoptato».

 

Nonostante «lo sconcertante contesto della vicenda - si legge sempre nella nota - Malacalza Investimenti intende confermare ancora la propria attitudine di sostegno, nell’interesse della Banca, del territorio e dell’azionariato tutto».

Tuttavia, sempre secondo Malacalza, la disponibilità non può «tradursi in una impropria supplenza della funzione del consorzio di garanzia e non può prescindere dalle determinazioni dell’autorità di vigilanza in merito alle istanze che sono state a essa rivolte».

 

Da parte loro, fonti vicine al consorzio di garanzia spiegano che non sarà data alcuna garanzia all’aumento di capitale senza il via libera formale all’adesione da parte dei grandi soci: cioè la famiglia Malacalza, Gabriele Volpi e Aldo Spinelli. Motivo dei contrasti sarebbe stata proprio l’assenza di un impegno formale da parte dei tre grandi azionisti. Nelle scorse settimane tuttavia proprio Malacalza, Volpi e Spinelli avevano fatto intuire non solo di voler sottoscrivere l’aumento, ma anche di impegnarsi sull’inoptato. A maggior ragione, visto che tutto sembrava definito da settimane, desta dunque sorpresa il muro contro muro che si è venuto a creare tra Malacalza e le banche del consorzio.

BANCA CARIGE

 

Un conflitto che, se anche dovesse risolversi nelle prossime ore, potrebbe avere un effetto scoraggiante sui potenziali acquirenti delle nuove azioni Carige. Che, secondo quanto deciso mercoledì sera dal cda, dovrebbero essere emesse al valore di 1 centesimo con uno sconto sul Terp tra il 26 e il 27%.

 

Tra i possibili acquirenti è attualmente alla finestra Unipol che, avendo una esposizione derivante da un vecchio subordinato, ha aderito all’operazione di Carige che ha trasformato il titolo in un senior. Nei giorni scorsi l’ad di Unipol,Carlo Cimbri, ha manifestato il proprio interesse ai progetti che il management di Carige sta portando avanti per il rafforzamento patrimoniale della banca. Ma gli avvenimenti delle ultime ore non sono certo incoraggianti.

 

Nel frattempo, comunque, sta proseguendo l’attività della banca volta a dismettere asset come da piano industriale: Carige ha formalizzato la vendita della sede di Milano con un incasso da 107,5 milioni di euro. È stato firmato ieri il rogito per la cessione dell’immobile di Corso Vittorio Emanuele II a Milano al Fondo Immobliare Antirion Global Comparto Core gestito da Antirion Sgr: l’operazione comporta una plusvalenza lorda per la banca ligure di 85 milioni .

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

Alla prima dismissione di pregio del patrimonio immobiliare della banca potrebbe, a breve, seguirne una seconda, cioè quella relativa alla sede romana di Via Bissolati che risulta in carico nei bilanci a 19 milioni di euro: secondo fonti finanziarie, l’istituto, affiancato da Jones Lang LaSalle, ha selezionato tre offerte che si aggirano sui 20-21 milioni di euro. La migliore sembra essere quella presenta da Fabrica Sgr, società del gruppo Caltagirone. Le altre due proposte in corsa sono quella del fondo americano Blackstone e quella di InvestiRe Sgr.