
FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO…
Gianluca Paolucci per “La Stampa”
Anche Veneto Banca taglia del 23% il prezzo delle sue azioni, dopo che mercoledì era stata la volta della Popolare di Vicenza. Una mossa che più di un osservatore ha interpretato come il primo passo di quel risiko delle Popolari che potrebbe partire proprio dalle due venete. Per poi a ruota ridisegnare il panorama complessivo del sistema bancario italiano
A placare i timori di un assalto degli stranieri interviene intanto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Che in una intervista all’Avvenire definisce «fantasiosa» l’idea del «furto» del risparmio degli italiani da parte di predatori stranieri che avverrebbe con la trasformazione in spa delle banche popolari.
GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI
Tra Vicenza e Veneto Banca i lavori sono però già avviati. Lo scorso anno, la spinta di Bankitalia ad un matrimonio era stata respinta in maniera clamorosa dai soci della popolare di Montebelluna. Ma l’inchiesta della magistratura sui vertici del gruppo e le pressioni dei regolatori hanno fatto tornare d’attualità il dossier. Sul tavolo del presidente della Vicenza, Gianni Zonin sono arrivate prima di Pasqua le proposte dell’advisor Mediobanca.
Piazzetta Cuccia avrebbe individuato quattro candidati per una aggregazione. Oltre a Veneto Banca, anche Carige, Popolare di Sondrio e Credito Valtellinese. Ma se Carige potrebbe rivelarsi un boccone indigesto, PopSondrio e Creval non hanno particolari pressioni e potrebbero attendere anche un secondo tempo per arrivare ad una aggregazione.
Il grande gioco partirà però dopo le assemblee di bilancio, tradizionale appuntamento di incontro tra le popolari e i propri soci. A seguire, le banche cooperative cercheranno di stabilizzare il proprio azionariato in vista della trasformazione in società per azioni. Al lavoro su questo capitolo sono direttamente i presidenti degli istituti, con contatti tra grandi clienti, fondi d’investimento con prospettive di lungo periodo e quelle fondazioni bancarie che potrebbero essere interessate a diversificare. Da Verona, che potrebbe scendere in Unicredit per entrare nel Banco.
Fino alla torinese Compagnia di San Paolo, che deve disinvestire una parte della quota in Intesa Sanpaolo e decidere di restare esposta nel comparto bancario se dovesse presentarsi l’occasione. Solo dopo questo passaggio potrà partire il gioco a incastro delle aggregazioni.
Con pochi punti fermi: Ubi Banca, da più parti candidata a prendere Mps, sta dibattendo animatamente all’interno del consiglio tra i favorevoli e coloro che invece vedrebbero, per molte ragioni, con maggior favore una fusione con Banco Popolare. Carige, l’altra grande malata, potrebbe andare verso Bper o anche verso Bpm, che però farebbe gola al Banco. «Al momento tutti si stanno tenendo aperte più opzioni», spiega un banker.
Quello che sembra escluso è l’ingresso nella partita di un gruppo estero. Con una sola eccezione: Bnl-Bnp Paribas, malgrado le smentite, viene da più parti citato come partner ideale per la PopMilano
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