DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alberto Simoni per “La Stampa”
Gli accenni di ripresa economica del 2021 lasciano il campo a previsioni cupe per la seconda metà dell'anno e per il 2023. Fra inflazione, guerra in Ucraina, riduzioni delle forniture di gas e i lockdown cinesi per il Covid, il mondo frena bruscamente. Lo dice il capo economista del Fondo monetario internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas sottolineando che «l'economia mondiale si trova sull'orlo di una recessione». Le probabilità che accada sono alte, ben il 15% per i Paesi del G7, ovvero quattro volte il livello usuale.
I dati a sostegno di questo quadro sono quelli evidenziati nel World Economic Outlook del Fmi. Le stime di crescita globale sono tagliate a partire da Stati Uniti, Cina ed Europa. Un calo drastico, associato alla corsa dell'inflazione che fa dire agli economisti del Fmi dell'esistenza di un pericolo di disordini sociali. Prezzo del cibo e costi dell'energia rischiano di diventare insostenibili e «la stabilità dei prezzi è una priorità fondamentale», fa notare Gourinchas evidenziando che la stretta sulla politica monetaria è una strada obbligata: «Ritardare ulteriormente queste azioni - si legge nel report - esacerberebbe solo la situazione». Il Fondo è pessimista sulla corsa dei prezzi: l'inflazione raggiungerà il 6,6% nelle economie e il 9,5% nei mercati emergenti. Per scendere solo a fine 2024.
Nell'aggiornamento del report, l'Fmi prevede che la crescita mondiale passerà dal 6,1% del 2021 al 3,2% del 2022, un calo di 0,4% rispetto alle valutazioni di aprile. Nel 2023 il dato si attesta attorno al 2,9%, anche qui in ribasso di 0,7% rispetto alle stime primaverili. Ma se alcuni dei rischi al ribasso che pesano sull'outlook si concretizzassero il mondo potrebbe rallentare ancora di più scendendo al 2,6% nel 2002 e al 2% nel 2023. Un livello questo toccato solo 5 volte a partire dal 1970, l'ultima nel 2020 in piena pandemia. E in questo scenario peggiore Europa e Stati Uniti avrebbero una crescita rasente lo zero, con effetti a catena negativi sul resto del mondo.
In controtendenza l'Italia, che sospinta dall'attività industriale e soprattutto dal turismo, registra per quest' anno addirittura un miglioramento di 0,7% rispetto alle stime di aprile: la crescita sarà del 3%. Un segnale di ottimismo mitigato però subito dall'analisi per il prossimo anno, che vede il nostro Paese arrancare e registrare un Pil in ascesa di appena lo 0,7%, un punto in meno delle stime in vigore sino a ieri.
E sul quale pesa oltre al prezzo dell'energia - spiegano gli analisti del Fondo - «l'aumentata incertezza politica». Per questo Gourinchas auspica che vengano portate avanti «le riforme utili per l'Italia qualsiasi governo ci sia».
Nell'anno in corso l'Italia è l'unico fra i Paesi dell'Eurozona a non subire una contrazione: Francia, Spagna e Germania perdono posizioni. Ed è soprattutto il caso della (ex) locomotiva tedesca a pesare. La frenata per Berlino è sensibile, 1,2% e 0,8% la crescita stimata quest' anno e il prossimo, con un differenziale negativo rispetto al precedente outlook di quasi il due per cento (nel 2023). Pesano sui numeri e sulle proiezioni i dati americano e cinese. Per quanto riguarda Washington, la riduzione è dell'1,4% (crescita al 2,3% nel 2022), la Cina invece crescerà del 3,3%, ovvero l'1,1% in meno di quanto stimato in precedenza.
Per quanto riguarda gli Usa alcuni indicatori suggeriscono che la recessione tecnica sia già avviata. Oggi la Fed annuncerà un nuovo rialzo dei tassi di interesse e domani saranno diffusi i dati sul Pil. I segnali più negativi vengono da due elementi: dalla Borsa dove lo spread fra i tassi dei titoli del Tesoro a 10 e due anni è sceso a meno 27 punti base. E in secondo luogo dalla fiducia dei consumatori in calo a luglio sino a 95,7 punti contro gli oltre 98 di giugno.
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