
DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN…
1- IL PIANO SEGRETO DI CUCCHIANI
Nemmeno davanti alla Muraglia cinese Enrico Cucchiani il banchiere milanese di Intesa ha perso la freddezza che gli affibbiato il soprannome di "tedesco". Non a caso durante la sosta a Pechino il 62enne bocconiano ed ex capo di Allianz fino al dicembre scorso,ha rilasciato al Corriere della Sera dichiarazioni realistiche sui limiti di un assalto italiano all grande mercato d'Oriente.
Da quando ha preso in mano il timone della banca non ha lanciato proclami fantastici e con l'aiuto dei vecchi amici di McKnisey ha usato le forbici per snellire la governance, segare molti dirigenti e tagliare i costi.
Anche lui avra' sicuramente letto l'articolo di ieri del giornale diretto da Flebuccio De Bortoli dove si spiegava che per 10 delle maggiori banche italiane il problemma drammatico sono i crediti in sofferenza, un macigno che pesa sulla redditivita' e impone per alcune di loro (Montepaschi prima di altre) un altro aumento di capitale.
Cucchiani ha letto il report e forse si e' stupito che sia stato partorito negli uffici di Mediobanca l'istituto sul quale da mesi sta covando un progetto confidato a pochi intimi. Da quanto si e' potuto capire piu' che di un progetto si tratta di un sogno che gli agita il sonno e mette un certo prurito al pizzetto coltivato con amore fin da quando ha preso il master alla Stanford University.
In sostanza si tratterebbe di questo: Intesa, dove il grande vecchio Bazoli è quasi teleguidato dal suo amico della Cariplo Giuseppe Guzzetti, ha messo sotto osservazione Piazzetta Cuccia. Lo ha fatto dal momento in cui è venuta alla luce la debolezza del tandem Nagel-Pagliaro che soprattutto per quanto riguarda il primo ha dimostrato di gestire in maniera pasticciata e pericolosa la vicenda Ligresti.
In quell'occasione le mura di Piazzetta Cuccia sono state scosse in maniera evidente fino al punto da mettere a repentaglio la reputazione dell'antica merchant bank, e nulla fa pensare che il pallido Nagel sia al riparo da ricadute giudiziarie che lo metterebbero fuori gioco.
A questo punto ecco scattare la curiosità di Cucchiani che sarebbe pronto a intervenire nel momento in cui il patto di sindacato di Mediobanca che blocca il 42,1% delle azioni venisse messo in discussione. Quello sarebbe il momento ideale per scatenare un'offensiva ed entrare a piazzetta Cuccia qualora si intravedesse la disponibiiltà di qualche socio a corto di quattrini di mettere sul mercato la propria quota. Ma il progetto del manager-banchiere "tedesco" non finisce qui perchè nei suoi sogni Mediobanca sarebbe soltanto il cavallo di Troia per entrare nelle Generali dove Piazzetta Cuccia detiene il 13,5 del pacchetto azionario.
Lui sa benissimo quali sono le difficoltà dei delfini di Maranghi e di Cuccia che nonostante lauti stipendi hanno portato a casa nel 2012 un bilancio disastroso, e non gli sfugge che Piazzetta Cuccia resta in piedi soprattutto grazie ai risultati che arrivano da Trieste.
E' un disegno ambizioso che per tradursi in realtà deve passare attraverso un terremoto della finanza italiana, ma la sua indole di tedesco tenace e pragmatico lo tiene alla larga dalle avventure del suo predecessore Corradino Passera, e lo porta a pensare che anche l'altro tedesco di Unicredit Giuseppe Vita prima o poi dovrà rafforzare le gambe di Unicredit dove i problemi non mancano anche se ai piani alti di Piazza Cordusio si nega la necessità di un ulteriore aumento di capitale.
Quando si dice Unicredit si parla di una banca che con il suo 8,7% è il primo azionista di Piazzetta Cuccia e chissà se un domani i due "tedeschi" non si metteranno d'accordo per marciare insieme sulla roccaforte austro-ungarica di Trieste?
2- UN PASSO FALSO PER ORSI
Gli uscieri di Finmeccanica sono perplessi. Per dirla tutta non sono affatto convinti che la conferenza stampa organizzata ieri a Milano nello studio dell'avvocato Ennio Amodio, il penalista difensore del Cavaliere peccaminoso, sia stata un'idea felice. Nemmeno la soddisfazione che sprizzava stamane sul volto di Carlo Mara Fenu e dei centurioni che a piazza Monte Grappa si curano dell'immagine di Orsi, riesce a convincerli del contrario.
Che i guardiaspalle della comunicazione siano entusiasti per lo spazio che i giornali (fino a ieri perlopiu' silenti sulle intercettazioni) hanno dedicato alla difesa del Capo, e' comprensibile e serve ad attenuare la paura di un ribaltone, ma secondo gli uscieri la performance del penalista milanese e' apparsa sopra le righe e troppo violenta nei confronti dei magistrati di Napoli e Busto Arsizio che da almeno 6 mesi stanno indagando su Orsi e sui buiness del Gruppo in India.
In pratica il plotone dei giudici ,secondo Amodio, avrebbe preso per colpa del "delatore" Borgogni "un grosso abbaglio" commetendo perfino errori colossali sul tipo di elicotteri da vendere agli indiani.
Anche se Amodio non l'ha detto in questi termini, i vari Woodcock,Piscitelli e Fusco hanno preso fischi per fiaschi come dilettanti allo sbaraglio annebbiati da un fumus persecutionis che e' servito soltanto a sputtanare il povero Orsi davanti al mondo intero.
Per gli uscieri che hanno assistito alla caduta di Guarguaglini e di sua moglie, adesso c'e' il rischio di un boomerang perche' sanno benissimo chei magistrati sono una specie umana rivestita da un pelo sensibilissimo. Insieme ad altri organi questo pelo si eccita e si rizza se prima del dibattimento le loro accuse sono sconfessate in modo plateale.
All'indomani dello show della difesa, resta comunque la sensazione che al manager protetto da Maroni e da altri poteri indefiniti, non basti il vigore del suo avvocato milanese. Le fiamme che l'hanno lambito non sono affatto spente e rimbalzano all'estero come dimostra l'articolo pubblicato oggi sul quotidiano francese "Les Echos" dove si legge testualmente che â'il governo italiano non avrebbe intenzione di ripetere l'errore del paracadute di 4 milioni a Guarguaglini", una tesi che circola anche a Tesoro dove le casse sono vuote e la bile del pallido Vittorio Grilli e' colma.
A complicare la vicenda si aggiunge l'ultimatum (ripreso dal Sole24Ore) che i tedeschi di Siemens avrebbero posto per l'acquisto di Ansaldo Energia al prezzo di 1,3miliardi. Anche questa puo' apparire una forzatura, messa in giro ad arte, per stressare i tempi e mettere in disparte le cordate patriottiche che insieme alla Fondo della Cassa dell'irascibile Basssanini potrebbero presentare un'offerta.
Per salvare la pelle dai suoi errori e dall'ira funesta dei magistrati incazzati, Orsi deve assolutamente stringere i tempi e mettere sotto gli occhi del Governo qualcosa di meglio di una difesa tardiva e maldestra.
3- FIAT E TELECOM TEMONO CHE UN BEL GIORNO LA KIRCHNER SI SVEGLI CON LA VOGLIA DI NAZIONALIZZARE (L'INUTILE VIAGGIO DI MARTA DASSÃ)
Non e' stato un gran successo la visita in Argentina che Marta Dassu',sottosegretario agli Esteri, ha compiuto nei giorni scorsi.
La 57enne milanese, esperta di politica internazionale sperava di tornare da Bueno Aires con le idee piu' chiare sulla situazione di quel Paese e sullo stato d'animo delle imprese italiane che vi hanno messo radici, prima fra tutte la Fiat che ha un grande stabilimento a Cordoba.
In realta' la saggista dell' Aspen ha preso atto che nella nazione governata dalla presidentessa al botulino Kirchner i problemi sono molto complessi sia sotto il profilo economico che politico. Secondo le stime del Fondo Monetario l'inflazione e' al 20% e l'obbligo di convertire i dollari in pesos sta creando enormi problemi commerciali. A questo si aggiunge l'influenza sempre piu' massiccia del presidente venezuelano Chavez che sembrava sul punto di morire, ma invece sta influenzando molte nazioni sudamericane con la sua politica di nazionalizzazioni.
In questo scenario la missione della Dassu' e' diventata l'occasione di un chiarimento per le imprese italiane che durante un incontro presso la sede della Confindustria locale (Sofopa) hanno espresso le loro preoccupazioni chiedendo alla Dassu' di intervenire per ottenere regole commerciali a tutela dei loro interessi.
Il piu' vivace tra i nostri imprenditori e' stato Cristiano Rattazzi, il figlio di Susanna Agnelli e del conte Urbano Rattazzi che da molti anni e' presidente di Fiat Argentina e che in tempi recenti ha rilasciato interviste molto polemiche nei confronti della presidentessa ammaliata dal tribuno venezuelano. L'azienda torinese teme infatti che un bel giorno la Kirchner si svegli con la voglia di nazionalizzare, e la stessa preoccupazione l'hanno anche i manager di Telecom che hanno partecipato alla riunione su invito del mite ambasciatore Guido La Tella.
Di fronte al grido d'allarme la Dassu' si e' limitata per la durata dell'incontro a prendere appunti senza garantire alcunche' alla platea degli industriali nostrani, ma per non tornare a mani vuote ha fatto un passo simbolico presso il governo argentino consegnando 60 fascicoli di italo-argentini scomparsi durante il regime dei militari.
Poi e' desaparacida per riportare alla Farnesina il risultato di un viaggio quasi inutile.
4- SI AVVISANO I SIGNORI NAVIGANTI CHE IL LIBRO-INTERVISTA DI MEMORIE DI CESARONE GERONZI E' FINITO
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che il libro-intervista di memorie di Cesarone Geronzi e' finito. Dopo 60 ore di faticosi colloqui con Massimo Mucchetti, il giornalista-guru del Corriere della Sera scelto al posto del collega Aldo Cazzullo per compilare l'opera, il manoscritto ha subito numerosi interventi , ma in questi giorni sara' consegnato all'editore Feltrinelli.
Chi ha letto le bozze delle diverse edizioni sostiene che il banchiere ,oltre a ripercorrere 50 anni di vita nella finanza,ha dedicato pagine pungenti alle vicende delle Generali e al tandem Nagel-Della Valle svelando particolari succulenti sulle loro operazioni e sul blitz che lo hanno costretto ad uscire da Mediobanca e dalla Compagnia di Trieste".
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