CAYMAN CHE ABBAIA, MORDE - PIOVONO QUERELE PER IL DAVIDE SERRA ALLE CAYMAN - L’ULTIMA LA BECCA PROPRIO IL FINANZIERE PRO-RENZI, CONTROQUERELATO DAL “CORRIERE” - MA È LO STESSO GIORNALE I CUI SOCI, MEDIOBANCA E INTESA, AVEVANO ALCUNI UFFICI NEL PARADISO OFF-SHORE? - L’ADDETTA STAMPA DI ALGEBRIS DI SERRA LAVORA ANCHE PER ROTELLI, PRIMO AZIONISTA DEL “CORRIERE”…

Marcello Zacché per "Il Giornale"

Il caso Renzi-Serra (la cena con i finanzieri che il candidato alle primarie democratiche si è fatto organizzare a Milano dal finanziere Davide Serra) si arricchisce di una nuova puntata. O, meglio, di una nuova querela. Ma serve una piccola avvertenza: il contenuto di quanto segue è saputo e strarisaputo da quella stretta cerchia di addetti ai lavori compresa tra economia, finanza e giornali, nel piccolo e asfittico spazio della city milanese. Essi possono dunque saltarlo fin da subito. Ma forse può interessare altri, magari curiosi di scoprire due o tre cose non spiegate e qualche legame non sempre dichiarato tra i protagonisti delle cronache finanziarie.

Capita che ieri il Corriere delle Sera, nella pagina delle lettere, abbia dichiarato di aver «deciso di controquerelare per diffamazione» Serra e il suo gruppo. E questo per rispondere all'attacco che lo stesso Serra ha sferrato al quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli annunciando, due giorni fa, di «aver dato mandato ai propri legali di procedere penalmente e civilmente nei confronti» del Corriere stesso. Di cosa stiamo parlando?

Oggetto dell'ira di Serra un trafiletto che ricordava ai lettori un fatto noto fin dal 2007 e cioè che alcune delle attività che fanno riferimento ad Algebris (il gruppo di Serra) hanno sede alle Isole Cayman. Inaudito perché Cayman è diventato sinonimo di «male assoluto»: evoca evasione e proprietà occulte. Mentre quando vent'anni fa alle Cayman ci apriva un ufficio addirittura Mediobanca (grande socio del Corriere), nessuno aveva nulla da dire, anzi. Idem per Intesa (altro socio del patto di Rcs) che ha liquidato la filiale caraibica nel 2010.

Ma la cosa più singolare è che mai una cena tra seriosi signori ha innescato una così lunga catena di querele: è partito Serra, denunciando Bersani che gli aveva rimproverato il peccato caimano; poco dopo è toccato all'ad dell'Unità, Fabrizio Meli, minacciare il Giornale e Libero, che avevano ricordato come i paradisi fiscali fossero ben conosciuti anche dai soci del quotidiano fondato da Antonio Gramsci; poi è arrivato Serra a querelare il Corriere. Poi il Corriere contro Serra.

In quest'ultimo caso un incrocio di denunce fatte in casa, visto che l'animatrice mediatica delle serate di Serra, nonché addetta stampa alla comunicazione di Algebris, Giuliana Paoletti, svolge lo stesso ruolo per il primo azionista del Corriere della Sera, Giuseppe Rotelli, fuori dal patto di sindacato che controlla Rcs, ma appena chiamato dai grandi soci a dirigere il nuovo «comitato strategico» per tenerselo buono in vista dei futuri movimenti nel capitale. Crediamo ci siano gli elementi per una transazione amichevole. E che di queste querelone annunciate non sentiremo parlare forse più.

La realtà è che più spazio e voce di così, alla cena di giovedì e soprattutto a Serra, era difficile ottenere. Era dal 2008 che si erano perse le traccia del bravo gestore del gruppo Algebris: le performance dei suoi hedge funds sono sempre molto buone. Ma da qui a parlare di enfant prodige e golden boy ce ne corre.

Anche perché la sua prima uscita, quando nel 2007 spuntò con lo 0,5% delle Generali contestando la gestione del gruppo presieduto da Antoine Bernheim, finì con una ritirata secca: l'assemblea del 2008 bocciò il suo candidato al collegio sindacale perché i fondi italiani e Bankitalia votarono un'altra lista. Serra contestò l'esito, minacciando azioni legali, ma niente di fatto. E dopo poco se ne uscì dal capitale del Leone. Ora prova a tornare in gioco. Forse Renzi non lo sapeva.

 

DAVIDE SERRA GIUSEPPE ROTELLI FERRUCCIO DE BORTOLI MATTEO RENZI mediobanca