1. PRIMA DI CACCIARE I TANTI QUATTRINI PER LA PRESA DEL “CORRIERE”, LO SCARPARO HA POSTO DUE CONDIZIONI AD ABRAMO BAZOLI (AMOUR FOU TRA I DUE!): METTERE ALLA PORTA L’AMMINISTRATORE DELEGATO SCOTT-EX JOVANE E IL DIRETTORE FLEBUCCIO DE BORTOLI 2. EMARGINATO KAKY ELKANN, BAZOLI SI FA GARANTE ANCHE DI MEDIOBANCA DOVE NAGEL HA ANNUNCIATO DI VOLERSI LIBERARE DALLA ZAVORRA DELLE PARTECIPAZIONI PASSIVE 3. I DIRETTORI CENTRALI DI BANCA INTESA VANNO A LAMENTARSI DA BAZOLI DELLA MALA-GESTIONE DELL’AD CUCCHIANI CON LA CAPO STAFF ILARIA ROMAGNOLI, LA NUOVA ZARINA 4. ALLA SACE E FINCANTIERI ARRIVANO DUE EX-AMBASCIATORI: PETRONE E CASTELLANETA

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1. PRIMA DI CACCIARE I QUATTRINI, LE DUE CONDIZIONI POSTE DALLO SCARPARO A BAZOLI
La tentazione è forte ma il frutto non è maturo e l'albero è troppo scorticato.

È questa la fotografia del Gruppo Rcs che lo scarparo marchigiano Dieguito Della Valle ha stampato nella sua testa di imprenditore abituato al successo.

La crisi in cui versa il Gruppo editoriale editore del Corriere della Sera non sembra affatto risolta con l'aumento di capitale per 400 milioni disertato da soci eccellenti come Benetton, Merloni e per ultimo Giuseppe Rotelli, il patron delle cliniche che sta rovesciando sul mercato tonnellate di diritti a prezzi stracciati. Di fronte a questo scenario il patron di Tod's non è certo così sciocco da entrare da solo dentro le macerie per salvare una società dove ancora oggi manca un piano industriale che consenta di capire se la strada della salvezza è praticabile.

L'uomo ha tanto difetti e veste come un paggetto XXL dell'800, ma quando si tratta di fare i conti ha la lucidità del grande imprenditore che sudando per la fatica è riuscito a mettere in piedi l' impero che da Casette d'Ete arriva fino sui marciapiedi di Manhattan. Qui ci sono i famosi Magazzini Saks di cui Dieguito ha comprato una quota che secondo alcuni potrebbe vendere per 300 milioni di dollari con una plusvalenza raddoppiata rispetto al biglietto d'ingresso pagato per entrare nel tempio dei consumi newyorkese).

È un'ipotesi che non sta in piedi perché la sua furbizia contadina sa distinguere le mele sane dai frutti tossici, gli utili dalle perdite. A frenarlo è l'estrema incertezza che ancora domina dentro la corazzata del Gruppo dove Dieguito si è rifiutato di sottoscrivere l'ultimo aumento di capitale. A queste perplessità si aggiunge l'incertezza del quadro politico ed economico che in autunno potrebbe precipitare con effetti a cascata che inevitabilmente comporterebbero al mondo dell'informazione il compito di navigare in un mare tempestoso.

C'è però qualcuno che alle sue spalle preme con tutte le sue forze affinché metta da parte le sue riserve e salga sul timone della società. Il profilo di questo personaggio è sorprendente perché si tratta di quel arzillo vecchietto Abramo-Bazoli, presidente di Banca Intesa, da cui lo separano 30 anni di anagrafe.

Si è sempre detto che l'amore è senza età, ma l'empatia scattata tra il banchiere bresciano e il suo avversario è un fenomeno che farebbe impazzire la comunità degli psicoanalisti. Qui è inutile ricordare le polemiche di Mr Tod's contro il mondo ingessato e pieno di riti dei vecchietti Bazoli e Geronzi ai quali con toni il più delle volte volgari e sgarbati Dieguito ha chiesto di andare ai giardinetti. È roba che pur rimanendo viva nella memoria sembra ormai repertorio d'archivio.

A Milano dicono con insistenza che tra il patriarca di Intesa e Della Valle è scoppiato un amore pazzo.Il banchiere preme per mettere sulle spalle il fardello di Rcs facendosi garante anche nei confronti di Mediobanca dove il pallido Alberto Nagel ha annunciato pochi giorni fa di volersi liberare dalla zavorra delle partecipazioni passive.

Prima di cacciare i soldi e di incaricare una società di consulenza per capire come salvare il Gruppo editoriale, pare che Dieguito abbia messo alcune condizioni. La prima è di non essere solo nella nuova avventura che ha dimensioni economiche e politiche straordinarie. Un'altra condizione posta nei colloqui intercorsi con l'81enne presidente di Intesa, è un accordo da raggiungere su un Piano industriale serio e non velleitario come quello di Pietro Scott Jovane, l'attuale amministratore che qualche giornale da in uscita verso la Chrysler di Marpionne (e dio solo sa con quanto entusiasmo il manager dal pullover sgualcito potrebbe accoglierlo tra le sue fila).

Le due condizioni poste dallo scarparo prima di cacciare i quattrini si accompagnano alla richiesta di studiare un vero piano editoriale che metta alla porta Flebuccio De Bortoli e ridimensioni drasticamente il ruolo di Yaki Elkann,il ragazzo della Fiat che pochi giorni fa è stato invitato a "mangiare altre pagnotte" prima di affrontare certi problemi.

Se l'arzillo vecchietto di Intesa accetterà queste condizioni l'effetto sarà disastroso per il giovane presidente della Fiat che vagheggia da tempo di salvare i conti del quotidiano "La Stampa" passando da Milano con un progetto di sinergie preludio a una futura integrazione tra le due testate.

Per Dieguito la tentazione rimane forte come forte è il desiderio di diventare il primo editore italiano con cui la politica e la finanza dovranno fare i conti.

Il frutto pero' non è ancora maturo e l'albero è troppo scorticato. Così ha detto anche all'arzillo vecchietto che gli soffia sul collo e nelle tasche. Un eventuale accordo si farà soltanto alla fine dell'estate.

2. I DIRETTORI CENTRALI DI INTESA SI LAMENTANO CON BAZOLI DELLA GESTIONE CUCCHIANI (ILARIA ROMAGNOLI, LA NUOVA ZARINA)
Mentre Abramo-Bazoli raccoglie tutte le energie per piegare Della Valle ai suoi disegni, continua a crescere dentro Banca Intesa il malessere nei confronti di Enrico Cucchiani, il manager della Bocconi che nel dicembre 2011 ha raccolto l'eredità di Corradino Passera.

Oggi ha pensato bene di bilanciare l'intervista al roseo Ghizzoni di Unicredit, pubblicata non più tardi di ieri sul "Sole 24 Ore", con un'esternazione sul quotidiano "MF", lo stesso che a maggio lo ha premiato generosamente come banchiere dell'anno.

Le parole pronunciate nella conversazione sul giornale del Gruppo Class non meritano particolare attenzione perché si tratta di concetti troppo generici che evitano astutamente di entrare nella gestione della banca.

Ogni giorno che passa sembra dare ragione a chi sin dall'inizio ha considerato la scelta di Cucchiani un passo non troppo felice nei confronti di un uomo che ha sempre avuto come vocazione prevalente quella dell'assicuratore. Questa convinzione è forte anche dentro la struttura della banca dove pare che due direttori centrali siano andati a lamentarsi dal presidente Abramo-Bazoli per una gestione monocratica che alla fine porterebbe soltanto a risultati deludenti.

D'altra parte Cucchiani non fa nulla per cancellare questa impronta personale e autoritaria. Dopo aver rovesciato come un calzino l'organigramma per piazzare uomini di sua fiducia si chiude nella sua torre e invita tutti a parlare con il capo del suo staff, Ilaria Romagnoli. Questa donna ha lavorato per 15 anni nella ex-Banca Rothschild Italia guidata da Daffina, e nel settembre 2012 è apparsa al fianco di Cucchiani con il compito di curare le strategie. Da quel momento ha tirato fuori le unghie smaltate e con lo stile del suo capo si è creata uno spazio di potere per cui oggi tutti la chiamano "la czarina di IntesaSanPaolo".

3. ALLA SACE E FINCANTIERI ARRIVANO DUE EX-AMBASCIATORI: PETRONE E CASTELLANETA
Nella sfornata di nomine che sono avvenute ieri alla Sace e Fincantieri spiccano due ex-ambasciatori.

Il primo è Giovanni Castellaneta che insieme all'amministratore delegato Andrea Castellano è stato riconfermato alla presidenza dalla Cassa Depositi e Prestiti che controlla la società di assicurazione per l'export.

Questa notizia dovrebbe far cadere definitivamente le aspirazioni di Castellaneta e della sua bella moglie Lia per il vertice di Finmeccanica, il capitolo più doloroso che il governo dovrà affrontare entro il 4 luglio. C'è anche un altro ex-ambasciatore che ieri ha trovato soddisfazione. Si tratta di Vincenzo Petrone, il diplomatico 66enne che nel 2008 e' stato destinato alla sede di Tokyo e che salirà sulla poltrona di presidente di Fincantieri.

Nella sua infinita miseria Dagospia aveva annusato che l'incarico sarebbe finito nelle mani di un diplomatico, ma le voci che davano per certa la nomina di Riccardo Sessa si sono rivelate fasulle.

Petrone vanta un curriculum dove spiccano le sue esperienze nel campo economico-commerciale che ha esercitato come primo segretario nelle ambasciate italiane a New Dehli e a Bonn. È uomo di vaste relazioni e amico di Luchino di Montezemolo che nel 2004 gli ha affidato in Confindustria il compito di curare l'area Affari Internazionali nella quale si è attivato guidando numerose missioni all'estero di aziende italiane.

Nel consiglio di amministrazione di Fincantieri dove Giuseppe Bono è stato riconfermato amministratore delegato, siederà anche Andrea Mangoni, l'ex-manager di Telecom che a febbraio di quest'anno era stato nominato direttore generale per il Sud America, il mercato nel quale l'azienda di Bernabè ha raccolto i migliori risultati grazie al mitico Luca Luciani.

4. IL NUOVO MARCHIO DELLA "SALINI IMPREGILO"
Avviso ai Naviganti:" si avvisano i Signori naviganti che oggi e' una giornata piena per Pietro Salini, l'imprenditore romano che dopo l'Opa lanciata tre mesi fa contro il Gruppo Gavio ha preso il controllo di Impregilo, l'altro colosso delle costruzioni.Stamane a Piazza Affari e' stato presentato alla comunita' finanziaria il progetto "Campione Nazionale" che prevede entro settembre la fusione delle due societa' .

Alla fine dell'operazione la nuova societa' prendera' il nome Salini Impregilo con 32mila dipendenti e con l'obiettivo di 26 miliardi di fatturato. Dopo l'incontro congli analisti Salini e il presidente Claudio Costamagna si sono spostati all'hotel Four Seasons per presentare ai giornalisti il nuovo marchio della società.

 

DIEGO DELLA VALLE jpegGiuseppe Rotelli GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSA Bazoli Geronzi Alberto Nagel e Roberta Pietro Scott Jovane YAKI ELKANNI SULLO YACHT FERRUCCIO DE BORTOLI ENRICO CUCCHIANI A CERNOBBIO jpegGiovanni Castellaneta GIUSEPPE BONOvincenzo petrone PIETRO SALININUOVO LOGO SALINI IMPREGILO